
Caso Del Turco, rinviato a giudizio il grande accusatore Angelini
“Crolla il bluff dell’accusatore di Ottaviano Del Turco“, così titola oggi il Giornale, che, a firma del corrispondente Gian Marco Chiocci, pubblica un articolo in cui rivela che «il grande accusatore dell’ex governatore abruzzese è stato rinviato a giudizio dal gup Di Geronimo per bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale».
Scrive Chiocci che l’imprenditore Vincenzo Angelini è finito alla sbarra a Chieti per il crac da 220 milioni di euro del suo gruppo Villa Pini. Angelini aveva raccontato a Pescara dei traffici di Del Turco e della sua giunta, provocandone la prematura caduta nel 2008. Creduto sulla parola – i soldi non furono mai trovati dopo numerosi accertamenti patrimoniali e bancari –, Angelini si trova oggi a passare dalla parte “sbagliata” della storia, con un rinvio a giudizio che ne mina fortemente la credibilità.
Nell’articolo del Giornale si dà conto delle “spese pazze” di Angelini con «premi in nero «conferiti a primari e impiegati delle cliniche, agli acquisti di opere d’arte, alla mania per gli acquisti che lo stesso ammise in un interrogatorio boomerang a Pescara dove confessò di aver comprato un dipinto del Tiziano coi quattrini del Gruppo: “Lo sanno tutti, anche in Tibet, che ho le mani bucate”».
Chiocci conclude l’articolo con una domanda: «Posto che non esiste alcun riscontro sulle mazzette ai politici, perché i pm di Pescara hanno evitato ostinatamente di chiedersi ciò a cui i colleghi di Chieti sono riusciti a darsi anche una mezza risposta, e cioè se tante volte, Angelini, avesse millantato il ricorso alle tangenti per nascondere lo shopping compulsivo concausa della bancarotta?»
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