Ieri verso l’ora di pranzo è esplosa una bomba nella stazione della metropolitana di San Pietrooburgo (Russia). Al momento si contano 14 morti e una quarantina di feriti, ma il bilancio è provvisorio. Secondo gli inquirenti un secondo ordigno, riempito con schegge e chiodi, non sarebbe esploso e si tratterebbe di un attentato terroristico. Vi sono dei sospetti su un ventenne kirgiso.
La bomba è esplosa tra le fermate di Tekhnologicheskiy Institut e Sennaya Ploshad. È grazie all’abilità del conducente se il numero delle vittime non è maggiore. Dopo l’esplosione, infatti, egli non ha fermato il convoglio fino all’arrivo in stazione, permettendo così alle persone di evacuare.
L’ATTENTATORE. In un primo momento l’attentatore era stato identificato in una persona con barba e cappello nero che, però, poi si è recato alla polizia per proclamare la sua innocenza. Ora i sospetti si concentrano invece su un giovane 23enne con occhiali, cappello blu e parka rosso.
PUTIN. In città ieri c’era il presidente russo Vladimir Putin, che in serata si è recato sul luogo dell’attacco e deponendo una corona di fiori in onore delle vittime. Putin ha detto che «non è chiaro ancora quali siano le cause, le stiamo vagliando tutte, incluso il terrorismo. Voglio esprimere il mio più sincero rammarico ai parenti delle vittime. Ho già parlato con i capi dei servizi, il direttore del Fsb. I corpi di polizia e servizi speciali sono al lavoro, faranno di tutto al fine di individuare le cause dell’incidente, per dare una valutazione completa di quello che è successo». Il presidente russo ha ricevuto attestati di solidarietà da tutto il mondo compreso quello del suo omologo statunitense Donald Trump. I due avrebbero convenuto che «il terrorismo è un male che deve essere combattuto congiuntamente».
PISTE INVESTIGATIVE. Al momento non ci sono rivendicazioni, anche se molti analisti propendono nell’indicare nella pista islamista la più probabile sorgente dell’attentato, visto anche l’impegno della Russia in Siria a fianco del presidente Bashar al Assad. Non va dimenticato che da anni Putin è in guerra con i separatisti ceceni e che negli ultimi anni obiettivi sensibili russi sono stati colpiti da gruppi islamisti provenienti dal Caucaso settentrionale. Nel 2004 nella metropolitana di Mosca ci furono due attentati che uccisero in totale 51 persone, mentre nel 2010 due donne legate al separatismo ceceno si fecero esplodere uccidendo 40 persone. Nel 2011, inoltre, un attentatore suicida uccise 37 persone all’aeroporto Domodedovo di Mosca.
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