Dopo Fedez, la sinistra italiana riparte dal Cile e da Boric

Di Leone Grotti
21 Dicembre 2021
Il neopresidente di sinistra stravince in Cile e i democratici, da Letta a Speranza, da Gassman a chef Rubio, non si tengono più
Gabriel Boric, neopresidente del Cile, festeggia la vittoria

Gabriel Boric, neopresidente del Cile, festeggia la vittoria

Gabriel Boric come Zapatero, di più, come Obama, di più, come Barbero (ah no, lui è stato purgato), di più, come Fedez. L’ex leader studentesco di 35 anni, capofila delle proteste femministe, ambientaliste e indigeniste ha stravinto in Cile contro José Antonio Kast, portando il paese decisamente su posizioni oltranziste, e la sinistra di casa nostra non si tiene più.

Da Letta a Speranza, da Gassman a Rubio

Poco importa che Augusto Pinochet non sia più al potere dal 1990, lo spettro del generale è sempre vivo per i democratici e ogni elezione è una vittoria contro il nazifascismo. Enrico Letta si affretta allora a twittare la «bellissima notizia»: «La destra è battuta». Alessandro Gassman, noto politologo, spiega giustamente che «nasce una speranza» in Cile.

Per l’ex ministro renziano Bellanova è «un segnale importantissimo», per Speranza è solo «un bel segnale», per il rinomato docente di relazioni internazionali, chef Rubio, è festa grande. «VIVA CHILE» si lascia andare all’emozione Nicola Zingaretti senza disinserire il caps lock, seguito da Telese, Mauro, Camusso e chi più ne ha più ne metta. Esultano anche i partigiani dell’Anpi, che prima di fare gli «auguri antifascisti di buon lavoro al Presidente» festeggiano perché finalmente «si apre in #Cile la bellissima stagione della democrazia e dei diritti». L’unico che non si è ancora complimentato è il ministro degli Esteri Luigi di Maio, ma solo perché non ha ancora capito come sia possibile che un candidato in Cile abbia potuto sconfiggere la memoria del “venezuelano” Pinochet.

I modelli di Boric: Lula, Kirchner e Maduro

Dopo essere ripartita da Fedez, la sinistra ripartirà dunque da Boric. E poco importa se il giovane presidente di sinistra, alleato dei comunisti, pur dicendosi moderato è un fervido sostenitore di un tipino innocuo come il dittatore Nicolas Maduro, che ha causato la più grande crisi migratoria della storia dell’America Latina. Poco importa se appoggia i Kirchner in Argentina, che hanno provocato l’ennesimo disastro economico. Poco importa se il suo mentore è il brasiliano Lula, che qualche problemino di corruzione lo ha avuto.

Letta e i suoi sono come i tori: quando vedono rosso si scatenano. E sono fermamente convinti che un battito d’ali in Cile possa scatenare un uragano in Italia. Se Boric trionfa a Santiago, perché non Letta a Roma? E allora uniamoci anche noi al coro di giubilo mondiale, nella speranza che Boric faccia un po’ meglio dei suoi modelli.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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