La preghiera del mattino

Consigli non richiesti a Bonaccini per ricostruire una sinistra sensata

Dario Nardella e Stefano Bonaccini
Il sindaco di Firenze Dario Nardella (a sinistra), “main sponsor” del governatore emiliano Stefano Bonaccini (a destra) candidato alla segreteria del Pd (foto Ansa)

Sul Sussidiario Giulio Sapelli scrive: «Insomma, la disgregazione avanza. E come sempre è la Francia, sulla scia di un gollismo sempre più incisivo, ad aprire la strada alla disgregazione politica europea. Gli Usa inverano così una nuova strategia di dominio senza più egemonia, di cui un tassello non secondario è la continuità dell’assenza di una rappresentanza diplomatica statunitense di primo rango in Italia. Quest’ultimo governo – finalmente un governo politico! – deve far proprio questo insegnamento e riacquistarlo, questo accreditamento, stracciando il memorandum con la Cina che i filocinesi italici avevano confezionato all’ombra delle mura vaticane e ispirandosi al Trattato, in gestazione da anni e anni, tra la Santa Sede e il Pcc sulla nomina dei vescovi. Tutto ciò accade mentre la forza del capitalismo Usa si rende manifesta con sempre più eloquenza e richiama gli Stati europei alle loro responsabilità dinanzi alla storia mondiale. Una storia che si sta dipanando sotto i nostri occhi con una nuova inquietante versione».

Come al solito Sapelli ci insegna a guardare il mondo. Peraltro, forse, la questione francese andrebbe analizzata in modo più articolato: si colgono le mosse di Emmanuel Macron verso Washington, ma sono, come spesso accade al presidente francese, pasticciate e complicate da contromosse verso Pechino dove l’Eliseo ha inviato il fido alleato belga Charles Michel.

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Su Affaritaliani si scrive: «L’Italia di Giorgia Meloni continua a mandare segnali di lealtà atlantista a Joe Biden. Dopo il via libera alle nuovi armi per l’Ucraina e le dichiarazioni a più riprese in linea con Washington su Taiwan e la Cina, ecco una nuova mossa. E ancora sul versante militare. L’Italia è infatti vicina all’annuncio di un accordo con Giappone e Regno Unito per finanziare un programma multimiliardario per la generazione di nuovi aerei militari di ultima generazione in grado di competere con la prossima generazione di aerei da guerra statunitensi e non solo».

La scarsa attitudine berlino-parigina di coinvolgere gli Stati nazionali dell’Unione nella costruzione di un’industria “continentale” della difesa porta a una sorta di liberi tutti che difficilmente sarà rimediato solo dalle frenetiche mosse diplomatiche dell’Eliseo. Senza condivisioni, i tedeschi compreranno aerei da guerra americani e la Roma “risvegliata” cercherà rapporti con inglesi e giapponesi.

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Sull’Occidentale Bernardino Ferrero scrive: «La partita delle alleanze, dunque, con una parte del Ppe che potrebbe mettere in discussione lo “schema Ursula”, quello del governo con i socialisti, avvicinandosi ai liberali conservatori. Bakolas ha definito Meloni “pragmatica”, “intelligente”, “aperta”. “Se si dimostrerà un leader credibile, un interlocutore serio, dipenderà da lei”. Bakolas in queste ore è ad Atene per il vertice “privato” del Ppe. Nella capitale greca sono arrivati il croato Plenkovic, l’austriaco Nehammer, lo slovacco Heger, il vicepremier e ministro degli Esteri italiano Tajani. A fare gli onori di casa il premier greco Mitsotakis. Ad Atene ci sono anche il presidente e capogruppo dei popolari Weber, la presidente della commissione europea Von der Leyen e la presidente dell’Europarlamento Metsola. Due nomi papabili, Von der Leyen e Metsola, con schemi politici e alleanze diverse, per la corsa alla presidenza Ue».

Mentre a casa nostra giganti del pensiero come Letizia Moratti, che prima era a sua insaputa nel centrodestra e ora sempre a sua insaputa è nel terzo polo (con anche un passaggino di presidente, immaginiamo a sua insaputa, dell’Ubi), straparlano di una destra-destra italiana non più potabile, in Europa e nel mondo pare la pensino diversamente.

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Su Formiche Paolo Pombeni dice: «Stefano Bonaccini penso possa ricondurre il Pd all’essere un partito che trova la sua legittimazione nel buon governo in nome dell’interesse collettivo. Lui, differentemente da molti altri aspiranti candidati, ha dimostrato coi fatti di avere la capacità di governare. È senz’altro il candidato più forte».

In effetti anche a me sembra che Bonaccini sia la chance migliore per ricostruire una sinistra italiana di governo. Però il governatore dell’Emilia-Romagna non può sperare di preparare qualcosa di rilevante per il futuro senza lavorare, e molto. L’idea di partire da Municipi e Regioni è sensata, ma deve trovare subito una convergenza con Michele Emiliano e Vincenzo De Luca: una strategia autonomista deve fare i conti con la questione meridionale, e far uscire due governatori intelligenti e popolari dalla loro predicazione essenzialmente e disperatamente demagogica. Va fatto un accordo con forze ecologiste, ma alla “tedesca”, non alla Bonelli & Soumahoro. Inoltre bisogna togliere al duo di seminatori di zizzania (Matteo RenziCarlo Calenda) il monopolio del dialogo con la maggioranza di centrodestra sulle riforme istituzionali (presidenzialismo, autonomia/federalismo, bicameralismo, magistratura). Bonaccini e Dario Nardella devono presentarsi come quelli che vogliono un vero e nuovo patto costituente con il centrodestra che “c’è”. Infine va lanciata una forte proposta sul tema delle relazioni sociali, che prepari un sindacalismo di tipo nuovo (la divisione tra Cgil, Cisl e Uil prodotta dalla Guerra fredda non ha più senso) e che metta con le spalle al muro quel ceto burocratico che domina organizzazioni come la Cgil e la Confindustria, un ceto interessato solo alla propria sopravvivenza e carriera, invece che dedicato a rappresentare chi gli paga lo stipendio.

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