
Che cosa hanno in comune gli storici anticattolici e i troll di Twitter

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Per gentile concessione del Catholic Herald, proponiamo di seguito in una nostra traduzione un articolo di Eleanor Parker, docente di Letteratura medievale inglese al Brasenose College di Oxford, apparso nel numero del 15 settembre del settimanale cattolico londinese. Il testo originale in inglese è pubblicato in questa pagina.
C’è qualcosa nella parola “medievale” che induce le persone a comportarsi in modo molto strano. Come ha osservato di recente il professor David Paton nel sito del Catholic Herald, i testi scolastici GCSE (ossia i testi preparatori all’esame di diploma di scuola secondaria, ndt) continuano tristemente a ripetere luoghi comuni errati sul Medioevo, dipingendolo come un’epoca di oscurità, ignoranza e superstizione.
Il sito BBC Bitesize (repository di dispense didattiche per il GCSE curato dalla BBC, ndt), per esempio, informa gli studenti che nel periodo medievale «la maggior parte dei contadini erano estremamente superstiziosi» e che la Chiesa medievale è stata responsabile del «ristagno» delle conoscenze mediche, principalmente a causa del «suo incoraggiamento alla preghiera e alla superstizione». La Chiesa avrebbe «scoraggiato il progresso» della scienza, «incoraggiando le persone ad affidarsi alla preghiera ai santi e alla superstizione», e dicendo loro che «la malattia era una punizione divina», convinzione che «portava al fatalismo e impediva la ricerca delle cure».
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]Si tratta di un quadro distorto e approssimativo della cultura medievale, e il sito Bitesize non è l’eccezione che ci si potrebbe augurare. Un libro di testo di storia approvato dall’AQA (tra le maggiori autorità indipendenti britanniche abilitate a rilasciare diplomi GCSE, ndt) raggruppa «superstizione e religione» in un unico fenomeno. Un sito famoso come revisegcsehistory.co.uk spiega: «I medici avevano credenze superstiziose, pronunciavano parole magiche per curare i pazienti e interrogavano le stelle».
Queste fonti trattano la parola “superstizione” come se fosse la chiave per comprendere la storia medievale, senza nemmeno tentare di definirla. Nella cultura popolare è un termine comunemente associato con il Medioevo, sebbene molti di coloro che lo utilizzano in tale contesto sembrano avere appena una vaga idea di che cosa intendano con esso; spesso è usato semplicemente come un sinonimo di “religione”. Al pari dell’uso della parola “medievale” per significare “barbaro” o “primitivo”, è profondamente ingiusto nei confronti del periodo millenario che chiamiamo Medioevo, con tutta la varietà, la creatività e la diversità che lo caratterizzarono.
Questo snobismo nei confronti del periodo medievale arriva da lontano, dagli intellettuali rinascimentali che inventarono l’idea stessa del Medioevo – un tempo che scelsero di vedere come un abisso di ignoranza che separava il loro mondo moderno dall’antichità classica. Ma il linguaggio della “superstizione” usato per descrivere la religione medievale ricorda in particolare un certo tipo di storico britannico del XIX secolo, che vedeva il cattolicesimo come una religione straniera e superstiziosa, buona solo per contadini ignoranti e infantili. Tale pregiudizio comportava essere predisposti a credere praticamente a qualunque mito riguardo alla Chiesa medievale.
Gli studi seri sul Medioevo hanno superato queste opinioni da decenni. Ciononostante, in anni recenti i vecchi cliché sono finiti nelle mani di atei militanti del web che rigurgitano stereotipi concepiti in origine dal fanatismo anticattolico. Lo storico vittoriano prevenuto e il troll di Twitter hanno trovato una causa comune. È ironico il fatto che spesso siano proprio le persone più propense a etichettare il Medioevo come credulone a bersi avidamente miti sfatati da tempo sulla storia medievale.
La Chiesa medievale, diciamolo chiaramente, non aveva alcuna obiezione verso il progresso scientifico. Nel corso del Medioevo scienziati e studiosi – molti dei quali monaci e frati – esplorarono la loro curiosità riguardo al mondo naturale, discutendo, ragionando, teorizzando e dilettandosi in conoscenze di tutti i tipi. Gli studiosi medievali si applicarono in molte varietà di scienze, comprese discipline che oggi chiameremmo astronomia, matematica, ingegneria, geografia, branche della fisica (come l’ottica) e, sì, medicina.
Non definivano tali discipline in maniera precisa come facciamo noi oggi, e non le affrontavano con gli stessi metodi né traevano le stesse conclusioni. Le conoscenze e i metodi scientifici cambiano ed evolvono nel tempo. Ma suggerire che poiché i vari modi medievali di affrontare tali problemi erano diversi dai nostri allora dovevano essere un ostacolo al «progresso», un segno di «ristagno», vuol dire imporre un tipo di conformismo intellettuale che rifiuta di vedere un valore in qualunque cultura al di fuori della propria. È preoccupante che un simile atteggiamento sia trasmesso agli scolari.
Ugualmente fastidioso è il senso di superiorità culturale implicito nel termine “superstizione”. Che valore può esserci, per un insegnante di storia, nell’utilizzare una tale etichetta, a meno che non se ne spieghi il significato? Il termine è insieme inopportunamente peggiorativo e decisamente troppo ampio, dal momento che la gente ha idee diverse riguardo a cosa sia qualificabile come superstizioso.
Probabilmente, quello che la maggioranza delle persone intende quando parla di superstizione medievale è un vago riferimento alle pratiche religiose del cattolicesimo medievale – il pellegrinaggio, la fede nei miracoli e nelle reliquie dei santi, le visite alle fonti miracolose eccetera. Nel Medioevo tali pratiche non erano riservate ai contadini o agli ignoranti. Le élite sociali e intellettuali vi si coinvolgevano con lo stesso entusiasmo di tutti, e per secoli esse rimasero un aspetto indiscusso tanto della fede insegnata quanto di quella popolare. Per comprendere la religione medievale, è essenziale provare a indagare sul perché simili pratiche avevano un senso per così tanti tipi di persone – senza limitarsi a scartarle in quanto superstiziose.
In generale (e senza dimenticare quanto sia difficile parlare in generale di un periodo di mille anni), la visione del mondo che sorreggeva tali pratiche era quella di un universo in cui ogni cosa creata era potenzialmente un veicolo della grazia di Dio. Non c’era nulla nel mondo di tanto frivolo da non potere avere importanza per Dio. Ogni cosa aveva il suo scopo e il suo posto, dai pianeti al più sottile filo d’erba. Esistevano benedizioni da pronunciare sui frutti di ogni raccolto e sugli attrezzi del lavoro quotidiano, preghiere per ogni ora del giorno e per ogni possibile bisogno umano.
Gli scienziati medievali calcolavano ore e calendari, sviluppando intricate teorie riguardo ai cicli concatenati dell’anno naturale, al movimento delle stelle e al calendario della Chiesa; e per le persone comuni quei cicli si intrecciavano dentro la vita quotidiana, cosicché ogni giorno dell’anno apparteneva a un santo la cui storia poteva indicare Dio.
È questa visione del mondo che sta dietro il tipo di storie sui miracoli che oggi fanno sorridere alcuni, storie in cui i santi guariscono il bestiame malato, ritrovano proprietà smarrite o modificano le condizioni atmosferiche. Nessuna preoccupazione umana era al di sotto dell’attenzione di Dio, o troppo poco importante per essere occasione di un miracolo. Quando capitavano difficoltà più gravi, non era il fatalismo che portava le persone a cercare l’aiuto di Dio nella malattia; era la fede, che credeva che Dio potesse intervenire e intervenisse effettivamente nel mondo.
Il pellegrinaggio può produrre benefici per la salute (anche se non proprio nel senso in cui lo avrebbero spiegato i cristiani medievali), così come può essere un’occasione per viaggiare, incontrare persone nuove e fare profonde esperienze spirituali in luoghi resi sacri da secoli di devozione.
Dire che i contadini medievali erano «estremamente superstiziosi» è un conto; è facile prendersi gioco delle astrazioni. Ma se si leggono le testimonianze medievali di persone malate che visitavano i santuari, esse non appaiono più come stereotipi ma come esseri umani reali: uomini e donne di tutte le classi sociali, in cerca di soccorso nel colmo del dolore e della sofferenza, con storie di sacrificio e di profonda fede personale. Da un punto di vista moderno, alcune delle loro credenze possono sembrare strane, ma le loro paure e le loro speranze non lo sono. Quelle persone e la loro fede meritano rispetto, e quanto meno un tentativo di comprensione. Tutto questo era una santificazione della quotidianità, una visione del mondo carica di potenza e di senso – e per gli studiosi medievali, nulla di essa era incompatibile con la scienza o con la cultura.
Nessuno vuole fingere che il periodo medievale fosse perfetto o che la Chiesa medievale non avesse qualche grave difetto. Quello di cui c’è bisogno oggi è una visione più equilibrata, che sappia comprendere che il Medioevo fu complesso tanto quanto qualunque altro periodo storico, e che eviti parole giudicanti ed emotive come “ristagno” e “superstizione”. Non hanno più giustificazione.
Non è mai stato così facile accedere alle informazioni sul passato medievale, ora che in pochi minuti su Google si possono raggiungere siti internet scritti da esperti di scienza e religione medievali, che non solo sfatano miti ma offrono anche informazioni più corrette. È giunta l’ora per gli educatori e i giornalisti di superare i pigri stereotipi sul Medioevo. La verità è ben più interessante.
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