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Contro il revenge porn un moralismo del caxxo

Fanno prediche su tutto e l'unica cosa inviolabile è il diritto delle maestre a fare sesso su Whatsapp? Qualcosa non torna, lo ha capito perfino il Correttore di bozze

Correttore di Bozze
04/12/2020 - 3:00
Società
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Manifesto di Andrea Villa a Torino contro il revenge porn

Il Correttore di bozze avverte subito i suoi incauti lettori residui che il presente articolo contiene una quantità intollerabile di “x” fastidiosamente impiegate allo scopo di celare l’altrettanto intollerabile abuso della parola caxxo. Pur essendo avvezzo a vivere tra rutti e sonori peti, infatti, il Correttore conserva ancora un lumicino di galateo. Si scusa perciò per l’inflazione di caxxi, precisando tuttavia che non è colpa sua se la questione è scivolata su questo piano pecoreccio però con la pecetta.

Qual è dunque la questione in questione? Come avrete intuito il Correttore di bozze, da erotomane incallito, si è parecchio appassionato, e anche un poco infoiato, per la storia della giovane maestra costretta a dimettersi dall’asilo torinese in cui lavorava dopo che alcune sue foto “birichine”, diciamo così, sono finite nella chat del calcetto dell’ex fidanzato. Chat della quale il Correttore di bozze, ahilui, non faceva purtroppo parte. Caxxo c’entra comunque il calcetto con l’asilo?, direte voi. C’entra, c’entra, dice il Correttore. Dalla chat del calcetto, infatti, quelle foto monelle sono giunte fino ai cellulari di una mamma e della direttrice dell’asilo della maestra sbarazzina, le quali, anziché farsi i caxxi loro, nel caso anche letteralmente, avrebbero invece inaugurato ai danni della sventurata la famosa “gogna pubblica” stigmatizzata da tutti i giornali.

Sulla vicenda è ora in corso un processo e vedremo come finirà. Una cosa però al Correttore è chiara già ora, ed è che la prediche sul revenge porn hanno rotto il caxxo.

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Adesso è saltato fuori pure questo celebre Andrea Villa, noto alle cronache come «il Banksy torinese», che è un po’ come dire il Dostoevskij di Gallarate, il quale Andrea Villa ha avuto una grande idea. Ha chiesto a tre insegnanti delle elementari di mandargli «dei loro selfie senza veli» da usare come manifesti per illustrare all’umanità l’inaudito concetto che anche “le maestre fanno sesso”. Hashtag: #TeachersDoSex. 

Visualizza questo post su Instagram

Un post condiviso da Andrea Villa (@andrealvilla)

Ma che caxxo. Al Correttore di bozze sembra tanto una trovata da quattro soldi per ottenere foto porno a sbafo. (Peccato solo che non sia venuta a lui). Seriamente, non si può credere davvero a una supercaxxola tipo che «nel mondo dell’istruzione primaria vige ancora l’ipocrisia che una donna non possa avere una sessualità». Cosa dovrebbero fare, di grazia, le scuole primarie secondo il Solzenicyn del Moncenisio? Dovrebbero forse insegnare quanto è bello che le bambine mandino le farfalline ai fidanzatini su whatsappino?

Fatto sta che alla fine il Picasso savoiardo le tre maestre biotte le ha trovate, i manifesti sono stati stampati, i capezzoli pixelati e la campagna è partita. Applausi sui giornali all’Andy Warhol gianduiotto. E immancabili interviste alle coraggiose maestre ignude che straparlano di «riflettere sul grado di sessualizzazione di alcune categorie professionali», ammirano «Villa e il suo occhio critico», rintuzzano «attacchi sessisti, maschilisti e misogini» nel mentre che denunziano, coi meloni sguainati, «l’ipocrisia e la mentalità patriarcale che è ancora molto presente in questo paese».

Il peggio lo ha dato il Corriere Torino. Tettone in prima pagina, per la gioia dei correttori di bozze, però con il fervorino accanto per spiegare “il perché di queste foto”. «Ci sono momenti in cui non si può tergiversare», tergiversa il direttore, il cui sommo ragionamento è che «le maestre fanno sesso. Come tutti, in fondo. E come tutti devono avere la libertà di condividere con il proprio fidanzato quello che vogliono».

Abbiamo pensato molto ieri alla prima pagina.
L’idea era quella di mettere grandi le foto dei selfie nudi delle maestre in solidarietà alla collega licenziata ma volevamo trasmettere il giusto messaggio.
Così, lì di fianco, ho scritto il perché di questa scelta.
Spero sia chiaro pic.twitter.com/4T2WraplP4

— Marco Castelnuovo (@chedisagio) December 3, 2020

Avete capito il concetto, sessisti e maschilisti e misogini e patriarchi del caxxo? Ovvio che non lo avete capito, ve lo rispiega il Correttore di bozze: fare sesso «come tutti», e «come tutti» mandare le foto sconce su whatsapp, adesso è diventato un diritto. Proprio così. E per farvelo capire meglio, bulli e ipocriti e negazionisti che non siete altro, indovinate un po’ dove vi piazzano i manifesti delle maestre che fanno sesso e che poi fanno pure selfie per l’occhio critico di Villa? Ecco: «I manifesti sono stati sistemati davanti a 3 scuole», si felicita il Corriere.

Adesso per favore smettetela di zoomare sulle puppe delle teachers che fanno sex e ragionate (si fa per dire) con il Correttore. Non sembra anche a voi tutto così meravigliosamente fesso? Ci fanno la predica sulle mascherine, sul distanziamento, sul pulire le manine, sugli orari delle Messe, sui parenti da baciare e quelli che solo abbracciare e quelli che proprio schifare. Ci moralizzano sulla movida, sullo shopping, sullo sci, e pure sulla deriva consumistica del pranzo di Natale. Ci catechizzano su tutto in ogni momento. Ormai indottrinano quel povero bulletto di un Correttore di bozze pure mentre provano a vendergli le scarpe da ginnastica. E però guai a far presente alle maestre che fare sesso su Whatsapp, benché sia perfettamente legale, non è affatto un diritto: è una caxxata. Punto.

Date retta, amici del Corriere e Bob Dylan alla bagnacauda. Fidatevi del Correttore di bozze. Hanno ammorbato per mesi un paese intero con la lagna #stateacasa contro il virus, a nessuno adesso parrà esagerato consigliare alle maestre #copritevilechiappe davanti a quel caxxo di smartphone. 

Intendiamoci. Lungi da noi, e lungissimo dal Correttore di bozze, invocare un’altra dose di regolette in questa overdose moralistica. Siamo cattolici perdinci, figurarsi se mai ci opporremmo alle teachers che fanno sex. Anzi: più teachers che fanno sex per tutti, soprattutto per il Correttore. Ma potete per favore evitare di montarci attorno un culto, e per giunta impartirlo obbligatoriamente agli incolpevoli scolari torinesi?

Per carità, nessuno sta insinuando che la vittima se la sia cercata. Siano puniti e durissimamente puniti i fetentoni che hanno umiliato la maestra di Torino (però cara teacher che fai sex, la prossima volt lascia stare quel caxxon e chiama il Correttore di boxx). Sia punita anche la direttrice dell’asilo, se davvero ha avuto un ruolo negativo in questa storiaccia. Ciò detto, fate l’amore, non i selfie. Tanto meno per mandarli a Villa. Peggio del revenge porn c’è solo il moral porn del Banksy bigotto.

@Correttoredibox

Tags: correttore di bozzeCorriere della Serapornopornografiarevenge porntorino
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