Memoria popolare
Così a Roma una presenza cristiana irriducibile si fece Movimento Popolare
Il 21 dicembre 1975, al Teatro Nuovo di Milano, l’amico Roberto Formigoni sanciva, a livello nazionale, la nascita del Movimento Popolare (Mp). Subito dopo, nella primavera del 1976, aprivamo la sede dell’Mp di Roma e del Lazio, che in seguito sarà anche di riferimento per l’Italia meridionale. L’inizio di questa esperienza, per noi di Roma, non fu solo per seguire una indicazione nazionale, ma soprattutto la conseguenza naturale del lavoro di presenza di Comunione e Liberazione nell’università, nelle scuole superiori, nei posti di lavoro e nella città dei quattro anni precedenti.
In quello stesso periodo, oltre che responsabile dell’Mp mi ritrovai anche ad essere, per sollecitazione degli amici di Milano, “borsista” nella Cisl nazionale al seguito di Roberto Romei che da segretario della Cisl lombarda era stato eletto nella segreteria nazionale del sindacato cattolico. Da qui si sviluppò tutta una serie di rapporti interessanti con personalità del mondo sindacale, di cui racconterò in altra occasione.
L’ingresso di Cl in università e il rapporto con la Chiesa
Perché, come ho detto, per noi fu naturale iniziare l’esperienza di Mp? Perché gli anni precedenti il 1976 erano stati per noi ricchi di avvenimenti significativi che di fatto erano già esperienze di movimento popolare. Nel 1972 inizia la nostra presenza significativa nell’Università La Sapienza di Roma, sotto la guida pastorale e non solo di don Giacomo Tantardini. Nel 1973 invitiamo il nostro professore di Scienze politiche, l’onorevole Aldo Moro, al Convegno nazionale di Comunione e Liberazione che si tiene al Palalido di Milano. Inizierà così un rapporto di grande amicizia e stima con uno dei maggiori leader politici e statisti della Prima Repubblica, stroncato solo dal vile assassinio delle Brigate rosse nel maggio 1978.
Nel 1974 cresce la nostra presenza nella città e nella Chiesa di Roma. Partecipiamo al famoso convegno indetto dal cardinale Ugo Poletti, vicario della diocesi di Roma, dal titolo “Attese di carità e giustizia nella città di Roma”. Questa occasione ci permise di iniziare una presenza sempre più significativa nelle parrocchie e nei quartieri della capitale. In quello stesso anno valorizzammo molto il rapporto con gli amici, di estrazione marxista e socialista, dei Quaderni calabresi, significativa scoperta della Jaca Book, la casa editrice creata da Sante Bagnoli. Iniziava però anche la battaglia politica relativa al referendum abrogativo della legge che aveva istituito il divorzio, che portò alla rottura del rapporto con Francesco Tassone e gli altri responsabili di Quaderni calabresi.
1975, un anno ricco di avvenimenti
Il 1975 fu uno degli anni più ricchi di avvenimenti. Per un quadro completo rimando al libro La P38 e la mela (Itaca, 2009). Sinteticamente gli eventi più importanti furono i seguenti.
- La battaglia dei “decreti delegati”, un provvedimento del ministro della Pubblica Istruzione che consentiva una partecipazione alla gestione della scuola da parte degli studenti e dei genitori attraverso l’elezione di appositi organi collegiali. Furono istituiti per ricondurre in un alveo democratico la contestazione studentesca. All’inizio noi fummo contrari, ma poi cambiammo idea e partecipammo alle elezioni studentesche.
- Prime elezioni universitarie a Roma fra il 12 e il 14 febbraio 1975. Presentammo la nostra lista “Cristiani per una università democratica e pluralista”, alternativa alla lista del Movimento giovanile Dc, che non volle fare l’accordo con noi. Nella facoltà di Scienze politiche il professor Aldo Moro diede indicazione ai suoi studenti di votare la nostra lista.
- Il terribile pestaggio dei nostri amici Lucio Brunelli e Gianni Gianninoto da parte di militanti neofascisti afferenti al Fuan (Fronte universitario d’azione nazionale, contiguo al Msi) nel corso della campagna elettorale universitaria. In dieci anni di elezioni universitarie riuscimmo a ribaltare i rapporti di forza con le liste della sinistra, che inizialmente ci sopravanzavano.
- La creazione da parte nostra del Centro culturale intitolato a Carlo De Cardona, grande figura di sacerdote meridionale, fautore di numerose iniziative sociali a favore dei più bisognosi, in via Tiburtina Vecchia, vicino all’università e quasi di fronte a via dei Volsci. Lì avevano la loro sede le formazioni extraparlamentari di sinistra (Potere operaio, Autonomia operaia) dalle quali verranno fuori diversi militanti delle Brigate rosse.
- L’attentato a Bernardo Leighton, democristiano cileno in esilio a Roma, già ministro in vari governi ed ex vicepresidente del suo paese, gravemente ferito insieme alla moglie da uomini del dittatore Pinochet e da elementi dell’estrema destra italiana il 6 ottobre 1975. Fummo noi a organizzare una manifestazione di piazza (per la prima volta non nel chiuso di qualche cinema) di solidarietà con lui e per un Cile democratico e libero. La Dc romana cercò di condizionare e strumentalizzare la cosa, opponendosi a che parlasse qualcuno di noi. Alla fine concordammo di far parlare, a nome di tutti, il segretario nazionale della Cisl Luigi Macario; ma improvvisamente, violando gli accordi presi, intervenne anche Lucio D’Ubaldo, a nome del Movimento giovanile Dc. Scorrettezze consuete, che si ripetevano.
- Il terribile anno 1975 si chiuse con la nostra assemblea del 15 dicembre nell’aula più grande della facoltà di Lettere e Filosofia. Tale facoltà era interamente egemonizzata dalle formazioni della sinistra extraparlamentare, tant’è che nemmeno la Fgci (Federazione giovanile comunista italiana, emanazione del Pci) riusciva a tenervi assemblee. Noi, spinti dall’“ingenua baldanza” della nostra fede e da una buona dose di incoscienza, ne organizzammo una e portammo a parlare Rocco Buttiglione in nostra rappresentanza, l’onorevole Giovanni Galloni, vicesegretario nazionale dalla Dc, e Cataldo Di Napoli, segretario della Cisl di Roma. Riuscimmo a portare a termine l’assemblea, ancora oggi non so come, entrando ed uscendo dalla facoltà tra due ali di carabinieri e di poliziotti insieme, mentre tanti militanti extraparlamentari ci insultavano e ci sputavano. Ironia della sorte, tra di loro c’era anche il figlio dell’onorevole Galloni…
Il frutto di una esperienza vivente
Dopo tutto ciò – e molto ancora si potrebbe raccontare – dovrebbe risultare facile capire come nel 1976, all’apertura ufficiale del Movimento Popolare di Roma, la struttura organizzativa era costituita già da amici di Cl, della Cisl, delle Acli, di alcune correnti della Dc e da professionisti di diversa estrazione (i nomi e i settori di responsabilità si trovano tutti nel libro La P38 e la mela).
A conclusione di questa prima ricostruzione del Movimento Popolare a Roma, vorrei sottolineare un punto di capitale importanza: tutta questa ricchezza di fatti concreti, di amicizie vere e di vicende che potremmo ora definire “di portata storica” non sono nate da programmi e obiettivi prestabiliti, né da smanie di protagonismo o di egemonie politiche e culturali, bensì solo dal desiderio di testimoniare l’umanità e la concretezza storica dell’esperienza cristiana vissuta da un popolo!
(1. continua)
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!