«Si può dire che abbiamo passato un “vero” Natale: privati di tutto, come la Sacra Famiglia». Così il vicario apostolico di Aleppo, monsignor Georges Abou Khazen (foto sotto a destra), ricorda l’ultimo mese passato dai cristiani e dagli abitanti della seconda città più importante della Siria, divisa in due e sotto assedio dal 2012. Aleppo ovest, dove vivono 70 mila cristiani (140 mila prima della guerra) insieme a due milioni di persone, di cui 500 mila scappati da Aleppo est, è sotto il controllo del governo ed è accerchiata dai ribelli.
L’IMPRESA DI SOPRAVVIVERE. Qui sopravvivere è già un’impresa, come testimonia il vicario apostolico a tempi.it: «Dal punto di vista della sicurezza in città è molto pericoloso perché la pioggia di mortai, razzi e molto altro continua senza posa. Questo sta causando morti e feriti tra i civili, distruzione e danni nelle abitazioni, per non parlare degli edifici religiosi e pubblici».
MANCANO ACQUA E LUCE. Le condizioni di vita degli aleppini sono assolutamente «precarie, anche perché manca praticamente tutto: luce, gasolio, carburante, gas da cucina e acqua». Il 23 dicembre i ribelli “moderati” hanno «tagliato acqua ed elettricità per otto giorni e ci hanno fatto passare un vero Natale come la Sacra Famiglia, cioè privati di tutto». Per avere l’acqua, «la gente si è rivolta alle chiese e alle moschee, che dispongono di alcuni pozzi. Per l’elettricità invece ci sono dei generatori ai quali la gente si attacca per avere qualche ora di luce a pagamento».
LA NEVE. Purtroppo o per fortuna a gennaio ha persino nevicato: «La neve è stata accolta da una parte come una benedizione, essendo un raro mezzo di svago, soprattutto per i bambini che non sono abituati a vedere la neve ad Aleppo. Dall’altra parte però il freddo ha peggiorato la situazione della popolazione». In città non c’è modo di riscaldarsi e «siamo andati qualche grado sotto lo zero».
IL LAVORO DELLA CHIESA. Se ad Aleppo, come in tante altre parti della Siria, mancano «medicinali, gasolio e carburante» è anche a causa delle sanzioni internazionali che, secondo il vicario apostolico, «toccano solo la popolazione povera e hanno peggiorato la condizione di vita dei siriani». La Chiesa cerca di sopperire alle mancanze della società come può: «Veniamo incontro a tutti i problemi della popolazione: viveri, vestiario, sanità, educazione e riscaldamento. Cerchiamo anche di riparare al meglio le case danneggiate e aiutare i rifugiati».
«MUSULMANI STUPITI». Nonostante tutto questo, dice concludendo la sua testimonianza monsignor Georges Abou Khazen, «ad Aleppo abbiamo passato il Natale nella gioia e questa gioia ha sorpreso tutti, anche gli operatori televisivi musulmani. Noi conserviamo ancora la speranza e cerchiamo di essere un segno per la nostra gente, perché solo questa speranza li sorregge».
Qui sopra a sinistra, foto Aleppo da Shutterstock