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Anno giudiziario, Santacroce: «Indulto unica soluzione per il carcere»

Il primo presidente di Cassazione sullo stato della giustizia: «Basta a scontri toghe e politiche, ma i magistrati facciano autocritica su ciò che non funziona nel Csm e nell'Anm»

Chiara Rizzo
24/01/2014 - 13:04
Interni
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«Sulla giustizia le indicazioni provenienti dagli schieramenti politici sono per lo più fuori tono. Non perché le forze politiche non abbiano più ricette, ma perché sono ricette che non servono a far funzionare la giustizia»: è stato uno dei passaggi della relazione introduttiva per l’inaugurazione dell’anno giudiziario del presidente della corte di Cassazione, Giulio Santacroce. È stato lui stesso a puntellare le sfide che attendono (da sempre) la giustizia nostrana: «Riforma della Costituzione con separazione delle carriere fra giudici e pubblici ministeri, esercizio dell’azione penale non più obbligatoria, doppio Consiglio superiore della magistratura dove i magistrati non abbiano più la maggioranza, sganciamento della polizia giudiziaria dalla dipendenza esclusiva dal pm, responsabilità civile delle toghe perché paghino di tasca propria. Sembra di assistere a un eterno gioco del pendolo, che lascia ampio margine a tutti i diversi interessi in campo, che oscillano tra il mantenere ogni cosa com’è o ribaltare il tavolo per cavarsi d’impaccio». Poi, però, nel corso della sua relazione Santacroce ha lasciato più l’idea di proporre piccoli interventi di maquillage, anziché quelli di «chirurgia costituzionale», come li ha definiti lui stesso, che forse sarebbero ben più necessari.

«RIFORMARE È DOVERE DEI MAGISTRATI». Santacroce ha anzitutto lanciato un appello: «Nel ventennio che ci siamo lasciati alle spalle la centralità della giustizia è stata solo apparente, perché non c’era uno spazio praticabile per vere opzioni riformatrici. Ora serve il coraggio di voltare pagina. Se la giustizia non funziona è dovere dei magistrati denunciare le cose che non vanno e del sistema politico, governo e opposizione, metterla in condizione di funzionare al meglio».

LA SITUAZIONE ATTUALE: GIUSTIZIA CIVILE. Santacroce ha spiegato che per la giustizia civile sono stati conclusi 4 milioni e mezzo i procedimenti eliminati, ma sono rimaste pendenti 5 milioni 257 mila cause. «Andando ad osservare più analiticamente nelle varie aree geografiche, invece, si sono segnalate riduzioni dei processi pendenti del 4 per cento circa nel Nord Est, Nord Ovest e nelle Isole, e del 10 per cento tanto nell’area Centro che in quella Sud». Santacroce ha rilevato che «il livello di produttività dei magistrati è incrementato» (ma non ha fornito dati numerici al riguardo).

GIUSTIZIA PENALE. Ogni anno in ambito penale vengono istituiti in Italia 1 milione e 600 mila nuovi procedimenti: nel 2013 sono stati 3 milioni e 195 mila i processi penali definiti e sono lievemente aumentati, dell’1,8 per cento, quelli rimasti pendenti, 3 milioni e 200 mila in tutto. Tuttavia, secondo Santacroce, «ogni processo ha la durata media di 5 anni che appare, peraltro, rispettosa dei parametri massimi indicati dalla Corte di Strasburgo». Il presidente di Cassazione ha sottolineato che la durata è strettamente legata ai tre gradi di giudizio previsti dalla legge, quindi «è illusorio pensare che un processo anche di ridotta difficoltà possa concludersi in meno di 3-4 anni». Santacroce ha spiegato che «gli omicidi hanno raggiunto il livello più basso degli ultimi 150 anni di storia d’Italia», mentre a causa della crisi sono aumentati reati come furti, rapine e in generale i delitti contro il patrimonio. «La criminalità di stampo mafioso mostra una progettualità volta alla riorganizzazione» ha ammonito Santacroce.

RIFORMA DELLA CASSAZIONE. Quanto alle riforme della giustizia, il primo degli interventi proposti da Santacroce è sulla Cassazione, oberata da «una mole smisurata di ricorsi» che impedirebbe di offrire giustizia in tempi certi e rapidi: «Non c’è nessuna urgenza di interventi di chirurgia costituzionale, che interessano gli equilibri tra i poteri dello Stato e come tali toccano questioni più politiche». Al primo posto quindi la riforma del comma sette dell’articolo 111 della Costituzione (quello sul giusto processo) riducendo ad alcune casistiche specifiche il ricorso in Cassazione (solo per i vizi di merito, cioè per il presunto mancato rispetto delle leggi nel processo).

RESPONSABILITA’ CIVILE. Santacroce ha toccato anche l’argomento delle procedure di infrazione aperte nei confronti dell’Italia, in primis la condanna per la resposanbilità civile dello Stato: «L’iniziativa nasce dal mancato adeguatamento delle norme sulle responsabilità civile dei magistrati prevista dalla legge Vassalli, dopo la condanna decretata per lo stesso motivo del novembre 2011 e rimasta ineseguita per quasi due anni. Ma la lettera di messa in mora partita da Bruxelles è servita a ravvivare il dibattito e le tensioni politiche». Secondo Santacroce, «in realtà l’Europa non ha previsto alcun obbligo per l’Italia di introdurre la responsabilità civile e diretta dei giudici, che continua a restare dello Stato». Il presidente della Corte suprema ha indicato come anche il disegno di legge comunitaria approvato dal Consiglio dei ministri dello scorso 8 novembre riafferma proprio questo principio, «nei casi di manifesta violazione del diritto europeo per dolo o colpa grave». Santacroce ha ricordato che «di norma nelle grandi democrazie il giudice non è mai assoggettato alle comuni regole di responsabilità civili per i danni cagionati da atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni».

DIRITTI UMANI E INDULTO. Uno dei punti al centro delle condanne della Corte europea all’Italia sicuramente è quello del mancato rispetto dei diritti umani per le condizioni dei detenuti nelle carceri. «In attesa di auspicabili riforme di sistema dovrebbe prendersi in considerazione l’adozione di un sistema staordinario che consenta di ridurre con immediatezza il numero dei detenuti: per ottenere questo risultato non c’è altra via che l’indulto». Il presidente di Cassazione ha però elogiato le indicazioni adottate nel ddl per ridurre la custodia cautelare, che Santacroce ha definito «particolarmente interessanti e innovative». Ha indicato come possibili soluzioni al sovraffollamento anche la riduzione delle sanzioni per i piccoli spacciatori, la possibilità per gli stranieri di scontare gli ultimi due anni di pena nel paese d’origine, l’allargamento dei tempi per l’affidamento ai servizi sociali e terapeutici.

MAGISTRATURA E POLITICA. Il presidente di Cassazione ha concluso parlando delle relazioni tra politica e magistratura: «Lo stato di tensione non accenna a spegnersi, e il suo persistere rappresenta una vera spina nel cuore dei magistrati. Ma non ha giovato soprattutto al Paese che assiste disorientato a questa contrapposizione». Poi ha proseguito: «Ma noi dobbiamo andare avanti e domandarci che cosa dobbiamo fare per accrescere il prestigio della magistratura e la credibilità del suo operato, senza alimentare diffidenze, pessimismi, sospetti. In altre parole, è sicuramente più produttivo l’esercizio di uno spirito autocritico». Santacroce ha ammonito anche a riflettere «su ciò che non ha funzionato e continua a non funzionare nell’esercizio del potere diffuso, nel sistema di autogoverno e nell’associazionismo giudiziario che pure, nella loro essenza, costituiscono esperienze feconde, positivamente apprezzate anche fuori dal nostro Paese».

VIETTI: «NO AI GIUDICI SOLISTI». L’intervento successivo è stato quello del vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Michele Vietti che ha invitato alla «Coralità dell’azione dei magistrati lasciando da parte l’azione dei giudici solisti».

Tags: Annamaria CancellieriAnno giudiziariocarcerecassazioneindultoMichele Viettiresponsabilità civile dei magistratiRomasovraffollamento carceri
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