Catherine Ramzy Mikhail, cristiana copta di 50 anni, stava passeggiando nel quartiere di Gizeh, al Cairo, il 10 gennaio. Era una sera come tante, quando all’improvviso un uomo vestito con il tradizionale abito salafita l’ha aggredita alle spalle, le ha tenuta ferma la testa con una mano e con l’altra, brandendo un lungo coltello, le ha tagliato la gola gridando: «Allahu Akbar! Ti massacro perché non porti il velo». Tutto è stato ripreso da una telecamera posta dall’altra parte della strada.
«È UN MIRACOLO SE SONO VIVA»
È solo grazie all’aiuto degli avventori del bar davanti al quale stava passando la donna se Catherine non è morta. Portata in ospedale, è stata subito curata da un chirurgo, che è riuscito a salvarla applicandole 68 punti di sutura. «È un miracolo se sono viva», spiega la donna ai media locali a due settimane di distanza dal tentato omicidio. «Il chirurgo mi ha detto che la lama ha reciso i miei muscoli ma si è fermata a qualche millimetro dalla carotide», riporta le sue parole Open Doors.
Catherine ricorda così quella sera:
«Ero uscita per fare delle commissioni nel mio quartiere, a Gize. All’improvviso, un uomo mi ha presa da dietro. Mi ha messo la mano sinistra sugli occhi, mi ha alzato la testa e mi ha sgozzata da sinistra a destra gridando: “Allahu Akbar!”. Ho provato un dolore intenso al collo. Sono riuscita a liberarmi e ho tamponato la ferita con la sciarpa. Quando mi sono girata, l’uomo era lì, fermo, che mi guardava con un’aria minacciosa».
«NON È MALATO, È UN ESTREMISTA»
La donna oggi è traumatizzata, ha paura di mettere di nuovo piede in strada e anche le sue figlie sono così scioccate che non vogliono più uscire di casa. «Non posso dimenticare quello che è successo. Non mi sento più sicura», continua. «Mi sento così male. Pregate per me, se potete».
L’aggressore, portato in custodia per 15 giorni in attesa delle indagini, era già stato arrestato nel 2017, quando aveva provato a uccidere allo stesso modo un’altra cristiana, Mary Gamil. Anche quella volta, la donna era sopravvissuta per miracolo ma l’estremista, dopo l’arresto, era stato subito liberato perché dichiarato malato di mente. Catherine, però, non pensa affatto che sia malato e chiede che sia fatta giustizia: «Si è trattato di un attentato terroristico», dichiara. «Non è un malato, è un estremista che agisce in base alle sue convinzioni. Se potrà di nuovo camminare per strada, ripeterà il suo crimine e altre donne saranno vittime».