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Due cose hanno colpito tutti dell’appello che Ali Bongo ha lanciato dagli arresti domiciliari il 31 agosto, all’indomani del colpo di Stato con cui il comandante della guardia presidenziale generale Brice Oligui Nguema lo aveva deposto. La prima è che il presidente decaduto, pur pretendendo di aver vinto le elezioni col 64,2 per cento dei voti, non si rivolgeva agli elettori ma «ai nostri amici in tutto il mondo». E la seconda era che lo faceva in inglese: l’erede della dinastia che ha rappresentato l’essenza stessa della “Françafrique” – quel sistema di relazioni speciali fra élite di potere dei paesi che furono colonie africane della Francia e i vertici istituzionali e del mondo degli affari francesi che permetteva a entrambi di consolidare le proprie posizioni – non si esprimeva nella lingua del paese i cui partiti politici suo padre ha abbondantemente annaffiato per quasi cinquant’anni coi petrodollari del Gabon, ma nella lingua dei loro...
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