E’ scandaloso, ma sui treni non c’è un neurochirurgo di turno
Leggo, sul sito del Corriere, dello sfortunato caso di un uomo di 56 anni che, a Torino, dopo aver corso per salire al volo su un treno ad alta velocità diretto a Milano è stato colto da infarto poco dopo la partenza, “ma sul treno non c’è un defibrillatore” dice il titolo, e quindi è morto; sottointeso: che scandalo!
Mi dispiace sinceramente per quell’uomo e per la sua famiglia ma sul treno, se vogliamo mettere i puntini sulle i, non c’è nemmeno una fiala di insulina o una di adrenalina; sul treno non c’è una macchina cuore-polmone o un respiratore artificiale. Per dirla tutta non c’è nemmeno il neurochirurgo di turno e, vergogna delle vergogne, sul treno non si può fare una semplicissima TAC.
E’ l’illusione, tutta occidentale, di credere che se qualcosa va storto è solo a causa di uno sbaglio di distrazione. Basterebbe un po’ più di organizzazione, un po’ più di attenzione, un po’ più di analisi e il mondo sarebbe perfetto, come un software senza bachi, ammesso che ne esista uno.
E’ l’illusione, tutta italiana, di credere che se qualcosa va storto è solo per colpa di qualcuno. Ti pare possibile che le Ferrovie dello Stato non possano pensare a una cosa così ovvia e banale come mettere un defibrillatore su ogni treno? Se fossi un magistrato aprirei un’indagine.
Dovremmo ringraziare Dio per il dono dell’imprevisto che ci ricorda che non ci facciamo da soli e che il destino è un mistero? Forse è così. Io, per intanto, ho messo in frigo il siero antivipera. Non si sa mai cosa si può trovare in cantina.
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