Il conflitto tra India e Pakistan e l’incubo del disastro nucleare

Di Leone Grotti
08 Maggio 2025
Le due potenze asiatiche, contese da Usa e Cina, possono contare entrambe su circa 170 testate atomiche e si sono scambiate lanci di missili martedì sera. L'allarme non è solo regionale, ma globale
Manifestanti in Pakistan bruciano la bandiera dell'India dopo gli attacchi missilistici di martedì sera
Manifestanti in Pakistan bruciano la bandiera dell'India dopo gli attacchi missilistici di martedì sera (foto Ansa)

Quando due paesi fortemente nazionalisti come India e Pakistan, che da oltre settant’anni si contendono una regione di 225 mila chilometri quadrati, il Kashmir, e che possono contare ciascuno su circa 170 testate atomiche, perdono il controllo e si scambiano attacchi missilistici con decine di vittime, accusandosi reciprocamente di «atti di guerra», l’allarme non è soltanto regionale, ma globale.

Ecco perché i principali leader politici occidentali e non solo si sono affrettati a chiedere a Nuova Delhi e Islamabad di «frenare» e di «scegliere la via diplomatica» per spegnere il prima possibile un conflitto che potrebbe incendiare il mondo intero.

I raid di India e Pakistan

Martedì sera l’India ha lanciato diversi missili contro «nove siti terroristici» sia nella parte del Kashmir amministrato dal Pakistan sia nella provincia del Punjab. Nell’attacco, che secondo la Repubblica islamica ha colpito anche obiettivi civili, tra cui quattro moschee e un ospedale, sono morte almeno 26 persone.

Il Pakistan, che ha dichiarato di aver abbattuto cinque aerei da guerra indiani, ha subito risposto all’attacco con raid che avrebbero fatto 15 morti e 43 feriti.

Un soldato in Pakistan pattuglia un'area colpita da missili lanciati dall'India
Un soldato in Pakistan pattuglia un’area colpita da missili lanciati dall’India (foto Ansa)

Attentati e terrorismo

L’operazione militare autorizzata dal premier nazionalista indù Narendra Modi e denominata “Sindoor” aveva come obiettivo quello di colpire «preventivamente» siti terroristici dove, secondo l’intelligence di Nuova Delhi, si stavano progettando nuovi attentati come quello del 22 aprile nella città di Pahalgam, nel Kashmir amministrato dall’India. Qui un piccolo gruppo denominato “Fronte della resistenza”, secondo molti analisti legato a una nota organizzazione di jihadisti pakistani, aveva compiuto una strage uccidendo 26 turisti.

L’India aveva accusato fin da subito il Pakistan di aver appoggiato logisticamente i terroristi, ma Islamabad aveva respinto «l’illazione del governo fascista di Modi».

Nonostante lo scambio a fuoco sia il più violento tra i due paesi da almeno due decenni, entrambi sembrano voler evitare un’escalation che potrebbe essere devastante. Anche per questo, probabilmente, l’India ha condotto attacchi aerei stando attenta a non violare lo spazio aereo pakistano.

La regione contesa del Kashmir

La regione del Kashmir è contesa fin dal 1947, quando il Pakistan ha guadagnato l’indipendenza dall’India, e divisa tra i due paesi dal 1949. Dopo tre guerre Nuova Delhi e Islamabad hanno accettato un confine de facto che divide la regione, la Linea di controllo, lunga circa 740 chilometri, pur continuando a rivendicare l’intero territorio.

La parte controllata dall’India è l’unica in tutto il paese ad avere una popolazione a maggioranza musulmana. Per frenare i movimenti secessionisti che negli anni hanno dichiarato una rivolta contro il potere indiano, nel 2019 Nuova Delhi ha eliminato lo status del Kashmir di regione semi-autonoma.

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Cina e Usa tra India e Pakistan

India e Pakistan dispongono di circa 170 testate atomiche e non hanno mai firmato il trattato di non proliferazione nucleare. Il conflitto tra le due potenze asiatiche, sempre sull’orlo della deflagrazione, è considerato uno dei più pericolosi al mondo. Se scoppiasse, come si è concretamente rischiato nel 2001 e nel 2008, secondo alcune stime potrebbe fare oltre 12 milioni di vittime.

Se si guarda anche all’acquisto di armamenti da parte dei due paesi, lo scontro assume contorni geopolitici molto netti: l’India, che durante la Guerra Fredda era alleata dell’Unione Sovietica, ha aumentato negli ultimi dieci anni l’acquisto di armi da Stati Uniti, Israele e Francia, riducendo la sua dipendenza dalla Russia (dall’80 al 38%).

Nello stesso lasso di tempo, il Pakistan ha azzerato gli acquisti di armamenti da Usa e Francia, più che raddoppiando quelli dalla Cina (dal 36 all’81%). Se gli Usa approfondiscono il proprio rapporto con Nuova Delhi in chiave anticinese, Pechino continua a rifornire gli arsenali di Islamabad per indebolire l’India.

La terza guerra mondiale a pezzi di cui parlava papa Francesco rischia di passare anche dall’Asia meridionale.

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