Il governo del “doppio GF” che ci tratta come telespettatori di uno stupido reality show

Giuseppe Conte e Rocco Casalino in conferenza stampa davanti ai giornalisti

Articolo tratto dal numero di gennaio 2021 di Tempi. Questo contenuto è riservato agli abbonati: grazie al tuo abbonamento puoi scegliere se sfogliare la versione digitale del mensile o accedere online ai singoli contenuti del numero.

Il furgoncino con i vaccini è arrivato alla frontiera solo soletto, coi pinguini disegnati sui fianchi e una dimensione adatta a portare le mozzarelle nei vicoli delle cittadine d’Italia. Tant’è che, appena varcata la frontiera – che non esiste più –, è diventato un divo: scorta di carabinieri, ingresso trionfale, scarico di Arcuri (mi dicono, non ho visto ma è verosimile) e poi smezzamento e ripartenza. Via aerea con le frecce tricolori – credo – per distribuire 9.150 dosi contro le 150 mila della Germania. Ora rileggete e ditemi voi se o in Europa sono dei deficienti ma guardano alla sostanza o in Italia guardiamo le telecamere e non la realtà. Il furgoncino e non il disastro sanitario ed economico causato anche da questi narratori? 9.150 contro 150 mila? Perché? Finiremo a rotoli a primavera? Perché?  Insomma, liberi di acchiappare farfalle e pinguini su camioncini dei latticini piuttosto che ragionare e lavorare su come uscirne. Ah, già, per quello ci vuole una task force.
Italo Rizzi via email

Come ha scritto sul nostro sito il professor Marco Lombardi, il nostro è il governo del doppio GF. Nel senso che è un governo del Grande Fratello, ma anche nel senso che è un Governo Farsa, che ci tratta non come cittadini, ma come telespettatori di un reality show. Il portavoce della presidenza del Consiglio, non a caso, è Rocco Casalino.

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Caro direttore, inquieta che i Comuni di Bergamo e Milano abbiano fatto rimuovere dei manifesti a pagamento adducendo motivi ideologici. Con questo metodo una maggioranza comunale toglie questa possibilità di espressione a chi non la pensa come lei. È in gioco anche qui la libertà di espressione. E questo senza che le opposizioni si rendano conto che è un precedente grave.
Marco Zappa via email

Il nostro lettore fa riferimento ai manifesti contro la pillola abortiva Ru486 affissi dal movimento Pro Vita e rimossi dalle amministrazioni comunali. A dire il vero, qualcuno che ha protestato c’è: è il nostro amico Matteo Forte, consigliere di minoranza a Milano, che ha sia denunciato la censura da parte del Comune sia sottolineato la fondatezza di quanto contenuto nel manifesto: «Dalle Relazioni annuali al Parlamento del ministero della Salute sulla legge 194/1978 dal 2008 al 2018 balza agli occhi il fatto che le complicazioni riportate nel 2018 per le Ivg farmacologiche (551) è significativamente maggiore del totale delle complicazioni registrate in tutte le Ivg».

Detto questo, non posso fare a meno di chiedermi a quali risultati portino oggi questi manifesti definiti «shock» dalle stesse email di Pro Vita inviate ai giornalisti per annunciarne l’affissione. Se sei tu stesso a fissare come obiettivo della tua azione lo «shock», significa che ciò che ti interessa è la polemica mediatica. E, infatti, non è la prima volta che assistiamo a questa trafila: affissione del manifesto, battage mediatico sui social network, indignazione dei Comuni amministrati dalla sinistra, polemica per due o tre giorni, silenzio per qualche mese fino a nuovo manifesto. Chiedo: siamo sicuri che il nostro obiettivo sia ingenerare questo tipo di dibattito? A che porta? Per cambiare le cose bisogna puntare sulla ragione, non sull’indignazione.

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Propongo a viva voce che il nostro Correttore di bozze per l’articolo sul revenge porn del 4 dicembre vinca il premio “Pubitzer 2020”… Questa è per pochi… come per pochi (purtroppo) è quanto sostenuto nel suo articolo. Ad maiora.
Fabrizio Pojani via email

Ecco, aggiungo un corollario alla risposta precedente: più ironia, meno indignazione. Gli slogan per i manifesti da appendere per le città fateli fare al Correttore di bozze.

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Ho letto sul vostro sito «le Faq (un po’ scanzonate) di Tempi» e volevo dirvi che, d’ora in poi, non copierò più i testi dei vostri articoli che appaiono sul mensile sui miei profili social. Il messaggio mi pare chiaro: se volete darci una mano, fate l’abbonamento. Per quanto mi riguarda, ho già provveduto.
Marco Rossi via email

Grazie, il messaggio è proprio quello. Tempi vive di abbonamenti, cioè della generosità dei suoi lettori nel sostenere l’impresa.

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Te Deum in ritardo. Grazie Signore per avermi fatto due orecchie cui allacciare la mascherina e due mani per sfregarmi il disinfettante. E il Covid-19 per riconfermarmi che tutto ha un senso.
Guido Clericetti

Foto Ansa

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