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Pubblichiamo alcuni stralci dell'editoriale del Foglio di Giuliano Ferrara del 14 febbraio. "Abbiamo bisogno di due cose, per emendarci e tornare a essere una grande nazione europea: che il Parlamento torni a rivendicare il suo primato politico, e con coraggio fermi la mano giudiziaria, e che Berlusconi esca dall’incantesimo e ritrovi quella serena visione delle cose decisiva per governare"

Renato Farina (Pdl) legge per Tempi le notizie più importanti di oggi: «Come al solito i giudici vogliono calpestare il potere legislativo, c'è il rischio di aprire all'adozione gay; l'Iran scende in piazza, la storia è imprevedibile e noi dobbiamo conoscere meglio queste realtà; Berlusconi è ancora attaccato sul piano morale, di reati neanche l'ombra»

E' nato il partito di Fini, ma rischia già di spaccarsi: il leader si autosospende per restare presidente della Camera, così Bocchino diventa vicepresidente, anche se non piace a Urso, che doveva essere capogruppo, ma viene nominato portavoce perché non piace a Bocchino. Tra un litigio e l'altro, ci sono anche le due donne di Fini, che però si mantengono a distanza

Alessandro Sallusti legge per Tempi le notizie più importanti di oggi: «Nessuna novità, le donne in piazza erano 300 mila su sei milioni che non vogliono il premier; Futuro e libertà non è mai nato, non hanno un progetto politico e si scannano per le poltrone; il governo ha ottenuto la fiducia sette volte, niente ribaltoni quindi; la manifestazione del Dal Verme è da ripetere»

La tre giorni di Milano si conclude e il partito nasce ufficialmente. Gianfranco Fini non si dimette da presidente della Camera ma si sospende da presidente del partito in favore di Italo Bocchino. Moderati di Fli avversano la scelta e minacciano di rifiutare le cariche di partito. Fini: «Berlusconi, dimettiamoci assieme e torniamo alle urne»

Aderiamo alla convocazione del Foglio e invitiamo tutti domani al teatro Dal Verme a Milano, non solo perché non vogliamo darla vinta a quei pm che bramano la morte civile del presidente del Consiglio, ma perché le campane a morto non suonano solo per Berlusconi, ma per la democrazia italiana che "i migliori" vogliono abbattere attraverso un "golpe morale"
