Coronavirus, la scommessa di Boris Johnson spiegata bene
Per gentile concessione dell’autore, pubblichiamo di seguito in una nostra traduzione un articolo che aiuta a capire le ragioni dell’approccio, completamente diverso da quello italiano, scelto dal governo di Boris Johnson per fronteggiare l’emergenza coronavirus e Covid-19. Una scommessa in pratica opposta a quella fatta dal nostro esecutivo, e che ha scatenato un gran dibattito, specie dopo le parole di Sir Patrick Vallance («Il 60% dei britannici dovrà contrarre il coronavirus per sviluppare l’immunità di gregge»).
L’autore dell’articolo è Giorgio Gilestro, professore associato di Neurobiologia dei sistemi complessi all’Imperial College di Londra. Nel testo (qui la versione originale in inglese), il ricercatore sintetizza e commenta un lungo intervento davanti alla commissione parlamentare per la salute di Chris Whitty, virologo di riferimento del governo per la lotta al Covid-19. Dall’intervento di Whitty e dalla sintesi di Gilestro emerge chiaramente che Londra non ha intenzione di intraprendere azioni particolari contro l’epidemia e vuole affrontarla come un’influenza.
Un punto di vista completamente “altro”, che di fronte all’allarme sanitario prova a tenere in maggior conto la vita complessiva della nazione, economia compresa. Si tratta – come detto, e come sottolinea Gilestro – di una scommessa, e come tale potrebbe finire male. Del resto, sostengono i britannici, anche l’enorme “investimento” della Cina e dell’Italia sul contenimento immediato dell’epidemia potrebbe rivelarsi non risolutivo.
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Potreste essere confusi quanto me riguardo al motivo per cui il governo britannico sembra intenzionato a fare poco o nulla contro l’attuale pandemia di Covid-19. Nel video che segue, il professor Chris Whitty – “chief medical officer” (Cmo) in carica – illustra la strategia e le nozioni scientifiche che stanno dietro al ragionamento del governo. Il professor Whitty è un epidemiologo e un esperto di trasmissione dei virus. Vanta un elenco di pubblicazioni molto buono. È quello che qualcuno chiamerebbe “un esperto”.
Il video è molto lungo, quindi ne sintetizzerò i punti chiave per trarre alcune conclusioni.
ll Cmo ritiene che il tasso di mortalità della malattia non superi l’1%, e che quell’1% sia con ogni probabilità la stima più alta. Questa conclusione si basa per lo più sui dati che ci arrivano dalla Cina. Il tasso di mortalità, o Cfr, [case fatality rate] rappresenta la quota di persone che muoiono dopo aver contratto la malattia. Il numero dipende dalle stime che facciamo del denominatore. Vale la pena di ricordare che l’Oms attualmente opera con un Cfr stimato del 3,4%.
Il governo del Regno Unito si muove su una linea per cui si aspetta che il 20% minimo della popolazione sarà infettato; lo scenario peggiore è ragionevolmente l’80% (il massimo a livello teorico: non si raggiunge mai il 100% per via dell’immunità di gregge). L’ipotesi operativa [dell’esecutivo] è una via di mezzo. Il lettore può calcolare da sé quanto sia l’1% del 50% di 60 milioni per stimare il numero di morti che si aspetta il Regno Unito.
Il governo di Londra agirà attraverso 4 misure di risposta, che coesisteranno tutte contemporaneamente ma con pesi diversi, a seconda della necessità: contenere, ritardare, ricercare, mitigare. Contenere significa che cercheremo di tenere l’agente virale fuori dal nostro territorio; ritardare significa che cercheremo di rallentare la sua presenza geografica; ricercare significa che studieremo come si muove il virus e come può essere fermato; mitigare significa che rallenteremo la sua diffusione nel tempo. Ora siamo nella transizione tra “contenere” e “ritardare”.
Le misure di contenimento sociale (cioè quelle della fase “mitigare”) saranno posticipate quanto più possibile in modo da non interferire nella vita e nell’economia delle persone. Sono le azioni appena stabilite dall’Italia e da altri paesi Ue, quelle che vediamo nei notiziari. Il Cmo pensa che alcune azioni di mitigazione (come chiudere le scuole) abbiano scarsa efficacia e non dovrebbero nemmeno essere prese in considerazione. Il Cmo dice che in effetti solo due scenari porterebbero alla chiusura delle scuole: quello – molto improbabile – in cui i docenti fossero esposti in massa al virus, tanto da far ritrovare le scuole a corto di personale; un secondo in cui il governo di Sua Maestà volesse mostrare di darsi da fare in qualche modo (sto leggendo tra le righe ma è abbastanza chiaro che il messaggio è questo). Il Cmo ritiene che, diversamente dall’influenza, la chiusura delle scuole contribuirebbe ben poco a fermare la malattia. Questo sulla base dell’osservazione che i bambini sono molto resistenti al virus e ai suoi sintomi.
Il Cmo riconosce che la Cina ha fatto un buon lavoro nel contenimento dell’infezione ma crede che i tassi di infezione possano tornare a salire dopo che la Cina avrà mollato il freno. (Condivido in parte questa osservazione e ho la sensazione che questo sia un punto critico per comprendere la strategia). Quel che il Regno Unito non vuole è introdurre misure di mitigazione che abbiano un impatto sulla società e sull’economia soltanto per scoprire che il virus tornerà a colpire non appena le misure saranno tolte. Vogliono invece lasciare che il virus faccia il suo corso, sebbene lentamente (Nb: probabilmente è questo che intendeva Boris Johnson quando ha detto che «dovremmo affrontarlo con coraggio»).
Il Cmo dice chiaramente che ci vorranno come minimo 18 mesi per vedere un vaccino. Meglio concentrarsi, piuttosto, sul reimpiego di farmaci vecchi o già approvati.
Tra le misure più efficienti dai modelli epidemiologici che il governo sta attualmente valutando c’è l’isolamento delle persone anziane dal virus. Ovviamente ciò significa isolare quelle stesse persone dalla società, il che ha un costo in termini di salute mentale. Allo scopo ridurre quest’ultimo danno, il Regno Unito ritarderà le misure di isolamento quanto più a lungo possibile. In breve, l’intera procedura non si svolgerà come una gara sui 100 metri ma piuttosto come una maratona, ragion per cui l’ultimo stadio, la mitigazione, dovrebbe partire il più tardi possibile. Per guardare le cose in prospettiva: il primo ministro italiano sta chiedendo ai cittadini di sopportare la situazione per due settimane, poiché questo investimento consentirà a tutti di tornare presto alla vita normale. Il Regno Unito, da parte sua, valuta di intraprendere misure più blande, ma in uno spettro di mesi.
Che cosa significa tutto ciò
1) C’è una differenza molto importante tra quel che progetta di fare il Regno Unito e quello che hanno deciso l’Italia o la Cina. Il Regno Unito tratterà [il Covid-19] come l’influenza e lo lascerà correre in un’unica ondata. Quel che vuole evitare è l’introduzione di misure sociali molto pesanti con costi economici potenzialmente paralizzanti, soltanto per vedere l’infezione tornare non appena tali misure siano interrotte. Importante: l’Oms si raccomanda di non adottare la strategia britannica e invita a prendere la Cina e la Corea del Sud come esempi da seguire. Mike Ryan, dell’Oms, ha chiaramente sconsigliato questo approccio. Per parafrasare le sue parole, ha detto: «Smettetela di trattarlo come l’influenza: l’influenza non può essere controllata. La Cina e la Corea del Sud hanno dimostrato che il Covid-19 può essere controllato».
Ovviamente, entrambe le parti stanno facendo una scommessa.
2) Il piano britannico dipende in gran parte da informazioni che abbiamo ricevuto dalla Cina. Esiste la possibilità che tali informazioni non siano corrette perché la demografia è diversa. Il governo britannico dovrebbe prestare attenzione maggiore a quel che accade in Italia e in Germania perché la loro demografia è più simile. Ho anche l’impressione che il Regno Unito stia pesantemente sottostimando il sistema sanitario cinese o forse sopravvalutando le capacità del proprio sistema sanitario. La Lombardia ha uno dei servizi sanitari migliori del mondo eppure è con l’acqua alla gola.
3) L’approccio britannico sembra essere molto secco e pragmatico (potrei speculare sul motivo per cui è così tirando in ballo consiglieri speciali di Downing Street, ma sarebbe soltanto speculazione). Potrebbe non essere digerito facilmente dall’opinione pubblica, a meno che la scommessa non sia immediatamente ripagata. In breve: tutto dipenderà da cosa accadrà in posti come la Cina, l’Italia o la Corea del Sud nei prossimi due o tre mesi. Riusciranno davvero a contenere l’infezione o il coronavirus tornerà a colpire in aprile o maggio?
Foto Ansa
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