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Campi: «La vorrei proprio vedere la sinistra che riforma le pensioni»

Alessandro Campi, ex direttore scientifico di Farefuturo (area Fli), commenta a Tempi.it la situazione politica italiana: «Il governo Berlusconi potrebbe reggere, perché la Lega non sa con chi allearsi né quale nuovo cavallo di battaglia sbandierare. Se cade Berlusconi, poi, potrebbe cadere anche Bersani e una sinistra incapace di fare le riforme. Ci vuole un governo tecnico»

Chiara Rizzo
26/10/2011 - 17:06
Interni
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Alessandro Campi, ex direttore scientifico di Farefuturo (area Fli), oggi è docente di Storia del pensiero politico all’Università di Perugia e direttore dell’Istituto di Politica.

Allora Campi, secondo lei il governo Berlusconi cade o no?
Se dovesse riuscire a stare in piedi è solo perché le incognite che rischiano di aprirsi tanto per Berlusconi che per la Lega da un eventuale caduta sono tali da far trovare un accordo dell’ultimo minuto. Perché se la caduta del governo per Berlusconi significherebbe l’uscita di scena, per la Lega comporterebbe un problema di alleanze. Con chi potrebbero andare?

E già, chi se li prenderebbe dopo un nuovo ribaltone stile ’94?

Per la Lega ciò comporterebbe un cambio di strategia radicale. Da un lato la porterebbe ad enfatizzare eccessivamente la prospettiva secessionistica, dall’altro, se rompesse sulle pensioni, ad aprire un nuovo orizzonte tematico più sociale. Dal federalismo, il tema potrebbe diventare un certo welfare: non più la difesa dei ceti produttivi del settentrione, del popolo delle partite Iva, tradizionale zoccolo duro della Lega. Il partito si sposterebbe a sinistra. Non è detto perciò che la Lega se la senta di fare un salto del genere, considerato che con l’Udc e i centristi non potrebbe allearsi, e neanche con la sinistra, con un tema come il federalismo che preclude altre strade.

Comunque la Lega sulle pensioni non sembra cedere perché il suo elettorato principale è fatto da pensionati.
Sì, è vero che ha anche un elettorato “anziano”, ma storicamente non è quello il suo connotato. Penso piuttosto che adesso si trova di fronte ad un nuovo orizzonte “tematico”. Penso che il federalismo ormai sia diventato un tema consumato, si è rivelato macchinoso. È da anni che se ne parla e si inizia a capire che non è che sia una panacea, anzi, c’è il pericolo reale che col federalismo si moltiplichino i centri di costo sul territorio. Non c’è più l’entusiasmo di una volta per questo tema, dunque non è più una bandiera che possa essere agitata per scaldare gli animi. E poi le preoccupazioni degli italiani sono altre rispetto alla contrapposizione tra nord e sud. Penso che la Lega tema che il rapporto con Berlusconi la porti in un vicolo cieco, cioè che la caduta di Berlusconi sia anche la loro caduta.

E invece cosa vede per la sinistra? Ieri Bersani nella sua conferenza stampa non ha avuto altre proposte per uscire dalla crisi economica e rispondere alle richieste Ue, se non una caduta del governo Berlusconi. Non è che se cade Berlusconi, scompare anche quest’opposizione?
Sì è un’ipotesi: cadendo Berlusconi non è scritto da nessuna parte che salga il Pd. Il problema infatti è che la logica “se cade Berlusconi tutti gli altri si salvano” non regge. È una logica, oltretutto, plasmata dallo stesso Berlusconi. La sinistra ha creato le proprie alleanze solo in funzione anti-berlusconiana, per cui caduto lui potrebbe certo esserci uno sconquasso anche nell’opposizione. C’è da considerare poi questa pulsione antipolitica che si vede nella piazza: potrebbe trascinare anche la sinistra, così come gli altri. C’è una repulsione anti Berlusconi, ma anche anti-Bersani, anti-Fini. Anti-tutti coloro che hanno fatto politica sinora. Il grande limite della sinistra è che politicamente ha lavorato solo in funzione anti-berlusconiana: non ha mai avuto appeal sull’elettorato e questo è un particolare curioso, segnale che non è percepita come alternativa. E poi, by the way, vorrei vedere la sinistra riformare il sistema pensioni come chiede l’Europa, quando la prima cosa che fece Prodi è stato eliminare lo scalone delle pensioni. Voglio vederli fare una riforma lacrime e sangue.

E allora, che altre prospettive vede lei?
L’unica prospettiva che toglierebbe le castagne dal fuoco a tutti è un governo tecnico istituzionale. Guidato da chi, è un problema secondario. L’importante è che faccia le cose che vanno fatte.

Pensa davvero che un tecnico farebbe le riforme che un politico eletto con consenso popolare non riesce a fare?

È accaduto con Ciampi, potrebbe riaccadere di nuovo. Perché un tecnico saprebbe che facendo le riforme non pagherebbe le conseguenze politiche che tutti gli altri non si sentono di gestire.

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Tags: bersanicrisi di governofinigovernoPdPDLpensioniriformeSilvio Berlusconiuewelfare
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