
Cosa conservare?

Dopo la recente pubblicazione sul sito di un decalogo di principi conservatori sottoscritto da varie associazioni culturali, i lettori tempisti godranno di un’ampia discussione sul tema nel prossimo numero di Lisander. D’altronde, parlare di conservatorismo non significa rivolgersi solo a una minoranza di persone, cittadini o elettori. Un conto è infatti identificarlo ideologicamente con una parte politica, altra cosa, invece, è discettarne come di un’attitudine o una sensibilità che, a ben vedere, riguarda tutti. Giova a tal proposito sfogliare un libro uscito di recente, pubblicato da Yale University Press: True Conservatism. Reclaiming Our Humanity in an Arrogant Age. L’autore, Anthony T. Kronman, è uno studioso americano di diritto che è soprattutto preoccupato di una tendenza contemporanea: l’egualitarismo montante che porta al livellamento sociale e all’inaridimento della persona.
Già in un volume di qualche anno fa, The Assault on American Excellence, Kronman aveva palesato il suo timore: a furia di svalutare la qualità e l’eccellenza, in nome di un democraticismo massificante, la perdita secca è di tutti. Kronman ha diversi numi tutelari, ma forse il più importante di tutti è Alexis de Tocqueville – e come dargli torto! Un aristocratico, di sangue e di spirito, che riconosce nella democrazia un fatto provvidenziale con cui bisogna fare i conti, ma che, nonostante questo, non è totalmente positivo.
Il fardello della libertà
Che cosa significa? Molto semplice: venute meno le distinzioni di sangue, censo ed eredità varie, non si può pensare che ciascuno sia equivalente all’altro. Il che è un altro modo per dire che ciascuno potenzialmente può elevarsi – moralmente, intellettualmente, economicamente – ma non può accampare pretese sul corpo sociale: è la responsabilità individuale che deve guidare la vita propria, una bella rivoluzione! Positiva, se ciascuno cerca di migliorarsi, ma negativa se invece diviene il pretesto per una visione egualitaria della vita, com’è d’altronde tipico di un diffuso uomo-massa contemporaneo.
Michael Oakeshott, un altro riferimento dello studioso americano, sebbene purtroppo quasi inutilizzato, parlava in un saggio sulle masse nella democrazia contemporanea (inserito in Razionalismo in politica e altri saggi a cura di Giovanni Giorgini, IBL Libri) di “anti-individuo”. Se è vero che con la modernità fa capolino il singolo, l’individuo che vuole ricercare la felicità a proprio modo, d’altro canto non tutti riescono a far fronte alla responsabilità che necessita questo vasto spazio lasciato alla libertà individuale. Ecco così che all’individuo si accompagna la sua controparte manqué, la sua ombra non in grado di sostenere il fardello della propria libertà.
Conservare l’uomo
È altrettanto evidente che l’individualismo necessita di appoggi e sostegni di natura permanente. L’uomo rischia di smarrire se stesso se non è educato ai propri limiti, da un lato, ma anche al gusto per l’eccellenza, dall’altro. Esemplificativa è la citazione posta in esergo da Kronman tratta da Tocqueville: affinché una società democratica rettamente intesa regga, va coltivato il piacere per ciò che trascende il qui e ora, un sentimento che spinga l’uomo al miglioramento di se stesso, un amore per i piaceri immateriali. Un conservatorismo autentico, per Kronman, non può che mirare a conservare un’immagine “alta” di uomo: serve educarsi alla virtù per essere in grado di sostenere il peso della libertà. Autodisciplina e autocontrollo si acquisiscono solo dopo – e mai definitivamente! – attraverso un duro e lungo tirocinio. L’educazione liberale, scriveva Oakeshott (ma non solo lui!), richiede sacrifici ma affina l’uomo.
Il discorso è tutt’altro che finito qua, ovviamente. Una parte cruciale di un conservatorismo degno di questo nome riguarda infatti la tutela di tutte quelle strutture intermedie – come la famiglia – e di quelle infrastrutture morali – come le tradizioni e i costumi – che aiutano l’individuo a orientarsi in quel vasto e sconfinato mare che è la vita stessa: tentare di distruggerle, magari sostituendole con surrogati artificiali, conduce all’abolizione dell’uomo. Conservare l’uomo, la sua dignità, la sua libertà, i suoi limiti: può sembrare forse astratto, ma le implicazioni nella realtà sono immense.

Anthony Kronman, True Conservatism: Reclaiming Our Humanity in an Arrogant Age, Yale Univ Pr, 320 pp, 34 euro.
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