
Altro che pace. In Siria i terroristi islamici mettono su famiglia (e sposano donne che vengono dall’Europa)
Volontari jihadisti dall’Europa e dal mondo arabo sempre più giovani, addirittura adolescenti, e mogli vere e proprie per i combattenti qaedisti sul terreno. La guerra civile che da quasi tre anni infuria in Siria assume connotati sempre più preoccupanti man mano che la situazione si incancrenisce, e i negoziati di Ginevra sembrano lontani da sbocchi positivi.
L’anno scorso aveva scosso le cronache la notizia che in Siria era largamente praticato il jihad al nikah, prontamente ribattezzato “jihad sessuale”: “matrimoni” temporanei fra combattenti ribelli islamisti radicali e donne provenienti perlopiù dalla Tunisia. Si tratta di un antico istituto giuridico che permetteva un tempo ai combattenti musulmani di avere rapporti sessuali con donne vedove o divorziate senza che gli uni e le altre potessero essere accusati di adulterio o prostituzione. Sull’entità reale del fenomeno si erano scatenate forti polemiche.
Ora, invece, dal Regno Unito arriva la notizia che sono sempre più numerose le donne, in genere musulmane dell’immigrazione, che desiderano trasferirsi in Siria e sposarsi in forma permanente con combattenti del jihad. Ne hanno dato notizia The Times e il Daily Telegraph, raccontando di un blogger jihadista di lingua inglese al quale si rivolgono le aspiranti spose in cerca di veri credenti impegnati nel campo di battaglia siriano. Il fenomeno sarebbe incoraggiato dalla formazione qaedista Stato islamico in Iraq e in Siria (Isis), perché essa non è tanto interessata ad abbattere il regime di Bashar al Assad quanto a occupare territori nei quali fondare un califfato e governare in nome di un’interpretazione rigorista della sharia.
Per questo è necessaria la diffusione di famiglie di veri credenti. Alcuni combattenti di Isis hanno trasferito in Siria, nella provincia di Raqqa da loro in gran parte controllata, le famiglie che già avevano fondato nei paesi di provenienza, altri attendono impazienti di sposarsi con donne che credano nella causa.
Minorenni in battaglia
Sul fronte dei volontari jihadisti dall’Europa, ha fatto molta sensazione la notizia di due adolescenti di Tolosa, un 15enne e un 16enne, che sono partiti per unirsi al jihad in Siria acquistando un biglietto aereo per la Turchia. Traumatizzati dal soggiorno in territorio siriano, sono tornati in Francia con l’assistenza delle autorità turche. Secondo varie inchieste e secondo dichiarazioni ufficiali del presidente François Hollande, con 700 unità la Francia è il paese europeo col più grosso contingente di jihadisti in Siria.
Si tratta quasi sempre di immigrati o figli di immigrati dal Nordafrica, ma si danno anche casi di giovani convertiti francesi, come i fratellastri Nicolas e Jean-Marie, 30 e 22 anni, anch’essi di Tolosa, che sono caduti: il secondo in una battaglia ad Aleppo lo scorso agosto, e il primo in un attentato suicida a Homs in dicembre.
In tutto i cittadini o residenti europei che in questi quasi tre anni hanno preso parte al jihad in Siria sarebbero duemila. I contingenti più numerosi sarebbero, dopo quello francese, quelli del Regno Unito, del Belgio e della Germania. In rapporto alla popolazione, il paese con la maggiore presenza di jihadisti in Siria è il Belgio (sarebbero 2,7 ogni 100 mila abitanti). Il fenomeno è stato al centro di varie riunioni dei ministri degli Interni dell’Unione Europea. All’ultima, svoltasi nel dicembre scorso, erano presenti i ministri o i loro rappresentanti di Francia, Belgio, Regno Unito, Germania, Olanda, Spagna, Italia, Svezia e Danimarca.
Sono stati stanziati 20 milioni di euro per la creazione di una centrale per la raccolta e la condivisione delle informazioni di tutti i 28 paesi dell’Unione Europea in tema di contrasto al terrorismo. Il commissario alle questioni interne Cecilia Malström ha proposto la creazione di un non meglio precisato programma di rieducazione dei membri di gruppi estremisti.
I reclutatori
Il reclutamento di volontari giovanissimi prosegue alacre nei paesi arabi, dai quali proviene la maggior parte dei combattenti stranieri arrivati in Siria. In Tunisia, dove il tasso di abbandono scolastico è aumentato molto dopo la caduta del regime di Ben Alì, gruppi di reclutatori si recano nei villaggi più poveri in cerca di volontari fra gli ex studenti. «Si sono presentati fuori della scuola del paese, non li conoscevamo», racconta un 18enne di Grawla, nel governatorato di Monastir, all’inviato di Le Monde. «Erano cinque in auto più un altro in moto. Proponevano 2.000 dinari (900 euro circa; lo stipendio mensile medio tunisino è 550 dinari, ndr) per andare a fare il jihad in Siria».
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2 commenti
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lol
tutti i terroristi ora verranno a prendersi le “nostre donne”… e se vede che i terroristi c’hanno qualcosa che voi non avete se quelle ce vanno lopl
In forma permanente …
Fino al ripudio.