Belpietro offende Napolitano: indagato. Farina: «E Repubblica che dava del pazzo a Cossiga?»

Di Redazione
20 Luglio 2011
Scrive il deputato Pdl: «Non si ricorda tanto zelo quando Bruti Liberati era già magistrato, e dei più autorevoli, e “Repubblica” dava del pazzo – e non per satira – al presidente Francesco Cossiga contro il quale la magistratura giunse a scioperare. Ma forse dietro questa iniziativa incresciosa c’è una logica tipica della magistratura milanese politicizzata»

Causa una vignetta in cui era raffigurato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sotto il titolo “Assedio ai papponi di Stato”, il direttore di Libero, Maurizio Belpietro, risulta indagato per offese all’onore e al prestigio del capo dello Stato. Lo ha deciso il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati che ha già inoltrato la richiesta al ministro della Giustizia per l’autorizzazione a procedere. Belpietro rischia da uno a cinque anni di reclusione.

Bruti Liberati ha spiegato che è «l’insieme di vignetta e titolo» a essere offensivi e non l’articolo pubblicato dal quotidiano che se la prendeva con le eccessive spese dalla casta, anche quella quirinalizia. Ma questo fatto, ha detto Bruti Liberati, «rientra nel diritto di critica». Oggi sul quotidiano Belpietro ha firmato un lungo articolo, sotto forma di lettera a Napolitano, per spiegare le sue ragioni.

Il fatto, come ha notato il parlamentare del Pdl Renato Farina, è «grottesco». «Non si ricorda – scrive Farina in una nota – tanto zelo quando Bruti Liberati era già magistrato, e dei più autorevoli, e “Repubblica” dava del pazzo – e non per satira – al presidente Francesco Cossiga contro il quale la magistratura – tranne un piccolo pm di Milano, Di Pietro – giunse a scioperare. Ma forse dietro questa iniziativa incresciosa c’è una logica tipica della magistratura milanese politicizzata. Cioè mettere alla prova il ministro Angelino Alfano, oggi anche segretario del Pdl. Invito Alfano a non cadere nella provocazione e di comportarsi con coerenza come già in passato sempre privilegiando la libera espressione del pensiero sulla censura».

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