Lettere al direttore

Crocefissi nella spazzatura

Di Emanuele Boffi
06 Giugno 2024
Accade in Friuli, dove in alcuni ospedali vengono staccati dalle pareti per finire nei cestini dell'immondizia. Altre lettere sulle elezioni europee e sul "Festival del ciclo mestruale"

Accade in Friuli, precisamente negli ospedali di Palmanova e Latisana. Senza alcun preavviso ed alcuna giustificazione a fine aprile i crocefissi nelle stanze di degenza dei reparti di chirurgia dei due nosocomi sono stati rimossi e gettati alla rinfusa in un cestino per rifiuti (vedi foto). Nell’ospedale di Palmanova è stata rimossa anche una statua della Vergine da sempre posta a vegliare su tutto il reparto. L’azione sembra sia stata ordinata dai coordinatori e responsabili
infermieristici. I direttori di reparto a conoscenza di quanto accaduto non sono intervenuti Degenti e operatori hanno segnalato e deplorato l’accaduto e la notizia si è estesa anche in ambito extra ospedaliero. A detta di molti l’atto è stato definito incomprensibile e insensato considerato il luogo in cui i crocefissi vengono esposti ed il contesto di significati e valori che spiegano la loro presenza accanto a persone che soffrono. A seguito di queste reazioni è partito un a sorta di “contrordine compagni” ed i crocefissi dovrebbero venire riaffissi. A fronte di tutto questo, ciò che impressiona è la futilità delle motivazioni addotte a posteriori a giustificazione del fatto. La rimozione dei crocefissi e della statua della Vergine, infatti, sarebbe avvenuta perché era prevista una verifica dei requisiti di accreditamento dei reparti e crocefissi e statua avrebbero potuto alterare tali requisiti a causa della polvere depositata su di essi (sic!). Si consideri che negli altri reparti la verifica è avvenuta in presenza dei crocefissi senza che questi abbiano interferito con l’atto. Da notare che i crocefissi sono stati rimossi a fine aprile, la verifica dell’accreditamento è avvenuta a metà maggio. Come accennato, i crocefissi dovrebbero venire rimessi in questi giorni grazie alle proteste di ex degenti e personale. Cosa dedurre da questa penosa vicenda 1. È un fatto che accaduto in un contesto dove la tradizione cristiana ha ancora un peso non secondario nella vita di molti testimonia un progressivo disconoscimento delle radici greco, giudaiche, cristiane su cui si fonda la nostra civiltà. 2. Grave che sia stato imposto in maniera surrettizia, passo dopo passo, dentro una inconsapevolezza che coinvolge, purtroppo, anche il popolo. 3. Tutto ciò è espressione di una ignoranza delle nostre origini. In un mondo in cui ogni sorta di diritto individuale viene sbandierato e sacralizzato solo il Cristo del crocefisso non ha “diritto” ad abbracciare l’umano. Tutto ciò è indice di un vuoto culturale impressionante. Pascal affermava che «il cuore vuoto dell’uomo è pieno di spazzatura».

Pietro Dri

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Manca poco all’appuntamento elettorale delle Europee. Tutto è pronto, le liste sono state fatte, la campagna elettorale è iniziata, e, soprattutto nel mondo cattolico, si pubblicano documenti e appelli per evidenziare l’importanza dell’evento.

Sì, manca poco all’appuntamento elettorale delle Europee, ma manca molto alla unità di intenti dei cattolici in politica. Dopo il profluvio di parole e, in fondo, di atti di ripensamento per una mancanza di unità emersa soprattutto nelle elezioni regionali lombarde dello scorso anno, oggi ci si trova (quasi) allo stesso punto! Dove sono finiti i richiami di Peppino Zola? E le considerazioni di Raffaele Cattaneo? Il primo, riferendosi alla questione dell’unità, richiamava: «Qualche problema esiste, invece, quando affronto il tema del voto di lista e dei candidati al Consiglio Regionale, anche perché molti cari amici sono in gara in liste diverse. A tutti loro ho segnalato la mia contrarietà a questa loro “divisione”, confidando che si arrivi alla formulazione di un “luogo” nel quale, almeno, sia possibile confrontarsi». (Peppino Zola, Il mio voto alle regionali e una richiesta di unità – Tempi, 05-02-2023). E il secondo, dopo il risultato chiosava: «L’unità è un dono, anzi un miracolo. Non può essere una pretesa […]. Eppure, io non smetto di desiderarla! […]. Questa passione per l’unità io penso debba venire prima delle pur legittime valutazioni personali e differenze di visioni e opinioni contingenti e debba tradursi in qualcosa di concreto, perlomeno, […]
in un lavoro comune da fare dopo le elezioni anche tra chi milita in schieramenti e liste diverse, benché certo questa diversità non sia un elemento favorevole […]. Non possiamo farci illusioni: per realismo la mia esperienza insegna che un prezzo alle dinamiche di partito e di schieramento si pagherà.” (Raffaele Cattaneo, Ritroviamo l’unità in politica – Tempi, 20-02-2023).

Ma ora, come già detto, ci troviamo (quasi) allo stesso punto. È vero che ci sono dei tentativi di aggregazione e incontro, anche strutturati, tra politici di appartenenze partitiche diverse. Ma, ci chiediamo, se tali incontri non rischiano di rappresentare una, seppur utile, riflessione teologica senza però un vero desiderio di incidenza sulla realtà. Eppure, la seguente riflessione di Giancarlo Cesana è oltremodo valida: «In effetti è la mancanza di unità che fa di un popolo un “volgo disperso” (Manzoni), incapace di incidere sulla storia presente e quindi ancora di più sulla storia futura. È invece l’affermazione dell’unità che
permette anche a una minoranza, come sembra ora siano i cattolici, di farsi sentire e di realizzare quello che si può degli ideali perseguiti». (Giancarlo Cesana, Che cosa rende l’unità dei cristiani un fatto eccezionale – Tempi, marzo 2024).

La domanda vera è: ma questa unità è possibile qui ed ora? Ebbene, siamo un gruppetto di amici che fanno l’esperienza di Cl, di diverse parti d’Italia che da quasi due anni ci sta accadendo di vivere una esperienza di “comunione vissuta”, anche se a distanza vista la dislocazione geografica. Ci stiamo sorprendendo a vivere un’esperienza di unità, pur nella diversità delle nostre persone, delle nostre storie personali, non come espediente strategico, ma come desiderio dell’affermarsi della potenza salvifica rigeneratrice di Cristo presente nel presente in tutte le sue dimensioni, non ultima quella politica. Partendo da questo particolare ci siamo domandati se l’appartenenza a Cristo potesse aiutarci a dare un giudizio sulle scelte e le decisioni che volevamo prendere nello specifico della nostra esperienza politica. Ci stiamo pertanto muovendo cercando di capire come il dono dell’unità di Cristo donataci nella Chiesa e nel Movimento possa manifestarsi in modo trasparente e persuasivo nell’ambito politico. Riteniamo la cosa interessante e siamo desiderosi di poterla consolidare incontrando altri che coltivano il nostro stesso desiderio perché questa unità, come diceva don Giussani, o è vera qui ed ora o non è vera. Sappiamo che esperienze simili già esistono. Noi cerchiamo un “luogo”, come diceva Zola, dove queste esperienze possano accordarsi e compenetrarsi. Noi ci siamo. 

Daniele Laganà, Giuseppe Ferrario, Lorena Gambarè, Mario Pennacchioni, Salvatore Modica

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Gentil direttore ho letto con interesse l’articolo on line di Annalisa Teggi da voi pubblicato a commento e approfondimento del “Festival del ciclo mestruale” che si è tenuto a Milano in questi giorni. Concordo con tutto quello che la giornalista scrive ma credo sia incompleta la sua riflessione se il contenuto si limita solo alla pura reazione all’evento organizzato. In tutti gli anni della mia carriera di ostetrica non ho incontrato piccoli e grandi corpi femminili, piccoli corpi maschili. Ho incontrato “persone” femminili e maschili, dal concepimento alla morte, che ho umilmente accompagnato al loro destino vitale o al loro compimento eterno. Ho sofferto e gioito con… , ho toccato il mio e il loro limite, ho condiviso il desiderio di pienezza manifestato nell’ultimo grido della partoriente che apre alla vita un essere umano, il primo respiro delle creature che con la loro energia esprimevano l’ingresso nel mondo. Ho condiviso il grido smarrito per la morte di un figlio in grembo o il grido silenzioso di creature premature o malformate che annaspando con i loro muscoli non potevano riempire i loro piccoli polmoni di ossigeno. Ho avuto cura a ricomporre i loro corpi senza vita per dare dignità al loro breve passaggio sulla terra. Ho vissuto la relazione con i loro corpi come sacramenti della loro persona. Il corpo femminile e maschile sono sacramento della persona, segno tangibile di un Amore all’origine che precede tutto ed in particolare l’essere umano e che mantiene il Suo sigillo per sempre. Siamo noi quell’essere vivente in grado di comunicare con il Dio che ci ha generato; siamo in un dialogo costante amoroso con quell’Amore che ci precede e che ha impresso in noi il marchio dell’infinito. Il corpo ha un valore eterno e inestimabile perché il Verbo si è fatto carne e perché il Verbo è risorto nel corpo. Credo che un festival che esalta le mestruazioni non sia così scandaloso se a tema il corpo femminile è connesso alla persona femminile.

D’altra parte, siamo abituati a congressi e iniziative il cui titolo sono gli organi e non le persone. Credo che nella giusta prospettiva sia fondamentale valorizzare le mestruazioni annesse alla fertilità femminile, approfondire la femminilità nel suo originale manifestarsi nella psiche, nel pensiero, nello spirito. Credo sia importante educarci ed educare le giovani e i giovani con la prospettiva di valorizzare l’unità della persona, nella quale la corporeità è un fattore costitutivo fondamentale. Nel corpo non ci sono solo funzioni e organi, in particolare se gli organi sono i genitali e le funzioni sono riproduttive e copulative. Nel corpo c’è la mappa della persona la cui origine è sempre relazione e il cui compito è generativo. Il corpo continua ad essere fino alla morte un cantiere aperto nel quale Dio ci fa in ogni istante. Le mestruazioni con tutto il loro significato corporeo, psichico, mentale e spirituale sono veramente il segno che Dio ha voluto per indicare un modo di essere al mondo al femminile. Le mestruazioni, con tutto il carico di disagio, dolore, fallimento, fastidio, come spesso sono descritte in alcuni ambienti, sono l’esaltazione della ciclicità della vita con le sue stagioni, il risveglio della capacità procreativa, la potenzialità di servire Dio nel mondo non solo con un corpo ciclico ma con un pensiero ciclico, con un’emotività ciclica, con un’anima ciclica e con tutto il femminile integrato nelle sue parti costitutive. Le mestruazioni non sono solo tessuto di sfaldamento, endometrio uterino in necrosi ma sono a volte fonte di patologia se ci sono isole di endometrio che lasciano la loro sede (endometriosi). Nel sanguinamento eccessivo il corpo si indebolisce partecipando a volte eccessivamente al ricambio cellulare.

Essere coscienti di tutto ciò è misericordioso per coloro che soffrono nella loro femminilità, restituendo loro l’alfabeto del loro stato di salute, autorizzandone la sofferenza. Le mestruazioni sono fonte di fallimento per le donne desiderose di prole, sole spesso in questo apparente fallimento. Sarebbe proprio interessante poi continuare il nostro approfondimento, riflettendo sull’impoverimento del valore e del contributo femminile nella costruzione dell’umanità, dato dallo sviluppo e dalla divulgazione della contraccezione chimica che ha mascolinizzato il corpo femminile annullando con il blocco ovarico l’alternanza tipica della fertilità. Sarebbe inoltre interessante il paragone con la persona maschile, l’altro 50 per cento dell’umanità ma non è il tema odierno.

Rosaria Redaelli ostetrica

Cara Rosaria, ti ringrazio per questa lettera che mi pare innalzi il livello della discussione dopo lo spunto lanciato da Annalisa. Mi pare anche che la nostra Teggi volesse denunciare un fatto innegabile e che cioè, sempre più e con operazione ideologica, si neghi che “una donna è una donna“.

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