Meno inginocchiamenti, più Chiellini

Di Antonio Gurrado
13 Luglio 2021
All’Inghilterra bastano tre rigori sbagliati per mandare a ramengo settimane di genuflessioni antirazziste. Quanto a noi, più dei simboli funzionerà sempre un capitano abbracciato agli amici
Italia campione d’Europa, Leonardo Bonucci pubblica sul suo profilo Instagram una foto con Giorgio Chiellini e la coppa. «Tranquilli, dorme al sicuro: la proteggiamo noi»
Italia campione d’Europa, Leonardo Bonucci pubblica sul suo profilo Instagram una foto con Giorgio Chiellini e la coppa. «Tranquilli, dorme al sicuro: la proteggiamo noi»

So close” ha titolato il Guardian a tutta pagina per commentare la sconfitta dell’Inghilterra.  I traduttori noiosi volterebbero in “così vicino” ma io preferisco traslare in “tanto così”, sottintendendo quel nonnulla che è mancato al trionfo: due parolette brevi per trasformare la disfatta (arrivare secondi è il modo più complicato di arrivare ultimi) in più che pareggio, in quasi vittoria.

Credo che dietro questo stratagemma retorico non si celi solo il legittimo desiderio di rendere onore alla squadra di Southgate, che giudicando dall’intero percorso del torneo avrebbe meritato di vincere l’Europeo quanto l’Italia. E nemmeno solo l’ambizione, altrettanto legittima, di lenire l’illusione infranta di una nazione che aveva creduto davvero alla conquista, da ben prima della gara inaugurale, in maniera talmente schietta da assumere venature tragiche – una vecchia pubblicità di biscotti diceva: «Immaginate di avere inventato il calcio e di non vincere niente dal 1966. McVitie’s consola gli inglesi». In quel “so close” c’è l’esatta misura di quanto passa dall’estasi al vilipendio nella mente dei tifosi e anche nelle loro parole.

https://twitter.com/guardian/status/1414358473849114632

Insulti a Rashford, Sancho e Saka

Per questo non sorprende che – giustamente condannati da Boris Johnson e da chiunque abbia un minimo di sale in zucca – alcuni tifosi inglesi abbiano rivolto insulti razzisti a Rashford, Sancho e Saka, i tre tiratori che hanno sbagliato i rigori. Una statistica alla fine della fase a gironi aveva comprovato ciò che già sapevamo, ossia che durante le partite Sterling (nero) ha subito su Twitter più ingiurie razziste di Kane (bianco) e che gli insulti sono stati più frequenti quando Sterling non segnava. L’acqua calda, certo; ma acqua calda irrefragabile, che ci spiega due cose. Da un lato, che a parità di prestazione il razzismo è un fattore inscindibile dai più beceri giudizi kantiani espressi dalla tifoseria più esagitata o animale. Dall’altro, però, che il trigger più elementare delle manifestazioni razziste risiede nella prestazione del giocatore.

Tre rigori e ciao inginocchiamenti

Se dunque c’è una cosa dimostrata dagli insulti ai tre rigoristi fallimentari, mentre speriamo che l’indagine al riguardo colpisca duro, è questa: inginocchiarsi all’inizio della partita è nobile quanto volete ma non è utile. Come tutti i gesti simbolici, colpisce chi è già convinto ma si spezza contro la corazza dei refrattari, degli ottusi, dei malvagi. Eravamo arrivati così vicino, so close, alla persuasione che l’esempio dei calciatori potesse essere rieducativo ed estirpare il razzismo così intimamente radicato nel calcio (anche noi italiani non siamo senza colpe: andate a rileggervi cosa accadeva nel 1966, mentre l’Inghilterra vinceva il suo unico trofeo, al calciatore del Milan Germano, brasiliano di colore reo di essersi innamorato di una nobildonna lombarda). Invece sono bastati tre rigori sbagliati a confutare tutte le teorie costruite attorno a settimane e settimane di inginocchiamenti più che volenterosi.

E l’Italia? Ha soprattutto Chiellini

Che fare adesso? Continuare per mesi, per anni, fino a che il gesto avrà perso significato e annoierà anche il pubblico meglio disposto? Dichiarare partita persa, so close, e dedicarsi a obiettivi più a portata di mano? Io, sarà che ho raggiunto l’età sinodale e sono ormai un ferrovecchio romanticone, ho colto il momento più toccante della partita non all’inizio ma dopo, durante le interviste. Chiellini e Bonucci rispondevano insieme a Sky, abbracciati e commossi come Vialli e Mancini in campo prima di loro, e a un certo punto Chiellini ha detto grossomodo: noi siamo molto diversi, abbiamo pregi e difetti ma, se mettiamo da parte i nostri difetti, i nostri pregi riuniti ci rendono migliori di come siamo da soli.

È un concetto cristallino e sincero, che io non sarei stato in grado di esprimere con la quarta birra sul divano, figuriamoci dopo aver corso per centoventi minuti e rotti. Sono parole che valgono per l’amicizia ma credo possano venire estese a tutti i rapporti umani, travalicando tutte le differenze. Forse potrebbero fare breccia nel cuore di un razzista più delle più sofisticate coreografie collettive; chissà. Noi però preferiamo prendere in giro Chiellini per il lapsus sul nazismo, siamo fatti così.

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