Amici dello scontrino contro evasori «bastardi» (dai! diventa anche tu un delatore)
«Non avremo nessuna pietà. Spareremo ad alzo zero su chi evade le tasse» ha dichiarato pochi giorni fa il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà. «L’effetto deterrenza si fa anche con la propaganda. Incutere un sano timore è necessario» ha detto il direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera, ideatore del blitz di 80 finanzieri a Cortina. La campagna contro gli evasori fiscali è partita, il nuovo capro espiatorio, dopo Silvio Berlusconi, del cattivo andamento dell’economia italiana e dell’impennata dello spread è stato trovato.
L’azione a cavallo di Capodanno dell’Agenzia delle Entrate a Cortina è stata esaltata ma non basta. Perché non bisogna essere evasivi, non è possibile tenere nascosti i nomi degli evasori e i loro esercizi commerciali. «Sono felice dei controlli [di Cortina, ndr]. Ma i nomi di questi mascalzoni non si possono pubblicare?» dice Marta Marzotto al Fatto quotidiano, vantandosi di essere la figura che ha ispirato la fantozziana “Contessa Serbelloni Mazzanti vien dal mare”. «Mi interessano, così quando cammini per strada eviti non solo di incontrarli, ma anche di salutarli. Che li becchino tutti questi miliardari con il naso da Pinocchio».
Beccarli, già. Ma come? Si può fare come Flavia Amabile, inviata della Stampa, che si è appostata fuori dalla gelateria di via dei Baullari a Roma a fare foto e intervistare i clienti, per scoprire che almeno sei scontrini non sono stati emessi. Nel suo reportage, Amabile spiega anche come si può riconoscere uno scontrino falso da uno vero: «Basta guardare bene in fondo al foglio, dovrebbe esserci scritto: “non valido a fini fiscali”. Se non c’è lo si può riconoscere dai codici ma forse è meglio lasciare agli ispettori questi compiti». Ma è proprio qui che si sbaglia Flavia, che nel suo articolo ha commesso almeno due errori: prima di tutto non ha pubblicato il nome del proprietario della gelateria né il nome dell’esercizio, ma solo quello della via; secondo, è ora di smetterla di pensare che l’evasione sia un problema del Fisco, dell’Agenzia delle Entrate, di Equitalia, dello Stato. Perché, come dice Monti, «sono gli evasori a mettere le mani nelle tasche degli italiani» e allora ogni italiano deve diventare un finanziere.
Proprio come gli “Amici dello scontrino e della ricevuta fiscale” osannati oggi da Repubblica, i quali, oltre a indicare qualunque violazione fiscale, pubblicano spesso su internet nome e indirizzo del negozio dove è avvenuta la truffa. “Evasori.info”, invece, ha creato una mappa dell’evasione ma i suoi utenti sono ancora restii a denunciare il proprio vicino di casa e si limitano a indicare il nome della zona, neanche della città, dove sono stati avvistati dei ladri fiscali. Molto meglio il sito “Tassa.li” dove «ogni informazione viene geo-localizzata. I dati vengono utilizzati per creare una mappa dell’evasione e saranno gratuitamente accessibili a chiunque».
Tutti dovrebbero unirsi a questi «feticisti dello scontrino», come si autodefiniscono, perché «chi evade deruba anche te», come recita lo slogan di “Evasori.info”. Ogni italiano deve quindi diventare come quello che racconta su Facebook di avere «chiamato l’idraulico a casa mia, abita a cento metri da me. Venti euro per la chiamata, dieci per la guarnizione di un rubinetto. Sua moglie e i figli vestono abiti griffati. Gli chiedo la ricevuta e lui dice: costa il 20 per cento in più. Come possiamo fermare questi bastardi?». Il problema è questo, perché se Repubblica spera che “la paura di finire su questi nuovi siti farà ritrovare a tanti, e più in fretta, il blocchetto delle ricevute fiscali”, il problema è sempre che solo la Finanza è autorizzata a fare accertamenti e la giustizia al massimo commina delle multe. Oggi un cittadino può solo fare il delatore, bisogna invece dargli il potere di agire e inasprire le sanzioni, come propone uno dei tanti su internet: «Se un negozio non fa lo scontrino lo chiudi. Vedrai che gli altri si innamorano del registratore di cassa».
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