
Coronavirus. La scommessa “darwiniana” di Johnson? La stessa di Merkel e Macron

Siete sicuri che il governo di Boris Johnson abbia assunto, sulla crisi del coronavirus, una linea diversa da quella degli altri paesi europei? Siete sicuri che abbia scelto la linea neo-darwiniana di sacrificare gli anziani e i malati?
Forse, come hanno obiettato deputati dell’opposizione liberal-democratica, ha solo comunicato male: quella frase, «Many more families are going to lose loved ones before their time», cioè molte più persone di quanto accade con l’influenza stagionale perderanno i loro cari prima del tempo, ha distratto da una analisi più serrata del suo intero discorso. Che in realtà è molto simile a quello tenuto in Francia da Emmanuel Macron e in Germania da Angela Merkel.
OBIETTIVO IMMUNITÀ DI GREGGE
Johnson è stato l’unico che, appoggiandosi sul parere del capo consigliere scientifico dell’ufficio del primo ministro, Patrick Vallance, ha spiegato che l’obiettivo di politica sanitaria del suo governo è di favorire lo sviluppo della cosiddetta immunità di gregge. Parigi e Berlino non l’hanno detto esplicitamente, ma se si analizzano le loro politiche, si capisce che l’obiettivo è lo stesso.
Se si guarda quello che la Merkel e Macron hanno detto e fatto sinora, si nota la convergenza con la linea adottata da Londra: nessuno dei tre governi ha preso misure draconiane come l’Italia o la Cina per la provincia di Wuhan; nessuna zona rossa regionale o nazionale e nessuna serrata generalizzata delle attività commerciali.
LE MISURE IN FRANCIA E GERMANIA
Macron ha chiuso scuole e università, ma le elezioni municipali si sono svolte domenica; ha vietato le riunioni di più di 100 persone, ma, solo ieri, ha chiuso bar, ristoranti e altri esercizi commerciali; ha vietato le visite dei parenti nelle case di riposo per anziani, ma agli ultra 70enni che vivono in casa propria è stato semplicemente consigliato di non uscire di casa. Ora pare aver cambiato strategia, ma, appunto, solo ora.
In Germania Angela Merkel ha vietato gli assembramenti con più di mille persone, che equivale alla sospensione dei grandi eventi sportivi e dei grandi concerti, ma non ha chiuso scuole e università. Ha invece evocato come esito probabile che il 60 per cento della popolazione tedesca venga contagiato dal virus. Guarda caso, la stessa percentuale che nel Regno Unito il professor Vallance considera la quota minima per far scattare la famosa immunità di gregge.
E QUELLE NEL REGNO UNITO
Nel Regno Unito Boris Johnson aveva inizialmente interdetto soltanto le gite scolastiche, chiesto alle persone con sintomi di restare a casa, sconsigliato gli anziani di fare crociere. Nel week-end ha introdotto misure che vietano i raduni di massa (come in Germania, e come la Scozia aveva già deciso), ma le scuole e le università, così come buona parte delle attività commerciali resteranno aperte. Gli ultra 70enni sono caldamente invitati a confinarsi in casa per qualche mese: come è stato consigliato in Francia da Macron.
Britannici, tedeschi e francesi fanno lo stesso ragionamento: la serrata totale all’italiana o alla cinese non funziona, perché anche se si stronca l’epidemia in due o tre mesi, essa si ripresenterà presto, perché la maggior parte della popolazione non sarà immune, e basterà che il virus torni nel paese attraverso qualche viaggiatore perché l’epidemia scoppi nuovamente. Bisogna invece lasciare che il virus si diffonda colpendo la popolazione sana, che avrà meno problemi nel gestire la malattia, mentre gli anziani dovranno barricarsi in casa per tre-quattro mesi. Quando ne usciranno, saranno protetti dall’immunità di gregge acquisita dal resto della popolazione.
L’INCERTEZZA E IL DRAMMA
Dove sta il punto debole di questo approccio apparentemente più intelligente di quello italiano e cinese? Nel fatto che l’immunizzazione non è certa, e non si sa quanto può durare: potrebbe essere come quella del raffreddore, che dura poche settimane. Potrebbe anche essere un’immunità a vita, ma questa è solo una possibilità: siamo davanti a una scommessa con basi scientifiche incerte.
D’altra parte, la soluzione all’italiana e alla cinese per essere efficace dovrebbe, nell’attesa che sia disponibile un vaccino, sigillare le frontiere esterne e anche alcune interne a tutti i viaggiatori dall’estero o dalle regioni non ancora “pulite” all’indomani della scomparsa del virus dal paese o da sue singole regioni. Una misura difficile da praticare, e sicuramente molto costosa in termini economici. Il dilemma è davvero drammatico.
Foto Ansa
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