Da oggi, la Corea del Nord ha bloccato l’accesso distretto industriale di Kaesong, sul confine della Corea del Sud, che dà lavoro a 53 mila dipendenti nord coreani e produce 2 miliardi di dollari l’anno. Il governo di Pyongyang ha comunicato che consentirà agli 800 lavoratori sudcoreani di rientrare in patria. Se così non fosse, il ministro della difesa sudcoreano adotterà «tutte le opzioni disponibili», compreso il ricorso alla forza militare, per garantire la sicurezza dei suoi cittadini. L’area industriale di Kaesong è stata chiusa dal governo nordcoreano guidato da Kim Jong Un, per ritorsione contro le manovre militari congiunte del governo di Seul e degli Stati Uniti.
MINACCIA NUCLEARE. Anche Cina e Russia sono intervenute nella vicenda cercando di frenare l’escalation degli scontri. «Nell’attuale, tesa atmosfera basta solo un elementare errore umano o un problema tecnico per portare la situazione fuori controllo», ha commentato il vice ministro degli Esteri russo, Igor Morgoulov. La Corea del Nord, però, non sembra voler fermarsi. Dopo aver comunicato di essere in stato di guerra con la Corea del Sud, il governo di Pyongyang ha annunciato il riavvio di un reattore nucleare chiuso nel 2008 nel quadro di un accordo internazionale. Pochi giorni fa, Kim Jong Un è stato ritratto dall’agenzia di stampa del regime (Kcna) in alcune fotografie dove visiona i piani di un attacco nucleare sugli Stati Uniti e lanci di missili sulle basi americane nel Pacifico.
DUPLICE STRATEGIA. Le nuove sanzioni imposte dall’Onu a seguito del terzo test nucleare effettuato dai nordcoreani a febbraio sarebbero la causa scatenante delle azioni minacciose del governo nordcoreano. Secondo l’agenzia sudcoreana Chosun Hilbo, il governo del nord cerca di agire seguendo una «duplice strategia», che prevede lo sviluppo economico contestualmente al rafforzamento dell’arsenale nucleare. «Kim – afferma Chosun Ilbo – vorrebbe costruire l’economia del paese in contemporanea con il suo arsenale nucleare». «Il leader nordcoreano – prosegue l’agenzia – ha sostenuto di poter far “presa” grazie alle armi nucleari» sui nemici di Pyongyang. Il regime afferma che l’arsenale «verrà utilizzato per “attacchi di rappresaglia” contro quella che ha definito la “roccaforte delle invasioni”», ovvero la Corea del Sud.
CRISI ECONOMICA. Per trovare le soluzioni all’aggravamento della situazione economica dopo le sanzioni Onu seguite alla violazione degli accordi internazionali sul nucleare, l’Assemblea Suprema del Popolo della Corea del Nord lunedì ha nominato primo ministro Pak Pong Ju. Pak era già stato chiamato al governo nel 2003 con Kim Jong Un, per poi essere cacciato nel 2007, quando l’ala estrema del partito nordcoreano sostenne che le sue scelte economiche erano troppo riformiste. Secondo Chosun Ilbo, «Kim probabilmente ha rifatto primo ministro Pak perché teme che il suo potere sarebbe a rischio se l’economia del Nord peggiorasse ancora, come, sotto più severe sanzioni internazionali, è probabile che accada».
Il regime sostiene che la deterrenza di armi nucleari consenta di risparmiare e «di indirizzare le risorse economiche al rafforzamento dell’economia, senza dover spendere soldi per la difesa». Ma finché Pyongyang tiene al suo piano nucleare, gli aiuti della comunità internazionale rimangono congelati. Nonostante le recenti esercitazioni congiunte fra Stati Uniti e Corea del Sud, dove gli alleati hanno dato una prova della loro forza bellica, conclude Chosun Ilbo, «Seoul e Washington sono più che disposti a parlare con la Corea del Nord e fornire aiuti economici se abbandona le sue ambizioni nucleari».