La serata del numero 18: 18 come gli anni che sono passati dall’ultima volta che il Real aveva vinto la coppa nazionale, 18 come le Coppa del Re vinte dalla squadra di Florentino Perez (al presidente mancava solo questo titolo e al terzo tentativo è riuscito a portarla in bacheca), 18 come i “tituli” conquistati da Mourinho nella sua carriera da allenatore.
Una vittoria che porta la firma indelebile dell’allenatore portoghese, era stato preso per vincere e lui al primo tentativo porta a casa una coppa. Altro record: è l’unico allenatore ad aver vinto 4 coppe nazionali in 4 paesi diversi. Alla vigilia è stato attaccato da tutti, persino dall’idolo Alfredo Di Stefano che lo accusava di essere troppo difensivista. I giornali gli imputavano il fatto di aver italianizzato il Real Madrid. Lui ha risposto a modo suo, a testa alta, prima in conferenza, poi sul campo: «Non bisogna vergognarsi di difendere in 11. Dobbiamo difendere tutti e attaccare tutti, la squadra deve muoversi insieme, dobbiamo stare sempre uniti».
Lo stadio di Valencia è una bolgia, esattamente diviso in due tra madrileni e catalani. Il primo tempo è targato Real, bravi a chiudere ogni spazio, a impedire che i centrocampisti attivino Messi e a ripartire con la velocità pazzesca di Ronaldo, Di Maria e Ozil. Ronaldo ha avuto due buone occasioni, ma la migliore arriva allo scadere del primo tempo: “spalita” di Ronaldo per Ozil, cross del centrocampista e colpo di testa di Pepe che si stampa sul palo con Pinto completamente immobile.
Il secondo tempo è di marca catalana. Ecco il vero Barcellona, velocissimo e imprevedibile, il Real è schiacciato nella propria metà campo ma non si disunisce, lotta su ogni pallone, ribatte i tiri e i passaggi azoulgrana e quando riesce, riparte con Ronaldo. Mourinho capisce che deve aiutare la sua squadra a rallentare il gioco, a farla salire. E allora dentro Adebayor e fuori Ozil. Ma non basta, Casillas deve compiere almeno tre miracoli per mantenere il risultato invariato. Poi all’ultimo secondo è Pinto a deviare un tiro di Di Maria destinato in rete.
Prima dei tempi supplementari le due squadre si uniscono in cerchio in mezzo al campo, al centro di ognuno c’è il tecnico, il condottiero, lo stratega della squadra. Immagini stupende, mai viste in Italia. Nei tempi supplementari il Real riprende in mano il pallino del gioco e il Barca sembra un po’ frastornato. Il gol arriva al 13mo del primo tempo dopo un’azione da manuale: Alonso ruba palla a centrocampo, la passa a Marcelo che la cede a Di Maria. Il brasiliano si rifà vedere e i due si scambiano il pallone con una triangolazione. In velocità Di Maria arriva sul fondo e mette un pallone perfetto sulla testa di Ronaldo che sovrasta Piquè e beffa Pinto. È la rete della vittoria. Nel secondo tempo il Real potrebbe raddoppiare con Adebayor e lo stesso Ronaldo, ma il risultato non cambia più.
Eccolo l’allenatore più criticato, più odiato e più vincente degli ultimi tempi: «Tutti gli interisti saranno contenti e staranno festeggiando con me, ora però voglio solo riposare», ha detto un Mourinho visibilmente commosso alle telecamere di Mediaset. «La mia fuga negli spogliatoi – continua il portoghese – è per dare spazio a questi ragazzi, siamo stanchi dopo tali incontri ma la Coppa è meritata. Qui la gente non è abituata a soffrire, qui si gioca all’attacco, questo è il primo titulo per un gruppo giovane, ora nella seconda stagione con il gruppo più esperto faremo meglio. L’Inter? Non è un dramma se questa stagione non finisce bene, l’Inter è campione di tutto. Moratti è circondato da persone capaci, e se Leonardo parte dall’inizio può fare molto bene, a quel punto c’è solo da ricominciare a vincere e ripartirà un nuovo ciclo».