
Dire “Voglio la mamma” è diventato rischioso. Adinolfi racconta il suo viaggio in Italia. Sotto scorta
Sapete dov’è Palagiano? Ecco, io prima che tutto questo avesse inizio, il 26 aprile 2014, non lo sapevo. Spiego. Ho scritto un piccolo libro, si intitola Voglio la mamma, si occupa di quelli che alcuni chiamano “temi etici” e io, peccatore privo di titoli d’accesso alle cattedre di morale, preferisco chiamare “temi essenziali”: nascere, amare, morire. Ho scritto cose tutto sommato banali: nasciamo tutti da un papà e da una mamma, la mercificazione della maternità con meccanismi come l’utero in affitto è oscena e pericolosa, di conseguenza sono contrario al matrimonio gay che spalancherebbe la strada alla trasformazione della persona in cosa, del figlio in prodotto da acquistare sfruttando e umiliando il corpo femminile, e se le persone diventano cose sono poi facilmente eliminabili, perché gli oggetti quando si deteriorano o sono “fallati” si gettano via. Ho scritto che le persone non sono cose, i figli non si pagano, ogni bimbo nasce da una mamma e a una mamma ha diritto, negargliela è atto di violenza criminale.
Voglio la mamma è uscito il 19 marzo scorso, giorno della festa di noi papà, perché insomma mica volevo celebrare solo le nostre mogli. Dettaglio: il libro è uscito in self publishing, c’è un editore (Youcanprint) ma in sostanza me lo sono autoprodotto. E poiché sono un furbastro per cercare di vendere meno copie possibili ne ho pubblicato tutti e 15 i capitoli integrali sul mio profilo Facebook, affinché tutti potessero leggerli gratis sul web.
Poi, timidamente, a fine marzo ho organizzato una prima presentazione a Roma. Alla Sala Ovale della Chiesa Nuova ho trovato, incredulo, duecento persone ad aspettarmi. Poi l’e-mail ha cominciato a riempirsi di inviti da tutta Italia e francamente ero totalmente stupefatto. Ma grato. Ho chiesto al mio amico Carlo se era disponibile ad accompagnarmi in giro per la penisola a qualche presentazione con la sua Smart rossa, perché io non ho l’automobile. Carlo è stato gentile e ha detto sì. Così è nato il “Tour Voglio la mamma 2014”, partito il 26 aprile da Palagiano, che dopo 125 date e cinquantamila persone incontrate si chiuderà il 14 dicembre a Matera. Sono un po’ stanchino e forse non vedo l’ora che finisca, ma ricordo come e perché tutto è cominciato da Palagiano. So anche bene dov’è Palagiano, ora.
Da Palagiano a Matera
Con Carlo avevamo deciso di partire da questo piccolo centro a qualche chilometro da Taranto, perché a Palagiano poche settimane prima del nostro arrivo avevano sparato in faccia a una mamma e a un bambino di tre anni, il fatto di cronaca credo più efferato del 2014, che l’Italia già non ricorda più. Ho chiesto a Carlo di dirigere la Smart rossa verso il teatro Wojtyla di Palagiano per andare a dire, da un luogo intitolato a san Giovanni Paolo II, che non avremmo dimenticato la lezione della Evangelium Vitae, anche in un tempo e in un luogo in cui la vita umana era considerata tanto poco da consentire a dei criminali di non avere remore a sparare in faccia a un bimbo di tre anni e alla sua mamma trentenne.
La lunga marcia con questo libretto rosso in mano da quel 26 aprile è stata continua ed entusiasmante. E pure faticosissima. La Smart rossa dopo diecimila chilometri si è sfasciata e Carlo è convinto che sia colpa mia che peso troppo. Intanto, però, avevo dimostrato che io in una Smart ci entro. Non sono soddisfazioni da poco. La notizia che c’era un ciccione romano con la barba che andava ripetendo con una qualche convinzione che le persone non sono cose, i figli non si pagano, gli uteri non si affittano, i malati non si ammazzano s’è diffusa provvidenzialmente e miracolosamente. Mi sono ritrovato a fare anche due tappe al giorno, a stare la sera a Cagliari e il pomeriggio dopo a Bolzano, finire un convegno dopo mezzanotte a Massa e riattaccare la mattina alle dieci a Verona. Con teatri sempre più pieni, con iniziative all’aperto in piazze gremite, cantando e facendo cantare “tanti auguri” a settemila persone stipate nel PalaRossini di Ancona, in una data “Contro i falsi miti di progresso” che ho fatto con i miei amici Costanza Miriano (la festeggiata), padre Maurizio Botta e Marco Scicchitano.
Sono nati cento circoli Voglio la mamma (Vlm) in tutta Italia, perché dopo ogni serata trascorsa insieme le persone avevano il desiderio di continuare a lottare sul proprio territorio a difesa delle persone più deboli, della vita, della famiglia, spesso dovendo affrontare come priorità l’offensiva dell’ideologia del gender nelle scuole. Il bello dei circoli Vlm è che non sono mai stati gelosi di una propria individualità, non hanno indossato una maglietta da difendere identitariamente, ma si sono messi a disposizione delle battaglie e delle iniziative di tanti altri soggetti (penso alle Sentinelle in piedi, Manif pour Tous, Movimento per la Vita, Forum delle Associazione Familiari, Vita è, Giuristi per la Vita, Associazione Famiglie Numerose, solo per citarne alcuni) di cui abbiamo condiviso spirito e obiettivi, a partire dalla battaglia per ora vinta contro l’approvazione definitiva al Senato del liberticida ddl Scalfarotto.
Appena si è diffusa la voce del successo del tour sono cominciati anche i guai: contestazioni pesanti, manifesti minacciosi che invitavano a non presentarsi in determinate città, migliaia di insulti a settimana recapitati via social network, offese pesantissime ai miei familiari a partire da mia moglie e senza risparmiare le mie due figlie. A ogni tappa arrivavamo non prima di aver avvertito la Digos dei nostri spostamenti, tutelati all’ingresso dell’evento da uno spiegamento di forze dell’ordine che ha toccato nelle città più a rischio il picco di sessanta agenti e cinque mezzi blindati. Per proteggere semplicemente la nostra libertà di parola.
Tutto questo non ha intimidito me e, soprattutto, non ha intimidito un popolo che si è riversato nelle iniziative targate Vlm regalando un calore umano inimmaginabile. Ho sudato tantissimo, in una tappa mi sono messo a piangere come un bambino e ancora sono imbarazzato al ricordo, ho messo in gioco anche tutta la mia corporeità e sono stato accolto da un abbraccio collettivo colossale e rigenerante. In ogni città mi sono fermato a contare i contestatori: quattro, cinque, nove, i più incavolati (penso a Firenze, penso a Bergamo) sono riusciti a metterne insieme una trentina.
Il quotidiano presto in edicola
Poi bastava entrare nel teatro o in piazza e contare gli amici di Voglio la mamma: cinquecento, seicento, settecento a ogni tappa. Molte mamme e molti papà portavano i bambini con sé. Volevano dire a me, dire ai contestatori liberticidi, dire a loro stessi: noi non abbiamo paura. Abbiamo tanta convinzione nella necessità di questa battaglia che portiamo in prima linea anche i nostri figli.
Ora, come Forrest Gump, sono un po’ stanchino. Ho corso tanto e 125 tappe in 230 giorni si fanno in apnea. Confesso che il conto alla rovescia lo sto facendo, ma so che all’ultima tappa, il 14 dicembre a Matera, le emozioni saranno contrastanti. La gioia di aver finito prevarrà? La verità è che con i cinquantamila amici di Vlm incontrati in giro per l’Italia ci getteremo subito a capofitto in una nuova avventura: dal 13 gennaio 2015 l’Associazione Voglio la mamma manderà in edicola un quotidiano cartaceo. Un’impresa secondo alcuni folle, secondo noi necessaria perché siamo davvero stanchi di dover leggere l’esaltazione del pensiero unico Lgbt a ogni latitudine mediatica, vogliamo ingaggiare quotidianamente un corpo a corpo delle idee per ripetere che le persone non sono cose, i figli non si pagano, gli uteri non si affittano, la maternità e il corpo delle donne non si mercificano, uccidere i malati con l’eutanasia e abortire i bambini non sono conquiste dell’umanità, sono falsi miti di progresso. Il quotidiano si chiamerà, semplicemente, La Croce. Potete leggere qualche articolo di presentazione su questa pagina Facebook e potete darci una mano (non chiederemo finanziamenti pubblici, vivremo solo se avremo lettori e abbonati) aderendo alla campagna di abbonamento che abbiamo appena lanciato.
Cos’è la Croce?
Le forze non mancheranno dopo aver incontrato nelle piazze e nei teatri d’Italia questo popolo che avverte come necessaria la testimonianza della verità contro il pensiero unico. Un popolo composto peraltro da tanti giovani e giovanissimi stanchi di dover subire in silenzio un’offensiva mediatica tutta prona alle idee caotiche della lobby Lgbt, un popolo composto da tante ragazze e tanti ragazzi desiderosi di trovare le “parole giuste per dirlo”, di affermare la dignità della vita e del matrimonio tra uomo e donna, insieme alla tutela del più debole partendo dal bambino, rifuggendo ogni atteggiamento omofobico o comunque discriminatorio.
La Croce avrà questo stile perché la Croce è l’espressione più evidente delle braccia spalancate di Cristo verso il mondo, dell’accoglienza verso tutti, come insegna papa Francesco, ma senza dimenticare che la verità esiste e che il mondo, più che mai questo caotico mondo contemporaneo, di verità ha sete. Diceva papa Benedetto che la Croce è lo specchio dell’umanità per tutti, credenti e non credenti. Io credo fortemente in queste sue parole. Quando incontro quelli che la pensano all’opposto rispetto a me, quelli che mi considerano un pericolo pubblico a cui dovrebbe essere vietato d’andare in giro e parlare, quando incontro una coppia gay che mi annuncia tronfia che vuole comprarsi un figlio, negargli la madre e utilizzare il corpo della donna solo come utero da affittare, io so che siamo allo specchio: perché quello non è un annuncio di gioia. Quello è un annuncio fatto col dolore in fondo agli occhi che si specchia nel mio dolore mentre quell’annuncio senza senso ricevo. La Croce è lo specchio dell’umanità. Quanto ha ragione papa Benedetto.
Un amico mi ha scritto che ormai siamo immersi in una comunicazione alla Goebbels, con i suoi orchestranti, con le sue figurine, con i suoi piccoli kapò e con i suoi complici nel nome dello spettacolo delle opinioni per seppellire l’informazione, la conoscenza, i fatti. Ha perfettamente ragione il mio amico. Scrivo, faccio televisione, al mondo della comunicazione in qualche modo ho preso parte anche mandando in stampa il mio libro (comunque mai recensito su un quotidiano, completamente oscurato da qualsiasi programma tv). Conosco il pensiero unico imperante a ogni latitudine mediatica. Ma ho scoperto l’antidoto a questo veleno: andarmene in giro per teatri e piazze. Incontrare le persone, parlare con loro. Ho scoperto gente libera, decine di migliaia di persone che vogliono essere testimoni di verità, a difesa della vita e della famiglia. Ho scoperto anche che la libertà è contagiosa. E non c’è malattia più dolce da vivere insieme.
Articoli correlati
24 commenti
I commenti sono chiusi.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!
Caro Adinollfi,
sono un anziano romano nato nel quartiere del Testaccio.
Ti ammiro per il tuo coraggio e le tue iniziative.Io la penso come te.
Non ho un tuo recapito di posta elettronica per inviarti alcune lettere.Le mie mail e telefoni sono sul sito.
Quando vuoi puoi chiamarmi ed incontrarci.
A presto.
Umberto
Dice cose assolutamente banali, lo riconosce lui stesso.
Le argomentazioni sono sostanzialmente deboli, e comunque prive di alcun apporto di novità al dibattito culturale.
Perché ha successo?
Innanzitutto perché c’è qualche cretino che pensa che lui sia una persona di sinistra, e si pasce e si butta nel trovare sponde improbabili. In realtà è solo uno dei molti frutti amari dal veltronismo.
Poi perché ha scelto un titolo efficace, sul quale si fa buon marketing.
“Ho scritto cose tutto sommato banali: nasciamo tutti da un papà e da una mamma, la mercificazione della maternità con meccanismi come l’utero in affitto è oscena e pericolosa, di conseguenza sono contrario al matrimonio gay che spalancherebbe la strada alla trasformazione della persona in cosa, del figlio in prodotto da acquistare sfruttando e umiliando il corpo femminile, e se le persone diventano cose sono poi facilmente eliminabili, perché gli oggetti quando si deteriorano o sono “fallati” si gettano via. Ho scritto che le persone non sono cose, i figli non si pagano, ogni bimbo nasce da una mamma e a una mamma ha diritto, negargliela è atto di violenza criminale”.
Che siano cose banali, non c’è dubbio ( non per tutti, se l’eterologa oggi è permessa in Italia e c’è tutto questo lavorio per introdurre altri ob brobri ), ma che siano deboli, proprio no.
LU, mostri una pochezza umana notevole.
Mai preteso d’esser tanto, ma tale poco mi risulta preferibile assai alla tua vuota, etorodiretta e compiaciuta tanta umanità.
La definizione di “deboli” non è per questo articolo, ma per il dettaglio delle argomentazioni che l’autor stesso ha pubblicato su fb.
Che ti devo dire, caro LU, a me fai proprio l’effetto di un uomo di poca sostanza, con una visione così terra terra , così squallida, della vita, così strumentale, così vuota, che non posso non dirlo.
Per esempio, dici che le argomentazioni di Adinolfi, sono banali, lo dici sotto questo articolo, poi, davanti ad argomentazioni niente affatto deboli , che ti vengono sbattute in faccia, dici che sono deboli le argomentazioni su facebook, che non si sa nemmeno quali siano e nemmeno riporti.
Cioè, fai tanto fumo, ma di arrosto ce n’è poco, poco, poco.
E’ un pochino come ti presenti: tanta prosopopea, contenuti deludenti al massimo.
Tutto questo lo dico non per attaccarti, ma chi se ne importa, tantomeno per esaltare me stessa, come piccinamente replichi, ma per notare la pochezza umana di chi è imbevuto fino al midollo di ideologie disumane : a me serve, spero anche ad altri.
Poi, pretendi, LU, pretendi da te stesso, essere meschini e accontentarsi delle ghiande non è all’altezza dell’uomo vero.
dici che sono deboli le argomentazioni su facebook, che non si sa nemmeno quali siano e nemmeno riporti.
quelle pagine fb cui fa riferimento lo stesso Adinolfi
non conosci di cosa mi sono imbevuto, ne cosa chiedo a me stesso
non pretendo comunque di definire io cosa è “uomo vero”
Lu, ha ragione Toni. Dice cose ovvie, non cose banali. Per cui non servono argomentazioni né discussioni culturali…
Credo che più che cose banali dice cose ovvie: come il sostenere che l’acqua disseta e che un bambino ha bisogno di un padre ed una madre, o realtàsimili. Non credo che siano neanche il caso di intraprendere un dibattito culturale con chi per realizzata stortura mentale sono giunti ad un livello di malleabilità in cui possono credere a tutto. Distanze irriducibili.
Sul successo e sui cretini come me che lo ammirano credo che banale sei tu. Considera per un momento se oggi come oggi è più facile vivera da Adinolfi … o da Lu . Ovvero assumere una posizione in controtendenza rispetto al verbo imposto in tutte le sedi (dall’ONU e satelliti, multinazionali, UE, quasi la totalità dei media…. inclusi conduttori tv, giornalisti, cantanti, attori, ballerini, … a livello planetario). Lo trovo stupendamente folle rispetto al banale e servile conformismo.
La frase è chiara:
“cretino” è strettamente riferito non a chi lo ammira ma a chi crede che sia o sia mai stato espressione culturale o politica della sinistra.
Lu,
l’idea di famiglia …. padre, madre, ed altre ovvietà … prescinde “dall”espressione culturale di sinistra”.
Su questo Adinolfi è d’accordo con Marx (“Manoscritti economico – filosofici”).
Te l’ho detto non èquestione di scienza o cultura …. ma semplicemete che diventate a comando come desiderano che diventate. E ‘ servilismo.
Vorrei fare osservare a Lu o comunque si firmi che il successo di Adinolfi è più facile dipenda dai cretini di Sinistra che gli fanno un apubblciità, comunque, non gradita da chi, forse, è meno di Sinistra di loro, ma, sicuramente, non è ottuso come tutti loro o tutto Lu. Il qale non si rende conto che non tutti coloro che sono di Sinistra senza il suo permesso sono tenuti a schierarsi compattamente e unanimemente pro-gay perché lo ha stabilito Lu, che si arroga anche il diritto di valutare anche il q.i. del prossimo sulla base della sua presunzione ideologica.
Così, Lu dimostra di non conoscere la Sinistra, piuttosto variegata nel sua composizione: e si potrebbe dubitare, perciò, che Lu sia a sua volta di Sinistra, non conoscendo lo spettro di opinioni all’interno dello schieramento l’appartenenza al quale pretende di certificare.
Con tutto ciò, Lu dimostra di non disporre della capacità di giudicare il livello di intelligenza degli altri: tanto è vero che non capisce nemmeno che questa facoltà gli manca e non si può arrogare ciò che non gli spetta: e questo spiega anche perché si incaponisce a dire agli altri quello che farebbe bene a tenersi per sé per non vederselo rinfacciato come ciò che gli spetta di diritto.
La forza della tuo dire è pari… diciamo analoga, al Monologion: precisa successione di frasi scambiata per rigore logico ed argomentativo. In realtà nessuna base ma puro esercizio dialettico.
Il monologo – lascerei da parte il Monologion – lo recita balbettando Lu con una replica più fiacca di quello che non definirò, per nobiltarlo come non merita, con termini più dotti dell’uso indebito che ne fa un Lu a corto di argomenti. Era uno sproloquio quello in cui Lu esprime giudizi sull’intelligenza degli altri così da dimostrarne molto poca da parte sua; e si mette a protocollare il grado di compatibilità-sinistroide degli altri, dimostrando di essere quanto poco di Sinistra sia per i fatti suoi; è una semplice ecolalia, nel senso di orecchiato malo e molto addietro nel tempo perchp la memoria possa soccorrerlo, quella per cui Lu ricorre alle voci di un glossario che, così, dimostra come per lui sia lettera morta.
Ma si diceva di Adinolfi: che è di Sinistra più di chi lo minaccia, lo insulta, come fa Lu e più di chi vorrebbe impedirgli di parlare, come Lu vorrebbe che non fosse permesso a tutti gli altri che dissentono da Lu.
A parte le stupidaggini di tutte la prima parte
nella seconda mi si attribuiscono cose non dette: non ho minacciato o insultato Adinolfi, ne nessuna altro in verità – non gli vorrei mai impedire di parlare sia per senso generale della democrazia sia perché il suo dire è a sicuro vantaggio di ciò che penso.
Quindi a stupidità aggiungiamo paranoia.
PS
non ho tempo ne voglia ne piena capacità di farti un compendio da Aristotele a Tommaso, ma non sei certo tu con il tuo rapsodico argomentare che puoi criticare la ristrettezza del mio: al massimo mi puoi dar del reticente, ma a volte è meglio dire poche cose buone che tante inconsistenti.
Per il modo in cui ha qualficato Adinolfi e chi lo ritiene di Sinistra vale quello che ha scritto prima e non quello che non smentisce ora. I fantasmi li vede lei e non chi le fa notare l’incongruenza e l’incosistenza delle sue affermazioni che non mi sono impancato a insegnare a nessuno, lei sa tutto e anzi, sa tutto solo lei, tanto che stabilisce se Adinofli è di Sinistra o Destra, se chi dà retta a lui e non lei ha il q.i. tarato sxu suoi standard e infine, quello che le se si può dire o non le si può dire. La brevità è un pregio solo per chi non ha la presunzione che lei dimostra: nel caso di molti e lei non fa eccezione, è solo un vezzo per guardare il prossimo dall’alto in basso, mentre, al di là del punto di vista, il problema suo è che lei ci vede molto poco e molto male.
Grazie!! Avanti così! Ne comprerò un pacco e le distribuiro’.
Mario Adinolfi dà tremendamente fastidio perché dimostra alla Sinistra e in particolare, non ai fondamentalisti genderisti, ma ai “moderati” alla Renzi e ai primi cittadini che fanno i copisti eversivi della legge italiana e considerano ultimi tutti i cittadini elettori che vengono dopo di loro, che la difesa della famiglia “tradizionale”, dei diritti dei genitori e di quelli dei figli, non è monopolio della Destra – già, di quale Destra vanno cianciando? A parte la Lega, da sempre per la famiglia “naturale” e sempre “senza se e senza ma”, gli altri fanno quasi tutti un gioco delle parti il cui finale e anzi, la cui interpretazione non sembra a soggetto, ma già scritto.
Tocca ai figli, alle madri e ai padri lottare, senza dare deleghe politiche e partitiche, contro un sopruso che gli eurocrati vogliono imporre ai popoli passando sopra a biologia, Costituzioni e democrazia.
La Croce: bella iniziativa senz’altro, il popolo e’ contro l’ideologia e non lo fermeranno, neanche con il lavaggio del cervello da parte di gente senza speranza e senza identità come Beatriz Preciado, Aurelio Mancuso e compagnia arcobaleno.
dove sono finiti i quattro deficienti? Il cristiano adulto, il boiler, suor Veltrona e Ciccio o’ massone?
Amici voltagabbana, defilati e silenziosi squagliati come neve al sole!
Gran parte di quello che dice Adinolfi è sacrosanto, l’importante è avere una visione d’insieme, connettere i punti per capire verso dove stiamo andando. Il fatto è che qualcuno cerca di controllare la riproduzione della specie umana per combattere il sovraffollamento del pianeta e migliorare eugeneticamente l’homo sapiens attraverso la promozione di questa “rivoluzione antropologica” del sesso, del genere e della famiglia. Il sesso deve essere disgiunto dalla procreazione: il primo va inteso come “atto ludico” la seconda sottoposta al controllo attraverso le tecniche artificiali di fecondazione assistita, in modo da selezionare prima i gameti (=chi nascerà) infine chi si riprodurrà.
Questo disegno trova molti oppositori tra le persone religiose, in Africa, tra i musulmani, in Russia: per questo cercano di portarlo avanti qui in Europa, America e Cina dove è più facile, in particolare dove è meno forte l’influenza della religione e più presente quella che chiamano “morale laica”. I loro nemici sono: credenti delle religioni nataliste (cattolici, ortodossi alcuni protestanti, ebrei, musulmani), sono ben viste invece il buddismo e le nuove religioni come scientology. Loro alleati sono estremisti ecologisti, animalisti radicali, libertari alcuni progressisti e femministe.
Congratulazioni al Marione nostro. Mi prendo questa libertà, per l’ammirazione verso questo omone.
Ormai è una battaglia per l’ovvio. Dire per i valori essenziali/non negoziabili, è pure riduttivo. E’ la campagna per sostenere l’ovvietà che solo dall’incontro fra uomo e donna nasce la vita. Che entrambi sono necessari, preziosi e complementari è solo ovvio, reale, scientifico. Dire che una persona, tantopiù un bambino o una bambina, non possono MAI essere il diritto di qualcun’altro è ovvio, reale, scientifico, ma soprattutto GIUSTO. Dire piuttosto che hanno il diritto di avere un papà e una mamma, e non il genitore 1, 2, 3 (stella) è sacrosanto e indispensabile.
La cosa che fa ben sperare è che su questi temi in difesa della famiglia e nel rispetto di tutti i cittadini (anche omosessuali) cominciano a germogliare sia a destra che a sinistra, proposte articolate e per nulla omofobe (nel vero senso della parola, a meno che per omofobo non si intenda contrario alle politiche lgbt, ma ormai il trucchetto è stato scoperto).
E’ vergognoso che in Italia, solo per il fatto di organizzare conferenze su questi temi, si venga minacciati (nel completo silenzio delle istituzioni).
PS: Il 13 gennaio esce il giornale di Adinolfi “La Croce”. Invito tutti a comprarlo. Meglio ancora se, al posto di comprarne solo una copia, ognuno di noi ne comprasse un pacco e lo regalasse ai conoscenti, oppure lo “dimentica” (i giorni successivi) in treno/bus.
Le idee devono camminare. In treno o in bus, corrono 😉
Anche a me Adinolfi ricorda molto Chesterton, che arriva per paradosso a scrivere l’ortodossia.
mario mi ricorda tanto chesterton. ha provato a contattare TV2OOO ? Chissà che tra un Ascanio celestini che pontifica sugli zingari, una michela marzano che si difende da chi la accusa di essere contro i cattolici e tanti altri ospiti possa trovare un piccolo spazio anche lui. citofonare ARIANNA.
…Ed ecco svelato finalmente il mistero su cosa ci fa un “Adinolfi” in una cinq….ehm una Smart!
Grazie davvero Mario sei un capiente serbatoio di libertà!…ed anche se la lunga corsa ti avrà fatto xdere qlk chilo…non sei mai stato così grande!!!….Vasi di creta?!..qs volta è una grande giara! Tanti roba..un riserva x l’inverno:-)
Grazie…