Coraggio colleghi, provate a raccontare cosa c’è veramente dietro quelle sbarre
Marco Pannella e i radicali hanno iniziato lo sciopero della fame e del silenzio per sostenere il documento dei 108 giuristi e costituzionalisti che chidedono al capo dello Stato di sollecitare il Parlamento a varare «amnistia e indulto» per porre fine alla spaventosa situazione di degrado e incostituzionalità in cui si trovano le carceri italiane.
Ma i giornali dove sono? E le televisioni? Possibile che siano così poco sensibili alla «prepotente urgenza» umana evocata da Napolitano? Eppure un minimo esercizio del pensiero dovrebbe suscitare qualche riflessione anche tra gli animalisti alla Michela Brambilla.
D’accordo, le notizie di così tante persone (quasi 70 mila) che vivono ammassate in celle fuori norma Ue anche per i maiali possono infastidire le retoriche un po’ fanatiche di certi giornali e di certi pm combattenti. Però, un po’ di vera laicità, legalità e Costituzione in democrazia non guasta. E allora coraggio colleghi, provate a raccontare anche questa Italia da record di detenuti in attesa di giudizio (sono il 42 per cento della popolazione carceraria totale contro il poco più di 20 della media europea). Dei termini spropositatamente lunghi (fino a diciotto mesi!) della carcerazione preventiva. E della falsità di luoghi comuni come quello che attribuisce alla “certezza della pena” in carcere la “garanzia” di una maggiore sicurezza per i cittadini; quando è piuttosto vero il contrario, dicono i dati della stessa amministrazione penitenziaria, giacché «trascorsi sette anni dalla conclusione della pena, la recidiva si colloca intorno al 19 per cento in caso di pena alternativa, mentre raggiunge il 68,4 quando la stessa viene eseguita in carcere».
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