Arosio, un paesino di cinquemila anime nella Brianza del mobile e dell’artigianato. Anche qui la crisi ha bussato alle porte delle famiglie. Per cercare di combattere la disoccupazione crescente, soprattutto fra i giovani, ci ha pensato il parroco don Angelo Perego che, insieme alla Caritas, al Comune e a tutti i cittadini ha costituito un fondo di aiuto. «Fra i nostri giovani, ben 38 sono senza lavoro. Non era mai successo qui», spiega a tempi.it il parroco settantenne che, da 25 anni, esercita il suo ministero nella chiesa dei santi Nazaro e Celso.
I DIVERSI PERCORSI. Pierangelo Torricelli, responsabile della Caritas cittadina, ci racconta che «prima di tutto abbiamo analizzato la natura del problema. Parlando con 150 commercianti e piccole e medie imprese del territorio è emerso che il problema maggiore da affrontare era quello del costo del lavoro, troppo alto a causa delle tasse e dei contributi». Così don Angelo e la Caritas hanno pensato di aprire il fondo, in parte finanziato dalla parrocchia e dall’associazione, in parte dalla generosità dei compaesani. Con quei soldi è stata creata una dote che sarà versata alle aziende che assumeranno ragazzi dai 18 ai 29 anni: «Abbiamo raccolto 36 mila euro, promettendone alle aziende 4 mila per assunzione. Finora abbiamo ottenuto un solo contratto vero e proprio». Nonostante l’aiuto messo in campo, infatti, molte aziende non riescono ad assumere per via di problemi più profondi: «Le banche non pagano, i consumi sono bloccati, la politica non favorisce le aziende. Perciò stiamo provando a cambiare ancora le carte in tavola per cercare un’altra strada». Innanzitutto si è pensato di collaborare anche con altri Comuni e imprese. «E poi stiamo imboccando il percorso dello stage e della formazione. Anche permettere a questi giovani di non rimanere “fermi” è un aiuto».
ORTO E CUCITO. Non è la prima volta che don Angelo e dei suoi compaesani si mobilitano per venire incontro alle esigenze di chi vive nel circondario. «Ad esempio, da due anni, dieci famiglie mangiano grazie all’“Orto solidale”: sapevamo che il Comune aveva a disposizione degli orti. Abbiamo richiesto l’accesso al terreno, di dieci lotti in tutto, e l’abbiamo suddiviso. Gli uomini possono così lavorare per dare da mangiare alle proprie famiglie». Proprio come un tempo. Siete tornati indietro? «La terra non conosce crisi, la realtà dei fatti ci ha portato qui». Eppure pochi ci pensano più. «A dire il vero anche per le donne abbiamo avviato un percorso». Si tratta di un altro lavoro che, in parte, permette loro di sostentarsi: «Sono mesi che un gruppo di donne sta insegnando ad altre l’arte del taglio e cucito, aiutandole a risparmiare sull’acquisto o sulla riparazione di vestiti, biancheria, tovaglie e lenzuola. L’idea è quella di fondare una cooperativa».
Ma adesso basta chiacchierare, don Angelo ha fretta: «Devo proprio andare. Ci sono i miei malati che mi aspettano».