Contenuto riservato agli abbonati
Il passaggio dei poteri a un governo civile e l’avvento di un passabile sistema democratico in Sudan sono rimandati alle calende greche, la parola è alle armi ed è probabile che stavolta il paese scivoli in una guerra civile che non opporrà, come in passato, il sud cristiano e animista al nord musulmano e arabizzato, bensì fra di loro le stesse componenti nordiste affini per lingua e religione, ma in conflitto per interessi regionali, tribali, di fazione e personalistici contrapposti.
Prendere il controllo della capitale Khartum non sarà sufficiente né alle forze dell’esercito nazionale (Saf, Forze armate del Sudan) che rispondono al capo di Stato provvisorio, il generale Abdel Fattah Abdelrahman al-Burhan, né ai paramilitari delle Forza di sostegno rapido (Rsf) che rispondono a quello che fino a ieri era il vice di al-Bhuran, cioè Mohamed Hamdan Dagalo detto Hemetti.
Le forze in campo
Chiunque perda il braccio di ferro nella capitale, potrà riorganizzarsi e portare avan...
Contenuto a pagamento
Per continuare a leggere accedi o abbonati
Abbonamento full
€60 / anno
oppure
Abbonamento digitale
€40 / anno