D’ambrosio Lettieri (Pdl): «Non banalizziamo il valore dei farmaci»

Di Roberto Regina
16 Dicembre 2011
Intervista al senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri, che si è battuto per non liberalizzare la vendita dei farmaci di fascia C: «La logica “da carrello” dei supermarket applicata ai farmaci produce danni. È invece importante, come abbiamo stabilito, potenziare la rete farmaceutica territoriale»

Alla fine il governo Monti ha ceduto e ha bloccato nella manovra che sarà approvata il 16 dicembre la liberalizzazione dei farmaci di fascia C, ovvero quelli che richiedono la ricetta ma non sono rimborsabili dal Servizio sanitario nazionale. Non sarà dunque più possibile reperirli nelle parafarmacie e nei supermercati ma soltanto in farmacia. Il senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri, area Pdl, ha molto lavorato perché si arrivasse a questa decisione. «Siamo di fronte a una vittoria positiva», dichiara a Radio Tempi.

Perché? Può fare un quadro della situazione attuale?
«Inizio con una premessa importante: i principi ispiratori del nostro lavoro sono stati garantire il cittadino dal punto di vista della tutela della salute, del risparmio e del miglioramento della distribuzione capillare sul territorio, assieme a un forte impegno concreto per migliorare le prospettive occupazionali dei giovani».

La liberalizzazione dei farmaci di serie C non avrebbe forse favorito, con conseguenze positive, la concorrenza?
«Liberalizzazione e concorrenza sono termini importanti e validi, devono però essere adattati nell’ambito di un settore di politiche di welfare che tutelino il cittadino. Il nostro obiettivo principale è stato quello di potenziare la rete di distribuzione farmaceutica territoriale attraverso un aumento del numero di farmacie sul territorio, dando così una risposta concreta ai giovani e alle loro aspirazioni lavorative. In questa direzione sono previste duemila nuove farmacie in aggiunta alle attuali diciottomila, e mille nuove sedi farmaceutiche che sono state istituite nei microcomuni di quattro-cinquecento abitanti. Questo permetterà anche ai piccoli comuni di essere appetibili dal punto di vista del lavoro, garantiremo un miglioramento significativo del servizio sia come numero di esercizi che come presenza oraria delle farmacie. Non è infatti possibile che un cittadino che ha bisogno di una farmacia la trovi chiusa. Pensiamo inoltre di introdurre per i farmacisti una tipologia contrattuale diversa da quella attuale, inquadrandola nell’ambito della sanità, vogliamo dare loro la possibilità di costruirsi un futuro anche in autonomia, potendo usufruire di un contratto più remunerativo e che preveda la possibilità della progressione di carriera».

Ascolta l’intervista integrale
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Perché se le farmacie vengono privilegiate rispetto alla grande distribuzione bisogna parlare di vittoria?
«La concorrenza non può essere mettere in competizione sistemi e modelli economici sbilanciati e diversi, sarebbe una partita a carte truccate. La farmacia non potrà mai reggere la concorrenza delle catene distributive e delle coop. Una concorrenza giusta, che spinga alle innovazioni e alla modernità, dovrebbe avvenire tra soggetti diversi sulla base delle competenze, del merito e delle intuizioni. Occorre recuperare la valenza di bene etico del farmaco rispetto a quella di bene di mercato, le farmacie non vendono caramelle. La logica “da carrello” dei supermarket applicata ai farmaci produce danni, dobbiamo al contrario lanciare un messaggio culturale forte, non banalizzare il valore del farmaco. Questo si ottiene attraverso la riqualificazione del personale farmaceutico e il potenziamento delle rete farmaceutica territoriale esistente».

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