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Un danese di 42 anni ha ben pensato nel 2015 di bruciare un Corano, di riprendere tutto e di pubblicare il video su Facebook. L’ha fatto quasi per gioco, come se dare fuoco pubblicamente al libro sacro di una religione non fosse un gesto offensivo. Non sorprende perciò che sia stato denunciato per “incitamento all’odio”.
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]PROCESSO PER BLASFEMIA. La faccenda però si è complicata mercoledì, quando il procuratore regionale di Viborg ha modificato il capo di imputazione in blasfemia. È dal 1946 che nessuno in Danimarca viene accusato di blasfemia, da quando cioè un uomo travestito da prete ha inscenato il battesimo di una bambola a un ballo mascherato. Il processo è previsto per giugno e ora l’uomo rischia una multa o una pena detentiva fino ai quattro mesi.
E SE BRUCIAVA LA BIBBIA? Il caso ha inevitabilmente fatto esplodere un acceso dibattito in Danimarca. L’avvocato dell’uomo, Rasmus Paludan, ha dichiarato al New York Times: «Il mio assistito ama la libertà di espressione e la Danimarca. Nel 1997 un artista danese ha bruciato una Bibbia durante un programma andato in onda sulla televisione di Stato. Non è stato neanche denunciato. Ora, resterei davvero sorpreso di scoprire che in Danimarca è legale bruciare una Bibbia ma illegale bruciare un Corano».
PROBLEMA LAICISMO. Alcuni politici hanno già chiesto l’abolizione della legge sulla blasfemia. Ma secondo Trine Bramsen, portavoce dei socialdemocratici, non è una buona idea: «Come facciamo a costruire una società più forte e ricca se permettiamo di bruciare i libri sacri?». Lo stesso discorso, forse, dovrebbe valere anche quando vengono bruciati i testi sacri del cristianesimo. Ma ultimamente il problema della Danimarca sembra essere un altro: il clima laicista che ormai domina la società e danneggia tutti allo stesso modo. Lo si intuisce dalle dichiarazioni rilasciate al Nyt da Per Mouritsen, professore di Scienze politiche presso la Aarhus University: «La legge sulla blasfemia appartiene al passato. In Danimarca, la sola idea che la religione venga presa sul serio è considerata l’antitesi dell’essere un buon cittadino».
Foto Ansa
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