Come ti affitto l’utero. In Italia

Di Caterina Giojelli
22 Giugno 2016
L’inviata del Corriere Monica Ricci Sargentini racconta l’incontro illegale organizzato a Roma da un’agenzia per la maternità surrogata.

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Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – «Guarda che non ce la siamo presa, Mario mi ha chiesto se l’articolo ci danneggiava e io gli ho risposto che poteva andare peggio. Quello che non capisco è perché lo fai». Inizia così la telefonata di Francesca Sordi, referente per i clienti italiani dell’agenzia per la maternità surrogata Extraordinary Conceptions, alla giornalista del Corriere della Sera Monica Ricci Sargentini. Mario è Mario Caballero, direttore e fondatore della famosa agenzia di San Diego che qualche giorno prima ha dato appuntamento in un hotel di lusso a Roma ad alcune coppie italiane intenzionate a ricorrere alla pratica, vietata nel nostro paese, dell’utero in affitto. Tra queste, in incognito, c’è Sargentini, già autrice dei reportage sul business della surrogacy in California che suscitarono grande clamore durante la discussione del ddl Cirinnà e dell’articolo 5 (poi stralciato) sulla stepchild adoption. «Sono qui perché voglio aiutarvi ad ottenere quello che volete nel minor tempo possibile e al prezzo più economico – è la promessa di Caballero alle coppie presenti a Palazzo Montemartini – vogliamo avere più clienti in Italia. Per questo sto anche girando un documentario con un producer italiano». Queste e molte altre cose riporta Sargentini nel pezzo, eloquente fin dal titolo, “‘Madre surrogata? La troviamo noi’. Gli incontri (illegali) dell’agenzia Usa”, pubblicato il 2 giugno dal Corriere. Non appena lo legge, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin chiama i carabinieri dei Nas che subito avviano un’indagine. Contemporaneamente da San Diego vengono annullati gli appuntamenti previsti da Caballero in Italia. È allora che Sargentini riceve la telefonata: «Guarda che non ce la siamo presa, ma quello che non capisco è perché lo fai».

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]Cos’ha risposto?
Che io ho fatto il mio lavoro, ho informato il pubblico perché la loro agenzia stava facendo una cosa illegale. Che in Italia la surrogacy è vietata dalla legge 40 che punisce con la reclusione fino a due anni «chiunque realizza, organizza o pubblicizza la surrogazione di maternità», cosa che loro stavano facendo attraverso un vero e proprio tour che prevedeva, oltre a quella di Roma, tappe a Milano e a Firenze. È stata una telefonata surreale: oltre all’incontro di Roma mi ero iscritta anche a quello di Milano e avevo appena ricevuto un’email dell’agenzia che diceva che, avendo saputo da un giornalista che erano stati presi provvedimenti contro la persona di Caballero, per la sicurezza di tutti si era scelto di cancellare l’incontro. Mi hanno avvisato che mi stavano registrando, ribadivano che non erano arrabbiati. Eppure sono spariti, a quanto mi risulta nessuno dei clienti potenziali è stato più contattato.

Surreale la telefonata, l’email ma anche l’incontro nell’hotel di Roma che descrive nell’articolo.
In poche battute Caballero ha smascherato tutta l’ipocrisia dell’utero in affitto come dono o atto d’amore. Basta parlare con una qualsiasi di queste agenzie per far vedere che il re è nudo. «Questo è un business, non devono essere emotive, devono pensare al business»: è la frase che Caballero afferma di ripetere continuamente alle madri surrogate che sottopone anche a un test psicologico che attesti la loro sanità mentale, così da non potersi appellare al giudice e dire che non sapevano cosa stessero facendo nel momento in cui hanno firmato un contratto di rinuncia al figlio che avrebbero portato in grembo per conto terzi. Iscrivendomi al sito dell’agenzia ho potuto accedere al catalogo non solo delle donatrici, ma anche delle surrogate: potevo scegliere razza, età, studi, attività, orientamento. Un negozio virtuale di donne da affittare che Caballero ci invitava a blandire con attenzioni e somme di denaro così da disincentivare l’affezione per il bambino. «Io voglio che possano arrivare al parto e consegnarvi il bimbo dicendo: ecco il vostro bellissimo figlio», ci ha spiegato il direttore dell’agenzia. Il costo è, più o meno, come nel resto degli Stati Uniti: tra i 130 mila e i 160 mila dollari da pagare in quattro rate, più alcuni regali facoltativi che vanno dai 2 mila dollari per i massaggi ad altri 2 mila per un programma nutrizionale o mille per un viaggio della famiglia della gestante. Rispetto ai cinesi, ci ha assicurato, «vi faccio risparmiare 15 mila dollari, perché la crisi morde e noi vogliamo espanderci in Italia». Infatti ci ha parlato di un nuovo ufficio aperto apposta per noi europei nella Carolina del Nord, perché la California pare invasa dai cinesi che per avere figli maschi affittano anche tre surrogate contemporaneamente, facendo lievitare i prezzi. Ci ha messo in guardia dal ricorrere alla surrogacy in paesi come l’Ucraina dove, dice, vengono usati sperma e ovuli di dubbia provenienza, mentre da loro la “tracciabilità” è assicurata. Parlava così, di corpi e bambini.

E rispetto al portare i bambini in Italia, dove per la legge il figlio è di chi lo partorisce e non di chi lo commissiona?
Ha tentato di farci credere che sarebbe stata una passeggiata. In dieci anni, ha detto, non c’è mai stato un problema. Una volta in Italia noi saremmo stati segnati come genitori dei bambini. Ha citato il caso di Nichi Vendola che «ora è qui a Roma. Felice». Ha cercato di rassicurarci sul fatto che tre avvocati italiani si sarebbero occupati di tutto e tuttavia ci ha invitato a sbrigarci, «prima che entrino in vigore le leggi. Si parla – ha detto – di paragonare la Gpa ai reati sessuali». Quest’uomo che gira gli alberghi italiani come un piazzista è la dimostrazione che in Italia la pratica dell’utero affitto è un finto reato. Un reato sulla carta che nella pratica viene tollerato. Grazie probabilmente a una rete di contatti: mentre gli omosessuali ricorrono ai loro canali e si recano direttamente in America, all’incontro di Roma erano presenti coppie eterosessuali che sembravano assolutamente sprovvedute e poco informate, sulle conseguenze legali, ma anche sulla natura della pratica stessa: mi ha colpito una donna del Sud di circa 60 anni che chiedeva se avrebbe potuto usare i suoi ovuli per la fecondazione. Non era gente da siti web, qualcuno doveva averli indirizzati lì.

Quali reazioni sono seguite alla pubblicazione del suo articolo?
Il ministro Lorenzin ha chiamato i Nas, la deputata del Pd Fabrizia Giuliani ha presentato una mozione chiedendo di lavorare anche a costo di nuovi inasprimenti per impedire che le norme vengano aggirate e ignorate. Tuttavia avrei voluto vedere maggiore unità e trasversalità, come avvenne nel caso della mozione depositata in Senato da Anna Finocchiaro e alla Camera da Mara Carfagna per l’abolizione universale della Gpa sulla scia dell’assise di Parigi, lo scorso febbraio, in cui lesbiche, femministe, associazioni per i diritti umani e donne di sinistra di tutto il mondo hanno firmato un documento per un divieto globale della pratica. In Italia questa presa di posizione, anche da parte di chi si dice contrario, in questo momento non c’è. E non parlo solo della politica e della sinistra, che in periodo elettorale si autocensura per non cavalcare temi etici e divisivi come questo.

Si riferisce alle femministe e alle lesbiche italiane?
C’è una spaccatura nella comunità Lgbt, mondo che, di fatto, ha monopolizzato il dibattito sull’utero in affitto: i gay difendono la pratica arrivando a tacciare di omofobia chiunque, tra i movimenti di lesbiche e le associazioni femministe, osi pronunciarsi contro. Solo pochi giorni fa, Arcilesbica ha disdetto all’ultimo minuto la presentazione del libro di Daniela Danna, sociologa milanese dichiaratamente lesbica, Contract Children: questioning surrogacy (“Bambini su commissione: domande sulla maternità surrogata”); Marina Terragni, che ha dato alle stampe Temporary Mother. Utero in affitto e mercato dei figli, è stata accusata di omofobia su Facebook per aver scritto: «Se una donna è una cosa che si può affittare, tutta o in tranci, la si può anche bruciare, vetriolare, uccidere». Io stessa sono stata denunciata all’Unar per aver scritto un post giudicato omofobo che raccontava il dibattito interno alle femministe sulla surrogacy. Sono stata a Roma, il 7 giugno, al convegno al Senato “Gestazione per altri: tra proibizionismo e libertà contrattuale: quale approccio legislativo per il futuro?”. Si è parlato della proposta di legge dell’Associazione Luca Coscioni per introdurre una legge sulla gravidanza per altri in Italia. La discussione, tra esponenti del mondo gay e lesbiche, è stata accesa.

Lei vede nel dibattito una subalternità delle lesbiche ai gay?
Io vedo una sorta di ordine di scuderia a tacere in nome della correttezza politica. Chi è contrario alla pratica non ha diritto di parola, pena l’accusa di omofobia. Eppure la maggior parte delle lesbiche e tantissimi gay non sono affatto d’accordo con la Gpa. Mi stupisce che, dopo la condanna del Parlamento Europeo e la bocciatura al Consiglio d’Europa, si presenti una proposta di legge per regolamentare una pratica che viola i diritti umani. Vorrei che associazioni come Amnesty International e Human Rights Watch dicessero qualcosa in proposito. Perché questo silenzio? Alla Gpa ricorrono soprattutto coppie eterosessuali, non è una tematica Lgbt. Negli Stati Uniti ora la nuova tendenza è quella di uomini single etero che vogliono un figlio tramite l’utero in affitto. La questione non è essere omosessuali o eterosessuali, la questione è il desiderio di far sparire la madre che viene mascherato come un diritto. Uomini e donne non sono uguali. Solo la madre può partorire, la differenza sessuale esiste. Un uomo, gay o etero, per avere un figlio deve entrare in relazione con una donna. Non c’entra nulla l’orientamento sessuale, semplicemente un maschio non può diventare madre. Io nella surrogazione ci vedo tanta misoginia, è l’invidia dell’utero su cui medici, agenzie e avvocati fanno un business milionario.

Foto da Shutterstock

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26 commenti

  1. Nino

    Mi hai chiamato? eccomi: un articolo che parla di un reato in italia (pubblicità alla GPA), parla di riunioni frequentate solo da coppie eterosessuali (il 90% delle coppie che ricorrono alla GPA) .. ma poi deve infilarci per forza gli omosessuali, perchè sono quelli l’unico vero obiettivo del redattore.

    Per fortuna nel frattempo la Cassazione conferma (ed era ovvio, in base al diritto) la interpretazione data alla adozione in casi speciali con particolare riferimento alle coppie omosessuali.

    1. giovanna

      E se dico “studi farlocchi ” chi compare ?
      MicheleL con le sue lenzuolate ?
      O, forse, più probabilmente il mastino ” samuele” ad abbaiare.
      La trollona ha perso completamente ogni freno inibitore, se mai l’ha avuto.
      E noi non possiamo fare niente per lei.

      Meno male che qualcuno si accorge che l’eliminazione della madre è un danno per il figlio, come lo è l’eliminazione del padre, altro che “supremo interesse del minore”.

    2. andrea udt

      L’arte della finta tontaggine:

      1) ignorare che Tempi e Chiesa sono DA SEMPRE contro la fecondazione eterologa fatta da etero o da omo o da uno delle 56 sfumature di gender possibili

      2) usare il termine GPA quando invece è UteroInAffitto

      3) ignorare che quel 10% e’ incoraggiato dalle sentenze creative (“tutte belle e tutte ovvie”) e dalla formidabile propaganda culturale del “tutto e’ bello, tutto pulito, c’e perfino Bambi che bruca nell’orto mentre Nichi allatta il bambino”.

      Sebastiano ti ha evocato: sei comparso e non ci hai deluso.

      1. Nino

        Tempi e la chiesa saranno anche da sempre contro la eterologa, ma qui chissà perchè l’accento cade sempre sulle coppie omosessuali maschili (che su tutta l’eterologa rappresentano a questo punto forse 1% del totale, ma anche meno )

        Io la chiamo GPA e sono libero di chiamarla così, tu chiamala come vuoi

        Quel 10% ricorre alla GPA da ben prima che ci fossero quelle che chiami sentenze creative e che evidentemente per i giudici e perfino per la cassazione tanto creative non sono (in realtà sono logiche e ovvie per tutti ma non per alcuni).

        Poi sono pienamente d’accordo, il tipo ha infranto la legge e andrebbe incriminato, come chiunque infrange una legge dello stato. Ma che c’entrano gli omosessuali?

        1. Giannino Stoppani

          Che c’entrano gli omosessuali?
          Niente Nino, niente.
          Vendola e Lo Giudice infatti mica li hanno spiattellati in prima pagina i loro pargoli acquistati sul libero mercato della GPAaGMPC (Gestazione Per Altri a Gratis Me Possino Cecamme)
          Non sarà ora di tornare su Marte? Tanto più che hai parcheggiato il disco volante in doppia fila è c’è un ausiliario del traffico che si appropinqua.

        2. andrea udt

          C’entrano anche loro tanto che non c’è un sito di surrogazione che non abbia la sua bella pagina dedicata proprio alle coppie gay. Vai, vai a controllare.

          Non c’entra tanto che a mam mano vengono dati riconoscimenti giuridici a coppie omo il mercato della surrogazione sale.

          Chi sono i nuovi clienti visto il tasso di fertilità più o meno stabile degli etero?

          Chi ha fatto esplodere il mercato?

          Ora facciamo i conti della serva.

          Usa: 300.000.000 ab.
          facciamo che l’omosex sia 1% popolazione.
          dividiamo per 4 per estrarre le coppie gay e diciamo che solo 1 su 10 di queste coppie voglia un pargolo e sia disposto a pagare 100.000 dollari.

          Fai il conto e ti rendi conto di quanto vale il potenziale mercato per la surrogazione coppie gay.

          1. andrea udt

            E sono stato basso: I gay in Usa sono stimati fra il 2% e il 10% della pop. maschile. Chiedi conferma a quell’altroL.

          2. Rolli Susanna

            E’ sparitoL…

          3. MicheleL

            😉

          4. andrea udt

            Ciao micheleL.

            Ho letto pure lo studio sui nativi d’America. Non trovo quello sulla tribù africana. (link per il pdf?)

            Sei un gran mattacchione, ci sono cascato!

          5. Rolli Susanna

            E’ tornatoL……

    3. Sebastiano

      Alla risposta di Andrea Udt, che precedendomi ti ha bastonato per benino e come meritavi, aggiungo:

      “ma poi deve infilarci per forza gli omosessuali”
      dimentichi, Ninuzzo, che il mainstream della lobby lgbt (non degli omosessuali, o quantomeno di gran parte di loro) è quello che ogni santo giorno non fa altro che spingere sull’argomento.

      “Per fortuna nel frattempo la Cassazione..”
      per (vostra) fortuna la cassazione e la magistratura in generale ha da tempo smesso di fare il suo dovere, che è quello di applicare le leggi esistenti e non di inventarsene altre, soprattutto quando è palese che in merito il Parlamento deve ancora prendere una decisione e che l’orientamento, anche recente, è stato ben esplicitato dal fatto che la stepchild è stata stralciata dal testo.
      A credere che le cose sarebbero andate secondo diritto (e non secondo sentimento del magistrato di turno) erano rimasti solo gli allocchi di Ncd, noi lo avevamo previsto da tempo.
      Così come a credere che la legge sulle unioni civili non spalancasse le porte all’adozione e a questo vergognoso mercimonio.
      Questo nascondersi dietro la sottanina delle toghe (quando vi conviene) la dice lunga, così come il vostro atteggiamento pinocchiesco: fate finta di essere d’accordo sul fatto che sia reato in italia, ma vi ringalluzzite a difendere chi lo compie all’estero.
      Fasulli come una monetina da tre euro.

      1. Nino

        Come ho già detto, chi ricorre alla GPA vi ricorre a prescindere dalle unioni civili e dalla esistenza o meno della step child adoption.

        La legge Cirinnà stralciando la norma ha solo accontentato la lobby cattolica e reso un po’ più lungo il processo di adozione del figlio del partner, e le cose vanno secondo il diritto, ed è questo che non volete accettare. La legge non difende chi ricorre alla GPA o alla eterologa all’estero, ma neanche li può condannare perchè questo andrebbe contro qualunque logica di diritto internazionale. Non puoi impedire ad una donna di andare in danimarca e ricorrere all’eterologa (legale lì), non puoi impedire a questa donna di tornare in italia e non puoi non riconoscerla come madre del bambino, non puoi impedire (a meno di situazioni critiche, ma questo vale per qualunque tipo di genitore) che il bambino cresca con la madre e con la compagna della madre, che agisce ed è nei fatti un secondo genitore, ma nel “superiore interesse del bambino” vuoi impedire che questo genitore abbia verso il bambino gli stessi doveri della madre. Bel modo di preoccuparsi del superiore interesse del bambino

        1. Giannino Stoppani

          “Le cose vanno secondo il diritto”
          Ma certo, il giudiciume italico è integerrimo, alacre, morigerato e soprattutto rigidamente a-politico e a-ideologico.
          Guarda che ti multano il disco volante…

        2. Toni

          Anche se fosse vero che la legge Cirinnà ha quella impronta per prendere in giro i cattolici (questo dici) ciò non vuol dire che non debba essere applicata. Per quanto riguarda il diritto internazionale il recepimento non avviene per Cassazione ma per una atto che adatta l’ordinamento normativo nazionale. Oggi non c’è nulla di questo ma una semplice attività creativa dei giudichi che agiscono come schegge impazzite.
          Non credo che si adatta a chi va in Danimarca per comprarsi il bambino il diritto alla libera circolazione delle merci.

          1. Nino

            Non credo che le donne sposate che si rivolgono alla eterologa “comprino” un bambino, così come non lo fanno le donne non sposate.

            Non ho detto che lo stralcio della stepchild adoption abbia preso in giro i cattolici, ma solo che è stata fatta su richiesta della Lobby Cattolica e rimandare a data da destinarsi (data che francamente vedo lontanissima) una discussione sull’argomento. In realtà sull’argomento il parlamento ha deciso molto pilatescamente di lavarsene le mani e lasciare lo status quo.

            Poi sei libero di ritenere che la identica interpretazione della legge data a tre livelli (1° grado, appello e cassazione) sia sbagliata. Come io sono libero di ritenerla, oltre che giusta, anche logica.

          2. Toni

            Vabbè, tu non lo credi, come io non credo che se tu lo credessi verresti ad ammetterlo qua. Del resto le cose possono chiamarsi come si vuole. Come chiamare il pagare una donna, un notaio, un medico, un organizzazione di intermediari ecc? Mi viene in mente il quadro di Magritte “ceci n’est pas une pipe” (in Nino Magritte diventa “ceci n’est pas un bébé acheté”).

            Strana sinergia con altri per il ricorso all’idea di “lobby Cattolica”, strano soprattutto da chi non vede lobby gay, pedofili, artisti omo e pedofili sotto i riflettori e riveriti, che chiamano gender-bau e tante parole d’ordine. Nessuna domanda in merito, nessun dubbio su quello che si contribuisce ad alimentare. tu poi hai la formula “è una provocazione” su tutte le cose dove sei costretto a fermarti difronte al muro della “ragione”. Sono curioso di sapere come ci si sente quando si agisce in questo modo, se esiste assuefazione o sensi di colpa (anche se momentanei).

            Io non “credo” nulla sui tre livelli di giudizio, credo che manchi l’indipendenza e la coerenza con l’ordinamento giuridico, caratteristiche obbligatorie nel nostro sistema a detta di qualsiasi testo di diritto.

            PS: un minimo di sforzo Nino , quello che “dici” è nella sostanza.

        3. Sebastiano

          “Bel modo di preoccuparsi del superiore interesse del bambino”.

          Appunto: soprattutto quando gli si vuole imporre prima di essere orfano ex-lege, e poi di fargli credere che il mammo sia equivalente alla mamma e la babba sia equivalente al babbo.
          Il tutto in omaggio alla tutela dei desideri-diritti del più forte.
          Proprio un bel modo.

    4. Toni

      Caro Nino,
      non essere sfrontato. Sai benissimo che l’utero in affitto è un vergogna a cui ricorrono tanto le coppie etero che gay. Non troverai mai un articolo o un cattolico che possa difendere questa pratica abietta favorendo uno a discapito dell’altro. Che siano numericamente di più li etero è ovvio perché sono la maggioranza delle coppie. Che proporzionalmente siano di più i gay a tale pratica è altrettanto ovvio.

      Che tu vedi una “fortuna” il comportamento della Cassazione è in linea con la tua scarsa empatia con l’umanità e con il significato di padre e madre.

      Ho avuto sull’argomento una evoluzione del pensiero che ti espongo:
      Fermo restando che trovo giusto dare a copie gay ed etero la stessa pena per il reato di induzione alla schiavitù (comprare donne, usarle per confezionarsi un bambino la reputo schiavitù) trovo più abietto il ricorso di due uomini maschi gay che di due etero (uomo-donna). Il motivo è che una coppia etero ricorre a tale pratica quando una donna vede frustrato il proprio potere a generare, a differenza di un gay che obbedisce solo ad un capriccio al possesso di un bambino.

      1. Nino

        Peccato Toni che sia impossibile dare una pena alle coppie etero e gay per quello che tu chiami induzione alla schiavitù (termine che ovviamente non condivido, e mi pare di non essere il solo, perchè stati come il Canada e la California non sono d’accordo su questa tua definizione)

        1. Giannino Stoppani

          Non è impossibile, manca solo la volontà politica di farlo.
          Se si sbattono in galera i pedofili anche se esercitano dove è permesso, nulla vieta, un domani, a una nuova maggioranza meno gay friendly di fare una bella leggina apposta e far sbattere in galera i pervertiti, e magari pure qualche giudice di cassazione.

        2. Toni

          Mi meraviglierebbe e mi allarmerebbe alquanto che condividessimo qualcosa, ma mai dire mai. Detto questo, nel tuo richiamare a supporto la “forza” del Canada e della California, ritorni al mio grande tema che l’alta volta, per quanto imbeccato da me, hai fatto seguire da un superbo silenzio. Te lo ripropongo: “C’è qualcosa d sbagliato se un compratore di bambini (ma chiamalo come vuoi), dopo averlo cresciuto a suo piacimento lo volesse sposare?”
          Ripoto, per meglio consentirti di motivare la tua posizione, anche le domande che seguivano: “è una domanda illegittima? una provocazione? Un non problema? Se ce ne fosse uno di caso in tutto il mondo non credi che si tratterebbe di un “discriminato” nel caso di “no” alla sua esigenza? NON TROVI CHE UN MINIMO ELEMENTARE DI IDEA SUL BENE ED IL MALE BISOGNA AVERLA ANZICHÉ LASCIARLA DETERMINARE ALLA MAGGIORANZA O ALLA MODA? ” AL CANDA e ALLA CALIFORNIA?

          PS: capisci Nino, sono curioso di sapere se hai limiti morali e perché?

          1. Nino

            Caro Toni, leggo solo ora: mi stai chiedendo se ritengo possibile o accettabile che un padre sposi la prorpria figlia o il proprio figlio? No

          2. Toni

            Lo immaginavo, ma la questione più importante è rispondere al “perché”?

            Tieni conto, nella tua risposta, che il padre ed una madre sono (a detta tua implicitamente, per la categoria Galasi-L esplicitamente) un “pregiudizio” antropologico. E se lo sono padre e madre, mi viene da chiedere perché non lo è pure il “figlio”.
            E questo, ovviamente, incide sul MINIMO ELEMENTARE DI IDEA SUL BENE ED IL MALE (sul punto ti ri-chiedo bisogna LASCIARLA DETERMINARE ALLA MAGGIORANZA, ALLA MODA DEL MOMENTO? AL PLACET DELCANADA e ALLA CALIFORNIA?

            Orsù, caro Nino, capisci che dire semplicemente “no” … è troppo a buon mercato per te. Un piccolo sforzo in più

            PS: E non lamentarti del tono di Toni

          3. Toni

            Nino, sarai molto impegnato, ma questo nodo con te lo affronterò ancora. Devo capire che ci guadagni.

  2. Sebastiano

    Articolo STUPENDO!
    Grazie infinite a Monica Ricci Sargentini e a Tempi!

    P.S.: adesso attendiamo i soliti noti…

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