«Allora siamo d’accordo? Basta con le preghiere». Si è mai visto un uomo che ha appena subito un lutto grave rifiutare e addirittura offendersi per le condoglianze espresse da amici e conoscenti? Si è mai visto un paese respingere con disprezzo il cordoglio di migliaia di persone dopo uno degli attentati terroristici più gravi della storia?
«NON BISOGNA PREGARE». No, fino ad ora almeno. Perché è quello che una cospicua parte della Francia ha fatto, dopo la strage di Parigi. E Libération, interpretando alla perfezione questo sentimento, ha scritto martedì un durissimo editoriale non contro gli attentatori, non contro il terrorismo, non contro il fondamentalismo islamico, ma contro un hashtag: “#prayforparis”. Per l’editorialista Luc Le Vaillant «non bisogna pregare per Parigi, perché così si fa il gioco della religione e delle sue guerre. Non arrivo a dire che così si fa il gioco degli islamisti, ma quasi…».
LAICISMO FRANCESE. Ma che cosa c’è di tanto grave e fastidioso in una semplice preghiera? «Provo a spiegarvi», continua l’articolo dando una perfetta definizione di “laicismo alla francese”. «La Francia è un paese laico dove tutte le religioni hanno il diritto di esistere, ma devono tenersi nascoste nel dominio privato. La sfera pubblica appartiene a tutti i cittadini, senza distinzione di razza, convinzioni o religione. Questa battaglia è stata lunga, dura dal 1789, tra i cattolici reazionari e i progressisti repubblicani. Alla fine si è conclusa con la separazione tra Stato e Chiesa nel 1905».
LA NOSTRA IDENTITÀ. La lezione di storia è sommaria come il terrore giacobino, ma serve a spiegare che «la grandeur della Francia» consiste nel «resistere» ai «bigotti di ogni tipo che cercano di far pesare le proprie scelte sulla società». Ecco perché pregare per la capitale è «un errore fondamentale». Parigi, infatti, è stata «attaccata per la sua festosa miscredenza, perché ha deciso di stare dalla parte di Sodoma e Gomorra, per la sua tolleranza senza dubbio da idioti ma davvero onorevole verso tutte le fedi fino a quando restano inginocchiate nel loculo dell’intimità».
IMPARARE DALLA FRANCIA. Quindi, «cari amici del mondo libero e dell’Occidente cristiano», in barba a chi pensava che la Francia ne facesse ancora parte, non trasformate la «torre Eiffel in un ex-voto e la bandiera blu-bianca-rossa in un drappo da processione». Cercate piuttosto di imparare dalla Francia e di «avanzare verso quella laicità più o meno aperta che è la nostra particolarità».
ODIO E VUOTO. L’odio che Libération, interpretando un sentimento proprio di molti francesi, nutre verso la religione (tranne quella laicista) è speculare a quello che l’Isis prova nei confronti dell’Occidente. Il vuoto che l’editoriale rivendica come la vera identità francese, fiera di schierarsi dalla parte di Sodoma e Gomorra, è pari forse solo a quello che alberga nei cuori dei giovani francesi che si uniscono allo Stato islamico per diventare attentatori suicidi. Nel paese dei Lumi è stata riaccesa la torre Eiffel, ma è ancora notte fonda.
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