L’esercito egiziano ha riconquistato lunedì scorso il villaggio rurale di Delga, nel governatorato di Minya, dove si sono verificate alcune delle violenze più gravi da parte dei Fratelli Musulmani a danno dei cristiani. Dopo la deposizione di Mohamed Morsi, la città era stata conquistata dagli islamisti, che hanno anche obbligato i cristiani a pagare la gizya, il tributo che secondo il Corano i dhimmi, cioè i sudditi non musulmani di uno Stato islamico come i cristiani, devono pagare «con umiliazione» in cambio della protezione e del mantenimento della propria fede.
«NON PROTEGGIAMO I CRISTIANI». Le forze di sicurezza egiziane, come riporta il New York Times, hanno sottolineato di non essere intervenute per «proteggere i residenti cristiani» ma per catturare un singolo ricercato islamista e che potrebbero entro breve lasciare nuovamente il villaggio. Il fuggitivo è Assem Abdel Maged, leader storico del gruppo estremista islamico Gamaa al-Islamiya.
«TEMIAMO VENDETTE». La notizia ha diffuso una certa preoccupazione tra residenti cristiani di Delga, che temono di subire ritorsioni dopo la dipartita dell’esercito. «Potrebbero esserci vendette sui copti – spiega Magid Nessim – soprattutto da parte degli islamisti o di altre persone che ora sono arrabbiate per la presenza delle forze armate».
51 ARRESTI. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Mena, 51 persone accusate di resistenza a pubblico ufficiale, partecipazione in bande armate, incendi e distruzione di proprietà pubbliche e private sono state arrestate a Delga. Resteranno in prigione per 15 giorni, fino alla fine delle indagini da parte dei magistrati.