Tempi
  • ACCEDI
ABBONATI
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Islamismo
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Giugno 2022
    • Maggio 2022
    • Aprile 2022
    • Marzo 2022
    • Febbraio 2022
    • Gennaio 2022
    • Dicembre 2021
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Islamismo
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Giugno 2022
    • Maggio 2022
    • Aprile 2022
    • Marzo 2022
    • Febbraio 2022
    • Gennaio 2022
    • Dicembre 2021
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
Tempi
ABBONATI
Home Esteri

La croce, l’arma dei monaci del monastero di Mar Mattai

Il nostro inviato nel monastero più antico dell’Iraq. «Sono qui per obbedienza al mio vescovo, e qui resterò finché me lo chiedono i miei superiori, non abbiamo paura di Daesh»

Rodolfo Casadei
28/03/2016 - 11:57
Esteri
CondividiTwittaChattaInvia

erbil-rodolfo-tempi

DAL NOSTRO INVIATO IN KURDISTAN (IRAQ) – Guardare la guerra dalle balconate e dai piazzali del monastero di Mar Mattai è come guardare un film che resta fermo alla prima scena mentre scorre tutta la colonna sonora. Aggrappato da più di sedici secoli a un fianco del monte Maqlob (che i monaci ribattezzarono monte Alfaf, che significa “migliaia”, quando il loro numero toccò tale vertice), questo monastero è il più antico di tutto l’Iraq, essendo sorto alla fine del quarto secolo, ed è anche il più vicino di tutti alla linea del fronte con l’Isis. Quattro chilometri appena in linea d’aria. Ai piedi della montagna corre una strada lungo la quale sono collocati quattro villaggi e due posti di blocco. Di là dalla strada e dai villaggi si estendono ondulati campi coltivati, lussureggianti di verde sotto un cielo grigio di pioggia primaverile, che si spingono fin sotto a una lunga collina. Rocciosa, screziata di verde e di bianco, è tormentata a sinistra da una grande cava di marmo. In cima alla collina ci sono le postazioni peshmerga, e sull’altro versante, invisibili, Bakshika e Bartellah, due località cristiane occupate dall’Isis nell’estate 2014. Esplosioni di artiglieria e raffiche di mitragliatrice pesante rimbombano periodicamente nell’aria, e nel corso della mattinata almeno tre incursioni aeree fanno tremare le mura e i vetri del monastero. Anche quassù è partita la controffensiva per riconquistare Mosul, distante da qui 35 km. Si sente benissimo, si sente tutto, ma non si vede nulla, nemmeno una colonna di fumo.

«Un giornalista mi ha chiesto: “Come fate voi monaci a restare qui, non avete armi”. Gli ho risposto che eravamo armati anche noi. “Dove sono le vostre armi, non le ho viste”. “Eccone una”, gli ho detto mostrandogli la croce che porto al collo. Questa è l’arma dei cristiani. Ha scritto san Paolo che le tre cose più importanti per noi sono la fede, la speranza e la carità. Ma più grande di tutte è la carità, cioè l’amore». Rabban Youssif è il superiore siriaco ortodosso del monastero di Mar Mattai. Ascoltare le sue parole nel deserto di cortili interni e scalinate del monastero, dove ci sono solo sette monaci, una famiglia di sfollati e rari visitatori, col sottofondo di raffiche di mitraglia e di esplosioni in lontananza, sospinge in una dimensione surreale. Dalla quale non si esce guardandolo come qualcuno che si lascia trascinare dalla retorica, o peggio dall’ipocrisia: padre Youssif è anche lui un profugo, sfollato nel 2006 da Mosul coi genitori e due fratelli in uno dei villaggi che si vedono dall’alto del monastero, dopo che il primogenito dei fratelli era stato assassinato da una banda jihadista. Ragheed era un ingegnere elettronico, e fu ucciso come tanti altri cristiani di Mosul che da allora fino all’esodo nel 2014 furono assassinati o rapiti e rilasciati dietro ingenti riscatti solo perché erano persone in vista appartenenti alla minoranza cristiana.

LEGGI ANCHE:

Suor Loveline in Nigeria

La missione di suor Loveline in Nigeria. «Qui essere cristiani è una sfida»

22 Giugno 2022
Una chiesa attaccata nello stato di Kaduna, in Nigeria, nel 2020

Nigeria, nuovo attentato in due chiese: almeno tre cristiani morti

21 Giugno 2022

mar-mattai-tempi

Il monastero ha visto giorni migliori ma anche giorni molto peggiori di quelli odierni. È stato attaccato, razziato, incendiato e distrutto nel corso dei secoli da persiani, mongoli, tartari e ottomani, nonché da bande arabe e curde. Dieci anni fa, in un momento di grande tensione dopo la caduta del regime di Saddam Hussein, il monastero si è ritrovato con due soli monaci. Rabban Youssif e gli altri monaci sono decisi a restare, ma senza nessun atteggiamento eroico, anzi facendo discorsi che non suonano tanto bene alle orecchie occidentali, né a quelle dei vescovi locali: «Sono qui per obbedienza al mio vescovo, e qui resterò finché me lo chiedono i miei superiori, non abbiamo paura di Daesh. Ma la verità la conoscete: i cristiani se ne stanno andando tutti, vent’anni fa erano quasi un milione e mezzo, adesso siamo rimasti 250 mila. All’estero, in America e in Australia, in Svezia e in Germania, ci sono comunità di decine di migliaia di cristiani orientali che hanno bisogno di monaci, sacerdoti e vescovi. A chi mi dice: “la missione che Dio ha affidato ai cristiani orientali è di continuare a testimoniare Cristo in questi paesi in guerra”, io rispondo: “No, nel Vangelo Cristo ha detto che se siamo respinti da un luogo, dobbiamo andarcene e trasferirci in un altro luogo. Il corpo di Cristo siamo noi, ovunque andiamo rendiamo presente Cristo”. Per riuscire a restare qui dovremmo cominciare a comportarci come fa l’Isis, e come fanno tanti altri qui da noi. Ma noi cristiani non siamo fatti per questo, non siamo fatti per la violenza e per fare scorrere il sangue». Padre Youssif non è mai uscito dall’Iraq, ha imparato l’inglese guardando le tivù straniere. Gli dico che in Occidente le comunità cristiane orientali rischiano di perdere la fede e l’identità culturale nel giro di una generazione, a causa del contesto secolarizzato e della posizione svantaggiata di una comunità di immigrati. Si mostra comprensivo verso l’obiezione, ma ribatte: «Comunque a quelli che mi chiedono se la Chiesa qui può garantire sicurezza per sé e la propria famiglia, recupero delle proprietà perdute e posti di lavoro dignitosi, sono costretto per onestà a rispondere di no. E allora come faccio a chiedergli di restare in nome di una testimonianza cristiana?».

mar-mattai-tempi-casadei

San Matteo è ricordato come santo taumaturgo, perciò il monastero da sempre è frequentato da pellegrini in cerca di guarigione. Il monaco dell’Anatolia guarì la principessa Sarah dalla lebbra con l’acqua battesimale, condotto a lei dal fratello Behnam che aveva incontrato il santo obbedendo al messaggio di un angelo apparso in sogno. Il padre, di nome Sennacherib come tanti re persiani, fece uccidere i due figli perché si erano convertiti al cristianesimo, poi impazzì. Fu la volta della moglie e madre dei giovani martirizzati di cercare san Matteo e portarlo al capezzale di Sennacherib, che fu a sua volta guarito. Si convertì e aiutò i monaci a costruire il loro primo monastero. Quando una coppia afflitta da sterilità ottiene la grazia di un figlio, se è maschio viene chiamato Mattai, se è femmina viene chiamata Sarah.

tempi-erbil-casadeiMentre Rabban Youssif illustra al visitatore la storia del monastero, si avvicina un giovanissimo peshmerga col suo kalashnikov a tracolla. Chiede di potersi fotografare con noi, mostra un braccio e una gamba scarnificati dalle ferite sofferte un anno prima in una battaglia nei pressi di Sinjar. Yadi ha appena vent’anni, è sposato e ha una figlia di diciotto mesi. Mostra con soddisfazione una foto della piccola che ha nel cellulare. La voce si rompe e diventa singhiozzante per l’emozione, o per uno stress psichico da trauma che nessuno ha mai curato: «Com’è bello, qui. Le cose cristiane mi appassionano. Quando mi mettono di guardia in luoghi come questo cerco sempre di fare conoscenza coi cristiani e di farmi fotografare con loro!».

Qui il primo articolo

@RodolofoCasadei

Tags: Cristiani PerseguitatierbilIraqkurdistanMar Mattaimosul
CondividiTwittaInviaInvia

Contenuti correlati

Suor Loveline in Nigeria

La missione di suor Loveline in Nigeria. «Qui essere cristiani è una sfida»

22 Giugno 2022
Una chiesa attaccata nello stato di Kaduna, in Nigeria, nel 2020

Nigeria, nuovo attentato in due chiese: almeno tre cristiani morti

21 Giugno 2022
Cristiani profughi in Sudan

Il dramma dei cristiani perseguitati costretti a fuggire

19 Giugno 2022
I funerali delle vittime della strage di Owo, in Nigeria

Nigeria. «La nostra fede è più forte dei loro kalashnikov»

18 Giugno 2022
La chiesa di Owo, Nigeria, dove è avvenuta la strage di Pentecoste

Nigeria. «Dopo la strage di Pentecoste la nostra fede è aumentata»

16 Giugno 2022
Resti di vestiti e sangue delle vittime della strage di Pentecoste nella chiesa di St Francis a Owo, in Nigeria

Nigeria. «Basta, la causa della strage di cristiani non è il cambiamento climatico»

15 Giugno 2022

Video

Foto Red Dot per Unsplash
Ambiente

Stop auto endotermiche? «Decisione ideologica»

Redazione
9 Giugno 2022

Altri video

Lettere al direttore

L’aborto non può essere considerato un diritto naturale

Emanuele Boffi
29 Giugno 2022

Read more

Scrivi a Tempi

I nostri blog

  • La preghiera del mattino
    La preghiera del mattino
    Augias “putiniano”? Chi semina conformismo raccoglie stupidità
    Lodovico Festa
  • Lettere al direttore
    Lettere al direttore
    Loro cantano “Imagine”. Noi cantiamo “Martino e l’imperatore”
    Emanuele Boffi
  • Cartolina dal Paradiso
    Cartolina dal Paradiso
    L’ideale cristiano non è la brava persona di successo, ma il santo
    Pippo Corigliano
  • Il Deserto dei Tartari
    Il Deserto dei Tartari
    Vasilij Grossman, la Russia e Macron
    Rodolfo Casadei
  • Good Bye, Lenin!
    Good Bye, Lenin!
    I sabati di lavoro dei profughi ucraini per i polacchi «in segno di gratitudine»
    Angelo Bonaguro

Foto

Ragazza in bicicletta
Foto

Esame di maturità. Un rito di passaggio

27 Giugno 2022
Egisto Corradi
Foto

La faccia più vera

26 Maggio 2022
Foto

Il potere dei senza potere e la guerra in Ucraina

20 Maggio 2022
Foto

“Investire in educazione”. Incontro sulla mostra “Alleanza scuola lavoro”

10 Maggio 2022
Foto

“Droga, le ragioni del no. Scienza, prevenzione, contrasto, recupero“

2 Maggio 2022

Altre foto

Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994

Codice ISSN
online 2499-4308 | cartaceo 2037-1241

Direttore responsabile
Emanuele Boffi

Editore
Contrattempi Società Cooperativa
Piazza della Repubblica, 21 – 20124 Milano
[email protected]
C. F. / P. Iva 10139010960
Iscrizione ROC n. 30851

Redazione
Piazza della Repubblica, 21 – 20124 Milano
+39 02.51829864
[email protected]

  • Chi siamo
  • Scrivi a Tempi
  • Iscriviti alla newsletter
  • Pubblicità
  • Privacy policy
  • Preferenze Privacy
  • Sfoglia Tempi digitale
  • Gestione abbonamento
  • Abbonati con carta di credito
  • Abbonati con bonifico/bollettino
  • Archivio storico

Copyright © Contrattempi Società Cooperativa. Tutti i diritti sono riservati | Contributi incassati nel 2021: euro 155.773,68. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70

Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • ACCEDI
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Giugno 2022
    • Maggio 2022
    • Aprile 2022
    • Marzo 2022
    • Febbraio 2022
    • Gennaio 2022
    • Dicembre 2021
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Terrorismo islamico
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Scuola
    • Scuole paritarie
    • Educazione
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Cultura
    • Libri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Società
    • Social network
    • Razzismo
    • Politicamente corretto
    • Lgbt
    • Sport
  • Spettacolo
    • Cinema
    • Tv
    • Musica
  • Tempi Media
    • News
    • I nostri blog
    • Video
    • Foto

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password? Sign Up

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

All fields are required. Log In

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In

Add New Playlist