È iniziata la fase 2: lo sputazzo al sistema lombardo
Aveva ragione qualche giorno fa Giuliano Ferrara a scrivere che «qualcosa non torna nel trattamento allarmistico-moralistico e mediatico-giudiziario del trattamento della pandemia». Se per anni hai dipinto il paese come un covo di malviventi, persino in combutta con la mafia (la famosa trattativa, i pizzini, i quasi trent’anni di processi a Calogero Mannino), poi hai poco da lamentarti se all’estero non vogliono darti quattrini “perché finiscono nelle mani della mafia”. Se per anni hai predicato la necessità di mandare al governo gli “incompetenti” poi hai poco da frignare se al governo ci sono dei paragrulli.
Aveva ragione qualche giorno fa Mattia Feltri a scrivere che è iniziata la fase due. Che però non è quella della ripresa, della ripartenza, della ri-attivazione del lavoro, ma è quella del “troviamo il colpevole”.
«Funziona così in Italia: la fase uno è quella del non è colpa mia, stavolta eccezionalmente nobilitata da una fratellanza nazionale, Mameli e Battisti cantati alle finestre, applausi agli eroi e altre generosità da esposizione; la fase due è quella del beh però sarà pur colpa di qualcuno».
E questo qualcuno è stato individuato nella Regione Lombardia, sia nelle sue figure istituzionali sia come “sistema” o “modello” che dir si voglia.
È da giorni che Repubblica batte sul chiodo del Pio Albergo Trivulzio. Adesso che c’è di mezzo anche il pm di allora, Gherardo Colombo, sai che leccornia e che titoli scontati. Il Fatto quotidiano è da giorni impegnato a scrivere che l’ospedale in Fiera è un flop, è inutile, una cattedrale nel deserto; ieri Marco Travaglio ha chiesto che Lombardia e Piemonte fossero commissariati. Pierfrancesco Majorino, che oggi è europarlamentare e che ieri era assessore a Milano, ha rincarato la dose. Roberto Saviano, su Le Monde, ha messo tutti nel mazzo: da Fontana a Gallera fino a tornare indietro negli anni a Berlusconi e Bossi che hanno sostenuto Formigoni.
La fase due, per loro, è la riproposizione del vecchio schema della fase uno: sono tutti colpevoli fino a prova contraria. Nei momenti di incertezza ognuno si rassicura come può: come dice Ferrara, loro trovano conforto nel «ritornare ai vecchi vizi dell’urlo giustizialista, della vendetta popolare primordiale contro classi dirigenti o élite responsabili di tutto, dalla mancanza di mascherine alla strage nei luoghi dove era più probabile la diffusione in forme letali del virus».
Il sistema lombardo è un “modello” non perché è perfetto, ma perché ha trovato il modo di far collaborare il pubblico col privato. Che la Lombardia abbia commesso degli errori nella gestione del virus è pacifico. Gallera e Fontana, così come Gori e Sala (e vogliamo parlare di Conte?), potessero tornare indietro, farebbero scelte diverse: sai che scoperta. Ma che il modo di “correggere” questi errori sia la riproposizione dello schema manipulitista e del rancore verso la Regione che, fino a ieri, ha tenuto in piedi questo paese, e lo ha fatto – diciamolo onestamente – perché non è stata governata da “loro” e alla maniera che piace a “loro”, questo è un altro paio di maniche.
Ma che volete che gliene importi? Per Repubblica, la sinistra, il Fatto è già iniziata la fase due, quella dello “sputazzo”. Il caso dell’ospedale in Fiera è emblematico: poiché è stato fatto in tempi record ora c’è la gara a demolirlo in tempi record. Ma al giornale di Travaglio dovrebbero anche ricordare che la struttura è nata a supporto della rete ospedaliera regionale e ha lo scopo di alleggerire la pressione sulle terapie intensive degli ospedali. È nata in tempo di emergenza in previsione che anche a Milano scoppiasse l’epidemia. Questo per ora non è ancora successo, per fortuna: secondo Travaglio dovremmo augurarcelo? Secondo: quando finirà il lockdown o comunque in previsione di un riacutizzarsi dell’emergenza in ottobre, la struttura della Fiera tornerà utile per evitare la congestione delle terapie intensive.
Ma questi sono ragionamenti di buon senso troppo complessi per gli sputazzatori: se fai l’ospedale sbagli perché l’hai fatto. Se non lo fai, sbagli perché non l’hai fatto. Comunque, hanno sempre ragione loro. E allora, perché non far ripartire il circo mediatico giudiziario?
Foto Ansa
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