
Belkasem Haftar: «Così con l’aiuto dell’Italia rimettiamo in piedi la Libia»

«La Libia rinasce dalle ceneri come l’araba fenice. Questo è un momento storico per noi e siamo felici che l’Italia sia qui». Dichiara così in un’intervista a Tempi Belkasem Haftar, direttore del potente e ricchissimo Fondo nazionale per la ricostruzione e lo sviluppo della Libia, nonché figlio del feldmaresciallo Khalifa Haftar, uomo forte della Cirenaica e dell’Esercito nazionale libico.
Il Fondo, nato a Bengasi nel 2024 per ricostruire la città di Derna devastata dal ciclone Daniel, è oggi il principale motore economico del paese. «Stiamo portando avanti più di duemila progetti nei settori dell’energia, dei trasporti, dell’educazione e delle infrastrutture», spiega Haftar, che durante il primo Forum economico di Bengasi, realizzato grazie al lavoro della Camera di commercio italo-libica guidata da Nicola Colicchi, ha accolto una delegazione di circa 100 imprese nostrane.

«Investimenti per riunire il paese»
Da anni la Libia è divisa in due fazioni opposte: da una parte il governo di unità nazionale con sede a Tripoli del premier Abdulhamid Dabaiba, riconosciuto dalla comunità internazionale, Italia inclusa; dall’altra il governo di stabilità nazionale guidato da Osama Hammad e appoggiato da Haftar, che ha in mano circa l’80 per cento del paese. «Gli investimenti del Fondo», che ha una dotazione di circa 12 miliardi per tre anni, spiega Haftar a Tempi, «possono aiutare a riunire il paese. Attraverso lo sviluppo si genera stabilità e questo non è importante solo per noi, ma anche per i paesi vicini».
Il messaggio è di grande importanza per il governo di Giorgia Meloni, che l’anno scorso ha incontrato il generale Haftar, e per l’Italia, che resta il primo partner economico del paese nordafricano ma deve confrontarsi con la concorrenza turca, egiziana, francese e americana. «Le imprese italiane sono fondamentali per ricostruire la Libia», continua il direttore generale del Fondo. «Noi abbiamo bisogno della loro qualità e della loro esperienza».

«Derna è rinata grazie al Fondo»
Durante il primo Forum italo-libico di Bengasi sono stati firmati 17 memorandum di intesa, che si aggiungono alla riapertura del collegamento aereo diretto tra la città della Cirenaica e Roma. «È un successo», continua Belkasem Haftar, «le nostre relazioni con l’Italia sono storiche. La cosa più importante è la fiducia: non ci servono discorsi ma azioni concrete. Noi rispetteremo tutti i contratti firmati, ma non vogliamo solo intese temporanee, bensì un partner per la vita».
Molti analisti vedono nella frenetica e mastodontica attività del Fondo un tentativo della famiglia Haftar di estendere ulteriormente la propria influenza sulla Libia a danno del governo di Tripoli, ma per Belkasem «il nostro lavoro parla per noi: costruiamo università, ospedali, strade e altre infrastrutture in tempi record. Lo facciamo perché i libici possano vivere bene, per troppo tempo non hanno visto alcun vantaggio. Derna era in una situazione catastrofica, oggi è rinata. La Libia vuole uscire dalla crisi e il Fondo può rimettere in piedi il paese. Con l’aiuto fondamentale dell’Italia».
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