Nell’omelia di questa domenica elettorale europea, 25 maggio 2014, Eugenio Scalfari ci ripropone la visione dell’Europa federale di cui abbiamo già parlato nel precedente blog. Aggiungiamo solo che una ipotesi istituzionale (scopo-mezzo) se non è fondata su convinzioni culturali e civili condivise (scopo-fine) è solo lo strumento di chi è più forte.
Egli è della “razza padrona”, perciò pro domo sua. Ma non è di questo che vorremmo scrivere, oggi.
In un passo dell’omelia scrive: “ [il PD è] la sola formazione politica che abbia una storia, un nucleo di giovani leve con capacità di rinnovamento e un gruppo incontaminato che rappresenta un valido punto di riferimento”.
Giovani leve, scrive. Il genocidio, che dal ’68 fino a Mani pulite 1,2,3,4… ha via via sottratto giovani leve che non fossero in sintonia con l’asettico pensiero dominante, relativista e borghese, ha anche in lui un fiero condottiero.
Quelle giovani leve chiedevano di misurarsi sulla libertà della scuola cioè di educazione, sull’idea di “meno stato, più società” cioè il principio di sussidiarietà, di impresa come valore sociale, di libertà religiosa, di ragione opposta al razionalismo pseudo-scientifico, di Europa come intersezione culturale tra Atene, Gerusalemme, Roma, di tradizione come cosa buona da vagliare criticamente.
Non solo, caro Scalfari e associati, avete spazzato via con i vostri articoli quelle giovani leve, ma via via, come Ugolino, avete mangiato i vostri stessi figli; fecondando e fecondando, poi, per averne di nuovi a vostra immagine e somiglianza. Adesso avete Renzi, che già dite che non è proprio come desiderereste, ma è, al momento, utile; si attende, di nuovo, “il fiero pasto”.
Poi ci sono giovani leve che sono sfuggite al controllo e votano M5S o non votano: “irresponsabili” scrive, oggi.
Irresponsabili perché non hanno il senso dello Stato, che voi a piene mani avete per decenni descritto come un accozzaglia di malfattori e retrogradi.
Scusi il detto popolare: “il diavolo fa le pentole ma non i coperchi”.
Comunque, sappia il nostro che ci sono giovani leve che fanno fatica a vivere, disturbi alimentari, alcol, droga, apatia, giovani leve che studiano quando c’è un qualcheduno che fa bene il lavoro di insegnare, giovani leve che hanno domande, giovani leve che fanno sesso a quattordici anni o meno, giovani leve che twittano da mattina a sera in cerca di amicizia, giovani leve a cui spiegano che non c’è nulla di oggettivo, giovani leve per cui la realtà naturale è un pensiero, giovani leve che vanno alla Santa Messa domenicale (chissà poi perché?), giovani leve che muoiono in un incidente stradale e lasciano scritto, la notte prima, su un muro della propria camera “perché cercate tra i morti Colui che è vivo”.
E mentre scriviamo, anche noi con una certa età e padri, a questo punto, ci sentiamo colpevoli di corruzione, concussione e omissione.
Addavenì Baffone – scusi ancora- l’urletto popolare.