“Chi” votare il 25 settembre dipenderà dal “cosa” ci proporranno

Di Emanuele Boffi
31 Luglio 2022
Centrodestra meglio del centrosinistra. In attesa di conoscere i nomi dei candidati, qualche ragionamento in vista delle prossime elezioni
Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni al vertice del centrodestra, Montecitorio, Roma, 27 luglio 2022 (Ansa)
Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni al vertice del centrodestra, Montecitorio, Roma, 27 luglio 2022 (Ansa)

Caro direttore, sono un semplice elettore di centrodestra (più di centro che di destra) che vive un momento di confusione. In breve: non so cosa votare il 25 settembre. Non la sinistra, anni luce lontana dalla mia storia, i miei ideali, le cose in cui credo e difendo, e nemmeno i grillini, che ritengo una disdetta per il nostro Paese e mi auguro spariscano al più presto. Restano i partiti di centrodestra e quelle formazioni minori (Renzi e Calenda, per fare due nomi). Di questi due ultimi apprezzo alcune cose, un certo spirito liberale in campo economico, ma inorridisco quando li sento parlare d’altro, e dunque li escludo. Restano, quindi, Fi, Lega e Fdi. Per ragioni diverse, nessuno dei tre mi entusiasma. Fi mi pare in agonia, quindi mi chiedo se valga la pena dare il voto a un partito sulla via del tramonto. Della Lega apprezzo alcune cose e persone, ma diffido delle mattane di Salvini (ancora non gli ho perdonato l’alleanza coi grillini). La Meloni mi pare una donna seria e preparata, seguo con interesse la trasformazione (o presunta tale) del suo partito da post-fascista a conservatore, ma la sua classe dirigente non mi pare all’altezza del compito cui sarà chiamata l’Italia nell’immediato futuro (tutto fa presagire che saranno tempi duri). Insomma… che fare?

Gilberto Anzani via email

Bella domanda, Gilberto, vivo molti dei suoi stessi dilemmi. Provo a rispondere partendo da un altro punto di vista: cosa ci interessa? Ci interessa una politica che metta la persona al centro (il vecchio slogan “più società, meno Stato” è ancora attuale), che promuova la sussidiarietà, un’economia sociale di mercato, lasci alla gente la libertà di intraprendere, non soffochi tutto con la burocrazia e i sussidi, non vada al traino delle Procure e del giustizialismo imperante, valorizzi la famiglia e la libertà di educazione, rispetti la nostra storia e le radici cristiane del Paese, non s’infogni a inseguire le diavolerie del Mondo Nuovo (utero in affitto, eutanasia e quant’altro), sia europeista e atlantista senza complessi di inferiorità con Ue e Usa (qui il discorso è lungo, ma ci siamo intesi).

Da questo punto di vista, pur tra mille tentennamenti, la visione antropologica del centrodestra – che parolone! – è più affidabile di quella di centrosinistra.

Ma se questo è il “cosa”, resta il problema del “chi”.

Qui a Tempi abbiamo sempre sostenuto che tutti coloro che hanno riconoscono in questi temi politici le loro stelle polari dovrebbero militare nello stesso partito. Purtroppo, come sa, c’è stata una diaspora, e questa è una tragedia. Tra poco si vota e la vedo dura che si crei un “blocco” che, in uno dei tre partiti maggiori, possa far valere il suo peso e, indirizzare, in qualche modo, le sue scelte politiche verso questa direzione.

Dunque non resta che aspettare di conoscere quali saranno i candidati nei vari partiti. Da quel momento si capirà chi tra Berlusconi, Meloni e Salvini è più disposto a “lasciare spazio” affinché questo voto possa esprimersi. Fino ad allora, sospendiamo il giudizio, poi, come è nel nostro stile, ci esporremo.

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