Che ne pensiamo delle illazioni intorno alla “Formigoni evening”, la sera che Giannino ha dato i numeri dell’eccellenza Lombardia, il piacentino Magnaschi ha detto le radici di quella bella terra e Festa si è commosso citando Antonio Simone? Pensiamo che i cronisti andassero a caccia della notizia di quante divisioni ha Cl, che il Fatto ha provato a marciarci sopra (sia pur legittimamente e in una certa qual maniera “informata”) e che la realtà è lì, tutta dispiegata, non c’è bisogno di alludere e di illudere chicchessia: pensavano che il popolo avrebbe fischiato Formigoni (un Formigoni pimpante e che fuori dal bicchiere ci sarà andato solo un paio di volte, ma che volete, Formigoni non doveva dire chi è, da che parte viene e da che parte va?). Totale: le illazioni sulle divisioni sono state messe definitivamente a tacere da una intervista di Giorgio Vittadini (il leader, secondo la pubblicistica incalzante, della “vera” Cl, l’anti-Formigoni) al Giorno. E bon, rileggetevela qui.
Ritornati dalle ferie, ci piace rilevare che l’intervista di Marco Tarquinio, direttore dell’Avvenire, al Corriere della Sera ha chiuso in bellezza il tormentone estivo su cattolici in politica e partito dei cattolici. Doveva arrivare un simpatico perugino per rimettere le cose in fila. E bon, viva Tarquinio che di tutto l’arrosto e il fumo raccontato dice che «siamo certamente in una fase di “grande smarrimento” in generale nei rapporti tra gli eletti e gli elettori (per questo una nuova legge elettorale e non una nuova presa in giro degli elettori è indispensabile), così come tra i poteri e tra i diversi livelli dello Stato. C’è smarrimento anche nei rapporti tra i cattolici associati e impegnati e chi – a sinistra, a destra e anche al centro – si candida a rappresentarli e magari sogna di poterseli annettere a suon di slogan vuoti o di strumentali disarticolazioni della comune visione antropologica e della stessa Dottrina sociale cristiana».