
La Chiesa, la Comunione, i divorziati risposati e la Grazia che non può essere senza spese perché «siamo stati redenti a caro prezzo»
Caro direttore, è da mesi che cerco di seguire con molta attenzione il dibattito in atto nella Chiesa cattolica sul problema della Eucaristia ai divorziati risposati, dibattito che vede due posizioni nettamente contrapposte tra loro. Dopo aver letto tutto il possibile, mi pare di poter dire che alla base di tante posizioni, lontane dall’insegnamento di Cristo e sua Chiesa, c’è la mancanza di una fede personale e la non-appartenenza alla sua Chiesa, se non per alcuni aspetti formali ed esteriori che non hanno incidenza nella vita.
La mia esperienza mi dice che ogni aspetto della vita (studio, lavoro, amicizia, amore, sofferenza, famiglia eccetera) viene vissuto (almeno si cerca di viverlo) avendo come centro vitale il Signore Gesù, se sono credente; o la nostra vita sarà per forza frammentata e disorganica, come certe periferie delle nostre squallida città, che fanno da cornice ai centri storici medioevali dove c’è un progetto, un disegno preciso, con una sua piazza, la cattedrale e il comune: luogo che dava armonia al tutto.
Si arriva al matrimonio (quando si arriva, perché ormai la convivenza sembra prevalere) con un bagaglio culturale ed una esperienza di vita già bene definiti: non è certo il corso per fidanzati che può cambiare le cose (a parte qualche miracolo).
L’educazione al matrimonio e alla vocazione famigliare e ad una vita di amore, come la intende Gesù, necessita di un cammino e di un percorso costante e solido di contenuti e di esperienze buone fin dalla prima adolescenza.
Ma qui sta il problema: se la proposta di vita cristiana non è affascinante, perché dovrei farla mia? Se nessuno mi aiuta a fare esperienza della convenienza di Cristo per la mia vita (ci si limita ad educare alla mondialità, al volontariato, all’assistenzialismo eccetera), perché dovrei abbracciare questa ipotesi di vita?
Certo: non pochi dicono di avere fede, ma non è una fede vivente (non dico coerente, perché siamo tutti peccatori, ma vivente). Vivente significa che un uomo capisce esistenzialmente che Cristo è la risposta alla sua vita e al mondo.
Anche se come Eliot scrive: «Bestiali come sempre, carnali, egoisti come sempre, interessati e ottusi come sempre lo furono prima. Eppure sempre in lotta, sempre a riaffermare, sempre a riprendere la loro marcia sulla via illuminata dalla luce. Spesso sostando, perdendo tempo, sviandosi, attardandosi, tornando, eppure mai seguendo un’altra via».
Preparandomi a scrivere questa “lettera” mi sono ricordato di una pagina di Sequela, libro scritto da Bonhoeffer. Il primo capitolo si intitola: “La grazia a caro prezzo”.
«La grazia a buon prezzo è il nemico mortale della nostra Chiesa. (…) Grazia a buon prezzo è grazia considerata materiale da scarto, (…) sacramento sprecato; grazia considerata magazzino inesauribile della Chiesa, da cui si dispensano i beni a piene mani, a cuor leggero, senza limiti; grazia senza prezzo, senza spese.
(…) Grazia a buon prezzo è (…) perdono dei peccati inteso come verità generale, come concetto cristiano di Dio. Chi la accetta, ha già ottenuto il perdono dei peccati. La Chiesa che annunzia questa grazia (…) è già partecipe della grazia. In questa Chiesa il mondo vede cancellati, per poco prezzo, i peccati di cui non si pente e dai quali tanto meno desidera essere liberato. Grazia a buon prezzo, perciò, è rinnegamento della Parola vivente di Dio, rinnegamento dell’incarnazione della Parola di Dio.
Grazia a buon prezzo è giustificazione non del peccatore, ma del peccato. Visto che la grazia fa tutto da sé, tutto può andare avanti come prima. (…) Perciò anche il cristiano viva come vive il mondo, si adegui in ogni cosa al mondo e non si periti in nessun modo – a scanso di essere accusato dell’eresia di fanatismo – di condurre, sotto la grazia, una vita diversa da quella che conduceva sotto il peccato. Si guardi bene all’infierire contro la grazia, (…) tentando di condurre una vita in obbedienza ai comandamenti di Gesù Cristo! (…) Il cristiano viva come vive il resto del mondo!
(…) Grazia a buon prezzo è annunzio del perdono senza pentimento, è battesimo senza disciplina di comunità, è Santa Cena senza confessione dei peccati, è assoluzione senza confessione personale. Grazia a buon prezzo è grazia senza che si segua Cristo, grazia senza croce, grazia senza il Cristo vivente, incarnato.
Grazia a caro prezzo è (…) perché chiama a seguire Gesù Cristo; (…) è cara, perché condanna il peccato, è grazia, perché giustifica il peccatore. La grazia è a caro prezzo soprattutto perché è costata molto a Dio; a Dio è costata la vita del suo Figliolo – “siete stati redenti a caro prezzo” – e perché per noi non può valere poco ciò che a Dio è costato caro. (…) Essa ci viene incontro come misericordioso invito a seguire Gesù, raggiunge lo spirito umiliato ed il cuore contrito come parola di perdono».
Dopo questo testo vorrei riproporre due interventi: uno è quello del cardinal Ouellet, prefetto della Congregazione dei Vescovi: non chiude alla riflessione su «alcune iniziative innovative che rispondono alle nuove sfide delle evangelizzazione». Il punto chiaro, però, è che l’aiuto che si deve concedere ai divorziati risposati ha un limite ben chiaro, «quello imposto dalla verità dei sacramenti della Chiesa». La ragione di questa limitazione non è morale ma sacramentale. Il secondo matrimonio rimane un ostacolo oggettivo che non permette di partecipare alla sacramentalità di Cristo e della Chiesa.
Così invece padre Pepe di Paola: «Noi rispettiamo la gente. Se le persone cercano di comunicarsi, diamo loro la Comunione. Non siamo dei giudici che decidono chi si deve comunicare e chi no. Quando ci troviamo davanti a persone che convivono senza essere sposate in chiesa, non alziamo barricate, neppure nel caso dei sacramenti e della Comunione. Ci opponiamo a quelli che hanno solo precetti».
Che lo Spirito Santo, spirito di sapienza, illumini la Chiesa.
Don Nino Origgi
parroco, Varese
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Non pensavo che da una semplice battuta nascesse una diatriba così filosofica,volevo solo far capire il mio piccolo pensiero,che viene dal cuore,in base a quello che stiamo vivendo in questo secolo che gira velocissimo e trita ciò che non è “tutto subito”.la pace sia con voi,e scusate la stupidaggine.
Perché finora si è negata la Confessione e Comunione ai divorziati risposati? Perché, secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica, si può ricevere la Comunione se si è nella Grazia di Dio. Di solito la Confessione serve per ridonarci la Grazia perduta con il peccato. Ma se un divorziato si confessa e non ha la SERIA intenzione di abbandonare il suo stato di peccato non può nemmeno ricevere l’assoluzione ed essere reintegrato nella Grazia. Quindi, di conseguenza non può ricevere la Comunione in maniera efficace, ma se lo facesse compirebbe un sacrilegio. Cosa ha detto Gesù all’adultera? : ” I tuoi peccati ti sono perdonati ma, VA’ E NON PECCARE PIÙ “. Si fa presto a tirare le somme.
essere in grazia di dio e giusto, ma chi stabilisce chi è in grazia di dio? un divorziato non può? ma se lui è battezzato cresimato ecc ecc ,e il primo matrimonio è fallito ,se mi è fallito il matrimonio io devo perdere la grazia di Dio,ci sono casi di matrimoni felici e altri no aggiungiamo dolore su dolore? Se no la Chiesa ti dice lascia la tua condizione di peccato e puoi prendere la comunione, ma se per me non è peccato rifarsi una vita ,mi auto escludo dalla Chiesa ? mi pare che qualcosa non funzioni in modo giusto.
Raccomando a tutti coloro che vogliono sforzarsi di essere cristiani di seguire Gesù e di non voler essere più “buoni” di lui. La nostra scelta è, appunto, nel seguirlo, non nel cercare di precederlo. La misericordia si deve accompagnare sempre alla verità (vedi l’episodio di Gesù e l’adultera), in caso contrario non è, appunto, vera perché non è giusta.
A san Pio da Pietralcina e a santa Faustina che, senza conoscersi, si domandavano negli stessi anni come Giustizia e Misericordia in Dio si armonizzavano, Gesù rivelò come la Divina Provvidenza avesse disposto che nessuno si perdesse eternamente senza che lo sapesse e, quindi lo volesse. Quando alla coscienza di un peccatore si fa conoscere la gravità del suo peccato e il peccatore si ostina nella disobbedienza (ossia nell’ostinazione a non volere ascoltare la Parola di Dio, più che della Chiesa) non è il peccato di lussuria, in ultima istanza, a condannarlo, bensì quello di superbia, ergendosi a Dio di se stesso e andando contro il comandamento “Non avrai altro Dio all’infuori di me”. In ognuno di noi c’è una parte di ribellione e una che dice, come suggerisce il nome dell’arcangelo Michele, Chi è come Dio?
In ultima analisi, la scelta di non comunicare i divorziati risposati è un atto di carità verso di loro: si tratta di una pena medicinale preventivamente atta a farli riflettere sulla loro vita e a risvegliarne la coscienza, ciò che la società post cristiana oggi certamente non fa.
@valentima e @ Pierluigi …..valentina hai detto bene , ma lo sbaglio grande fatto a mio parere è fare diventare il divorzio una opportunità nuova per gli sposati, non doveva essere così, esisteva già la dispensa dell’annullamento della sacra rota, ma dopo il divorzio tutto è diventato di prassi non di competenza della Chiesa, la quale custodisce il mandato da trasmettere agli uomini un valore sublime del sacramento del matrimonio .E tutt ora si possono separare ,è tutti adesso vorrebbero essere ammessi alla mensa della Santa Eucarestia. Questo da molto da pensare!. Sono cambiati i tempi ? Cosa ne sarà dei risposati ? Rimarranno fedeli a Cristo anche senza far parte della Comunione con Lui? Qui dobbiamo capire anche quale grandezza ha questo sacramento per l’uomo e come Gesù avesse avuto l’intuizione di legarci a Lui tramite il Sacramento .E’ difficile dire a dei credenti ora tu non puoi più ricevere la Comunione dovevi pensarci prima a sposarti con l’uomo o la donna giusta. Chi è così bravo di non sbagliare? Qui è il nocciolo della questione, Chi deve stabilire se un matrimonio è sbagliato ‘o valido che dir si voglia? La Chiesa o lo Stato? lo stato ha fatto il divorzio e tutte le conseguenze le ha lasciate agli interessati . La Chiesa No non ammetteva il divorzio .Ha dato la possibilità dell’annullamento nei casi specifici di gravissimi pericoli per i coniugi di vivere insieme .E allora cosa si deve fare? Io spero che nel Sinodo si proceda come per l’annullamento del matrimonio, cioè che vengano esaminati i casi specifici di causa di divorzio per i motivi che dovranno essere menzionati ,dopo procedere ad annullare il precedente matrimonio ma solo dopo aver valutato le motivazioni che dovranno essere rivedute dalla Chiesa, poi chi si è risposato in comune deve ritornare a fare il matrimonio in Chiesa per far parte della Comunione di Cristo non si creda che chiunque e risposato possa poi continuare a divorziare e risposarsi la Chiesa dovrà dare le disposizioni giuste per non far proseguire altri matrimoni , ma può aprirsi verso chi la prima volta ha sbagliato patners. questo è il mio pensiero personale mi pare un punto d’incontro e di apertura verso fratelli sfortunati che soffrono di matrimoni sbagliati.
Il sacramento del Matrimonio non è il matrimonio civile, è un sacramento cioè un mezzo efficace per ricevere la Grazia. È’ un sacramento dei” vivi”, per riceverlo, come per l’Eucaristia, si deve essere in Grazia di Dio oppure confessarsi. La domanda: “chi è così bravo per non sbagliare? ” non è pertinente perché il Matrimonio- sacramento va ricevuto solo dopo aver ben riflettuto su ciò che comporta. Non sono le nozze a Las Vegas! Così anche chi riceve il sacramento dell’Ordine e viene ridotto allo stato laicale, non può esercitare ma è ” sacerdote per sempre”. Sposarsi in Chiesa è una scelta di vita che richiede la castità se il Matrimonio va a rotoli. Inutile dire: ” come si fa a pretendere una cosa del genere?”. Allora è meglio non sposarsi in chiesa tout court. Più facile se non si è convinti. In questo modo, magari, si approderà al Matrimonio più tardi convinti di farlo. Oppure si sperimenterà come sia difficile vivere da cristiano senza sposarsi in chiesa ( anche chi convive e continua a farlo non può fare la Comunione perché non è intenzionato a ” non peccare mai più”) e ciò potrà spingerelo a rivedere tutte le scelte sbagliate. Credo sia soprattutto una questione di serietà e coerenza.
vorrei ragionare su un argomento.Una persona che è stata battezzata che ha ricevuto i sacramenti comunione cresima,ma non si è sposata in Chiesa allora non può continuare ad essere cristiano deve assolutamente celebrare in chiesa un matrimonio sacramentale per poter essere un vero cristiano, e se si dovesse separare dalla moglie ricomincia la storia di non poter accedere ai sacramenti della confessione e della comunione, ma allora la Comunione ci obbliga ad essere sposati e perfetti se no non puoi essere cristiano praticando i sacramenti .ho fatto confusione?scusate, penso se bisogna ricevere la comunione si deve essere in Grazia di Dio ma la grazia di Dio non posso averla se il mio matrimoni v a rotoli.Se mi separo devo vivere casto ,ma se non è la mia scelta essere casto perforza se no finisco di essere cristiano ,e se voglio un compagno/a allora la chiesa mi rigetta perché ero già sposato ed ora ma il matrimonio è fallito.?Io non ci capisco più nulla , il matrimonio allora è la condizione di essere cristiani se ti va male devi fare il voto di castità se no niente comunione ed il cammino di cristiani finisce li..Troppo difficie da comprendere -.
Ciao Anny, credo che occorra non scambiare la causa con l’effetto. L’opposizione a comunicare i divorziati risposati (e gli sposati con loro nelle seconde “nozze” civili) è l’effetto, non la causa del loro non essere in Grazia di Dio, in particolare quando non c’è la seria intenzione di non peccare più. E’ contro la causa e non contro l’effetto che questi fratelli devono lottare, come ognuno di noi sul proprio peccato di “tendenza”.
La non ammissione al sacramento è un segnale. Lo si può ignorare in base al nostro libero arbitrio ma non lamentarci poi delle conseguenze, che in ultima analisi riguardano la nostra salvezza eterna, non la soddisfazione di desideri più o meno legittimi ed effimeri. Ti ripeto: ciò che ci può condannare non è solo e tanto il peccato di lussuria ma quello di superbia. Chi cammina dietro a Cristo non corre questo rischio.
Perché nel capitolo 25 di san Matteo Gesù simboleggia i dannati con i capri e i beati con gli agnelli? Perché i primi tendono a precedere il Pastore (ossia Gesù) mentre i secondi tendono a seguirlo. I primi camminano errando (cioè vagano senza meta, nella pratica facendo a meno di Cristo) i secondi no. Che cosa dice Gesù a Pietro quando non accetta la Sua volontà? Gli dice “Vieni dietro a me, Satana, perché tu ragioni secondo gli uomini e non secondo Dio”. Persino Pietro (e il suo discendente papa vescovo di Roma), dunque, può errare, peccando, qualora decida di precedere Gesù sopravanzandolo in bontà.
Se questo vale per i papi, dunque, non può non valere per noi, semplici uomini e donne che si sforzano di dire sì a Cristo e alla sua volontà.
Le pare di Gesù sul matrimonio sono chiarissime, la Chiesa non può cambiarle..
Io spero che la Chiesa Cattolica si decida finalmente ad essere più umana e sensibile verso coloro che hanno già sofferto per il fallimento di un matrimonio. Lo spero soprattutto per coloro che non volevano divorziare, ma hanno subìto il divorzio a causa dell’abbandono da parte del coniuge. Non è giusto pretendere che queste persone abbandonate restino sole per tutta la vita, quando magari sono ancora giovani e in tempo per essere amate e avere dei figli; non è giusto chiedere a queste persone di restare fedeli a chi nemmeno si ricorda più di loro e magari si sta già beatamente godendo una nuova relazione. Chi ha sofferto per la fine di un matrimonio sbagliato ha diritto a una nuova speranza.
cara Valentina, bisogna sposarsi quando si è ben sicuri con chi ci si sposa. Un fidanzamento vissuto nella castità e in modo cristiano per un lasso di tempo ragionevole, riesce a darti l’idea di una persona e della sua serietà. Oggi questo non si fa più è così spesso uno/a viene piantato in asso dopo il matrimonio. Il tuo” non è giusto” anche se comprensibile, non può far cambiare il magistero della Chiesa sul matrimonio. Sono i futuri sposi che devono affrontare questo passo con serietà avendo ben presente come sono le regole del gioco prima di impegnarsi. Impegnarsi per la vita richiede razionalità, un pizzico di freddezza oltre che passione e trasporto. Poi se le cose vano male tutto si complica .
cara Valentina, bisogna sposarsi quando si è ben sicuri con chi ci si sposa. Un fidanzamento vissuto nella castità e in modo cristiano per un lasso di tempo ragionevole, riesce a darti l’idea di una persona e della sua serietà. Oggi questo non si fa più è così spesso uno/a viene piantato in asso dopo il matrimonio. Il tuo” non è giusto” anche se comprensibile, non può far cambiare il magistero della Chiesa sul matrimonio. Sono i futuri sposi che devono affrontare questo passo con serietà avendo ben presente come sono le regole del gioco prima di impegnarsi. Impegnarsi per la vita richiede razionalità, un pizzico di freddezza oltre che passione e trasporto. Poi se le cose vano male tutto si complica ed è difficile uscirne.
Attenzione a non fare la parte dei farisei che al tempo di Gesù si arrogavano il diritto di giudicare pensando, impropriamente, di essere dalla parte dei “giusti”… La problematica dei divorziati riposati è molto complessa …dubito che la Chiesa possa trovare una soluzione in merito se non tenta di rinnovarsi, arroccato si sulle proprie posizioni intransigenti. La Chiesa è custodedella Verità e garante della Verità ma non dimentichiamoci che è nel mondo.
@Cristina
Infatti qui non si sta parlando di giudicare nessuno, cosa che è appunto farisaica e quindi anticristiana. Si sta parlando di un sacramento, il matrimonio, e del fatto che Gesù (non i farisei) lo ha reso come tale indissolubile: anche Gesù era nel mondo, ma non era del mondo.
…..la Verità è quello che dice Gesu’…non quella che fa comodo al mondo,infatti si vede come stanno andando le cosidette “verità”che ci propongono i capoccioni che governano!chi si alza con un idea qualunque e deve essere condivisa da tutti,non c’è piùdignità,rispetto,educazione,morale.Tutto è lecito!il mondo sta impazzendo e tutto va bene…come diceva Mafalda “fermate il mondo voglio scendere!”Anche il Cristianesimo cattolico si sta protestantizzando della serie “volemose bbene”e tutto è a posto..
Fra le varie verità, attribuite direttamente a dio che se le cose non fossero state così niente avrebbe avuto senso, verità da affermare e difendere con ogni mezzo, fondative della storia dell’uomo e di tutta la realtà, verità di cui solo dubitare era sicuro segno di pazzia se non di possessione diabolica, ce n’era una in base alla quale nessuno avrebbe potuto fare la battuta “fermate il mondo, voglio scendere”.
Poi sembrava che le cose non stessero esattamente così; e la chiesa ha cambiato le verità o, meglio, ha capito che la cosmogonia aristotelica – inglobata nel tomismo – non era affatto necessaria alla fede nel redentore dell’uomo e della storia, e che la salvezza non dipendeva dal posizionamento della terra nel cosmo.
…così… tanto per dirne una
@Lucillo
La cosmogonia aristotelica – e neanche quella del sacerdote Copernico – non è una verità cristiana, ma una teoria scientifica. La chiesa non ha mai detto che una teoria scientifica possa essere necessaria alla fede, anche perché la Verità cristiana e’ una Persona. E come tale esiste da prima della scienza. Quindi hai le idee un po’ confuse.
@Cisco
Confuse per nulla, ed esattamente per le ragioni che dici tu.
Il tema delle mie poche righe, prendendo spunto dalle stupidaggini di Dodi, è proprio l’estensione impropria dei confini della verità, in generale ed in particolare quella cristiana.
E’ del tutto ovvio che nessuna cosmogonia possa confermare o smentire la redenzione che dio opera attraverso l’incarnazione del figlio, ma la confusione la fa chi da questo fatto fa discendere una serie di conseguenze… di verità… che forse non sono proprio così necessarie e certe.
Gesù non ha lasciato, o comunque non principalmente, un sistema di saperi ed un gruppo di interpreti autentici, dispensatori di sacramenti, giudici e se del caso carnefici rispetto a chi non rispetta quello che di volta in volta si ritiene essere la verità.
La chiesa non ha mai detto che una teoria scientifica fosse necessaria alla fede esattamente perché per lungo tempo l’ha considerato talmente scontato che non era neanche necessario dirlo, ma si è sentita ben minacciata reagendo coerentemente quando qualcuno ha cominciato a raccontare altra verità.
PS: non esiste nessun prima; il tempo ha un inizio, che coincide con quello della materia.
Mi dispiace per l’OT. Il geocentrismo non è mai stata verità di fede. Nel medioevo, al tempo di Galileo, molti ecclesiastici seguivano teorie differenti. Il sistema copernicano prende nome da un sacerdote cattolico polacco. Nessuno, guarda caso, processò mai questo sacerdote.
La chiesa reagì nel momento in cui Galileo, dal carattere spigoloso e anche un pochino arrogante, scrisse il suo famoso dialogo, perchè il papa veniva messo in ridicolo, non perchè sostenesse la rotazione della terra. Il cardinale Bellarmino, disposto a dare ragione a Galileo, in quanto uomo di scienza e che stimava Galileo, gli chiese le ragioni per cui sostenesse la rotazione della terra. Galileo portò come argomento le maree, un argomento riconosciuto dal tribunale (giustamente!) come errato. Se avesse portato altri argomenti, corretti, gli si sarebbe dato ragione. Pertanto gli si ingiunse di occuparsi di scienza e non di teologia (gli avversari di Galilo avevano fatto circolare delle letere in cui Galileo ironizzava sul fatto che la Chiesa avrebbe dovuto cambiare il passo di Giobbe. Questo fu l’evento scatenante).
Galileo fu sottoposto a un rigoroso processo di Peer Review. Non lo passò. La dottrina non c’entra un piffero.
Brava Lela ! Un bell’intervento, chiaro e sintetico.
La prossima volta che qualcuno userà Galilei contro la Chiesa , me ne ricorderò: qui è l’argomento che va per la maggiore.
Ti volevo chiedere, però, se hai un po’ di tempo, perché la Chiesa ha chiesto scusa ?
@Lucillo
Scusa ma come fai a definire “impropria” l’estensione della verità, se non con un atto di fede?
Anche l’affermazione secondo cui Gesù non avrebbe lasciato un sistema di saperi ed un gruppo di interpreti autentici, dispensatori di sacramenti, è un atto di fede. Così come un atto di fede è anche l’ipotesi che la materia si sia autogenerata, l’abiogenesi. E’ invece una semplice sciocchezza logica sostenere che, se il tempo ha un inizio, non esiste nessun “prima”. Una “estensione della verità” (che Benedetto XVI considererebbe frutto di una “ragione allargata”) è legittima quando parte dal presupposto che l’uomo è dotato delle capacità per comprendere la realtà nei suoi aspetti essenziali in base alle sue esperienze: ciascuno di noi vive e giudica la realtà, traendone conseguenze e convinzioni con un certo grado di “verità”. D’altra parte senza questo presupposto non esisterebbe neanche la scienza, che si basa sull’ipotesi che la ricerca possa portare a conoscere come funziona il mondo, quindi che esistano delle “verità” sul funzionamento della realtà. E il metodo stesso della ricerca di basa sulla fede nella veridicità “immutabile” degli assioimi e delle teorie scoperti dai ricercatori precedenti. Infatti nessuno scienziato si rimette a dimostrare tutte le teorie precedenti prima di intraprendere una nuova ricerca: si fida di quello che hanno fatto coloro che li hanno preceduti. Siamo nani sulle spalle di giganti, come osservava Bernardo di Chartres.
Verità e prassi vanno insieme. Grazie
Pensavo che con questo sinodo non sarebbe cambiato nulla di importante. Ma ora vedo che molti stanno mettendo le mani avanti… chissà mai che sia un buon segno e che, come d’altra parte avvenuto molte volte, non venga cambiata qualche verità?
Molte volte è cambiata qualche verità? Per esempio? Non ti riferirai mica alla Verità, cioè Gesù Cristo…