
Il Summit delle Americhe voluto da Biden è già fallito prima di iniziare

L’arrivo di Joe Biden alla Casa Bianca sembrava destinato ad avere un’influenza importante nei confronti dell’America Latina. La priorità del presidente democratico era riattivare l’appoggio degli Stati Uniti al multilateralismo sui principali temi globali, dalle politiche per contrastare il cambiamento climatico a nuovi approcci verso i migranti, un problema sempre più spinoso per Biden, visti i record di ingressi illegali da quando si è insediato. Per farlo aveva puntato tutto sul IX Summit delle Americhe, in programma in questi giorni a Los Angeles, un incontro che avviene ogni tre anni al quale partecipano i 35 capi di stato del continente, dal Canada alla Patagonia, Caraibi compresi.
Le idee di Biden e la debolezza degli Usa
Nei desiderata di Biden, come ha scritto il Wall Street Journal, il Summit californiano doveva «riflettere da un lato la forza degli Stati Uniti e dall’altro l’impegno di Washington verso gli ideali occidentali di libertà, prosperità e sicurezza». Il problema è che la “festa americana” annunciata da Biden sta mostrando al mondo l’esatto contrario, come già accaduto con il ritiro dall’Afghanistan, ovvero la debolezza degli Stati Uniti, tenuti in scacco da chi si oppone al capitalismo democratico e alla libertà di parola.
Non bastasse, sta mettendo in mostra tutta la confusione della politica estera dell’amministrazione statunitense, che sino a poche ore dall’inizio del vertice non aveva ancora comunicato neanche l’elenco dei partecipanti. Se da un lato, infatti, l’amministrazione Biden ha deciso di non invitare a Los Angeles i presidenti/dittatori di Cuba, Venezuela e Nicaragua, dall’altro, proprio una settimana fa, la Casa Bianca aveva eliminato gran parte delle sanzioni imposte da Trump nei confronti di Cuba e Venezuela, dando così ossigeno alle dittature di Nicolás Maduro e Miguel Díaz-Canel.
Un vertice che doveva essere annullato
Quasi tutti gli specialisti più veterani di America Latina che hanno partecipato a diverse conferenze regionali negli ultimi trent’anni si sono mostrati esasperati dalla disorganizzazione e, come scrive il Los Angeles Times, avevano suggerito che sarebbe stato meglio annullare il vertice. Anche perché, di sicuro non ci sarà il Presidente messicano Andrés Manuel López Obrador, il più importante leader latinoamericano per Washington, fondamentare per affrontare il problema migratorio, che ha annunciato solo lunedì 6 giugno che sarebbe rimasto a casa. AMLO, come lo chiamano tutti in Messico, lo ha fatto per protestare contro l’esclusione di Cuba, Nicaragua e Venezuela.
Il problema è che molti altri hanno seguito il suo esempio, a cominciare dall’Honduras, il più stretto alleato dell’amministrazione Usa in America Centrale. Ma anche il Guatemala ed El Salvador. Assenti pure il presidente dell’Uruguay, Lacalle Pou, e quello della Bolivia, Luis Arce. E solo dopo una serie di pressioni da parte degli inviati di Biden, tra cui l’ex senatore statunitense Christopher Dodd, a Los Angeles ci sarà il presidente Jair Bolsonaro, ma soltanto perché Biden gli ha concesso un lungo incontro bilaterale.
«Cina e Russia ne approfittano»
Brett Bruen, che ha lavorato alla Casa Bianca con Obama come direttore per l’impegno globale, ha definito così il vertice: «Un disastro senza attenuanti per la diplomazia americana nel nostro emisfero. Il fatto che non siamo riusciti a capire le cose più elementari, come ad esempio chi verrà e quali sono i principali risultati da annunciare, è di un imbarazzo assoluto», ha dichiarato. Aggiungendo poi che «la confusione che regna nel summit rafforza l’impressione, da tempo diffusa, che la regione non è una priorità per Washington, con Cina e Russia che prendono nota e ne approfittano».
Come avanzare nelle discussioni sull’immigrazione, del resto, data l’assenza dal vertice del Messico e dei tre Paesi del “Triangolo del Nord” in America Centrale, Honduras, Guatemala ed El Salvador? Se lo chiedono tutti mentre Biden, che non sa cosa rispondere, per ora sembra solo concentrato sull’aprire la sessione formale del summit giovedì 9 giugno, quando, con la First Lady Jill, offrirà una sontuosa cena di gala nel magnifico scenario di Getty Villa.
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