Adozioni gay. Siamo entrati nell’era delle toghe che sentenziano in base all’ideologia del gender

Di Giancarlo Cerrelli
21 Febbraio 2013
La sentenza della Corte di Strasburgo apre la strada a una società senza radici. Appello affinché «l'Europa riscopra le sue gloriose radici dimenticate e così, ritrovi la sua vera unione»

Nota dell’avvocato Giancarlo Cerrelli, vice presidente nazionale dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani 

La sentenza della Grande Camera della Corte di Strasburgo che ammette il diritto al partner di una coppia omosessuale di poter adottare i figli dell’altro partner è un novum giurisprudenziale, che rischia di minare le basi della convivenza umana nella civiltà europea, una volta cristiana.

Questo caso è l’ennesimo di una tendenza ormai presente da qualche tempo, in cui sono le Corti di giustizia a dettare l’agenda etica ai Parlamenti. Esiste ormai nel mondo una pluralità di corti globali, regionali o supernazionali, da quelle più note dell’Aja, Strasburgo e Lussemburgo, alle numerose camere arbitrali previste dalle convenzioni internazionali. Gli Stati non sono più in grado di esercitare, all’interno del loro territorio, il monopolio del diritto e la loro sovranità giudiziaria si sta progressivamente rimpicciolendo.

In questo nuovo ordine giuridico internazionale non vi è una gerarchia di potere, ogni giudice, in teoria, può dire quello che gli sembra più giusto. Ma la novità è che tutte queste bocche del diritto si parlano, si rispettano, tengono conto delle rispettive opinioni e stanno instancabilmente delineando, con uno straordinario sforzo collettivo, le grandi linee di un ordine giuridico globale.

I tribunali costituzionali, in particolare, sono continuamente impegnati a costruire ponti e passerelle fra il diritto nazionale e quello delle più larghe comunità a cui ogni Stato appartiene. Dopo la stagione dei rapporti interstatali, con il loro seguito di guerre e trattati, starebbe nascendo, quindi, l’era delle toghe. Ma chi nomina i giudici? A chi rispondono delle loro decisioni? È giusto che il controllo di poteri democraticamente eletti possa essere esercitato da chi non ha alcun mandato popolare? Vi è il rischio che le democrazie divengano, di questo passo, jurecrazie?

In questa linea si pone la sentenza della Grand Chamber, che con una sentenza evidentemente ideologica, apre la strada a una società senza radici. Propone una frattura dei legami genitoriali naturali a favore della creazione di rapporti legali artificiali; non solo non tiene conto del vero interesse del minore ad avere genitori complementari sessualmente, ma depotenzia la figura del genitore naturale, a favore di simulacri di genitorialità

La sentenza pur non avendo alcuna efficacia in Italia, potrà divenire un precedente vincolante qualora l’Italia, com’è previsto dal programma di alcuni partiti politici, dovesse riconoscere alle coppie di fatto gli stessi diritti che competono alle coppie coniugate.

È evidente, comunque, quale sia l’ideologia sottesa alla sentenza: è l’ideologia del “gender”, che mira, in questo caso, a propiziare l’attuazione di un principio di uguaglianza ideologico, che è in radice irrispettoso dei diritti dei bambini: primo fra tutti, quello di avere un padre e una madre.

La sentenza non tiene conto, infatti, dell’interesse del bambino che dev’essere l’interesse primario in materia di adozione, secondo la Convenzione de L’Aia sulla protezione dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale (art. 1) e la Convenzione relativa ai diritti del bambino (art. 21).

L’interesse primario del bambino, appunto, è quello di mantenere i legami con suo padre e sua madre e questo diritto esiste ed è riconosciuto (art. 9 della Convenzione relativa ai diritti del bambino).

Tuttavia, scopo primario della ideologia gender è quello di decostruire le basi antropologiche della società, creando al loro posto una società artificiale in cui la natura biologica, lasci il posto a un dato culturale e al sentire soggettivo. “Il sesso, secondo tale filosofia, non è più un dato originario della natura che l’uomo deve accettare e riempire personalmente di senso, bensì un ruolo sociale del quale si decide autonomamente, mentre finora era la società a decidervi… L’uomo contesta di avere una natura precostituita dalla sua corporeità, che caratterizza l’essere umano. Nega la propria natura e decide che essa non gli è data come fatto precostituito, ma che è lui stesso a crearsela… Maschio e femmina vengono contestati nella loro esigenza creazionale di forme della persona umana che si integrano a vicenda. Se, però, non esiste la dualità di maschio e femmina come dato della creazione, allora non esiste neppure più la famiglia come realtà prestabilita dalla creazione. Ma in tal caso anche la prole ha perso il luogo che finora le spettava e la particolare dignità che le è propria…” (Benedetto XVI, 21.12.2012)

Questa ideologia per attuare tale programma deve creare un ambiente sociale adatto al quale si perviene per mezzo dell’omosessualizzazione della sessualità, consistente sia nell’uniformazione dei sessi tra loro, che nell’avvicinamento del mondo e della cultura eterosessuale al mondo e alla cultura omosessuale. L’omosessualità deve diventare, per tale ideologia, avvalendosi della forma giuridica e del potente aiuto della comunicazione massmediatica, il motore per l’attuazione dei modelli omosessuali di vita per la costruzione del nuovo dis-ordine sociale e giuridico.

Grazie, dunque, a sentenze come questa viene data attuazione a questo programma che mira a sconvolgere le basi antropologiche della società, forzando le fondamenta della grammatica umana e sociale.

Tale programma di decostruzione sociale è facilitato, inoltre, dalla grave emergenza educativa, che incoraggia postulati culturali e morali tesi a un sentire soggettivo ed emozionale, tutto fondato sul desiderio e sullo spontaneismo.

Cosa fare per contrastare questa nefasta e perniciosa tendenza culturale? Benedetto XVI nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2013 indica non solo ai cattolici, ma a tutti gli uomini di buona volontà quale deve essere la precondizione per iniziare un percorso di ricostruzione e di pacificazione della società, affermando che: “Precondizione della pace è lo smantellamento della dittatura del relativismo e dell’assunto di una morale totalmente autonoma.” 

La missione di smantellare la dittatura del relativismo deve avvenire in ogni ambito della vita sociale e anche i giuristi sono chiamati nel loro ambito a questo urgente e importante compito.

Lungi, dunque, da chi accusa l’Italia di non essere al passo con l’Europa sui temi etici, auspichiamo che sia proprio la nostra Nazione a divenire punto di riferimento per l’Europa favorendo un diritto che rimetta al centro l’uomo nel rispetto del suo dato ontologico, affinché la vecchia Europa riscopra le sue gloriose radici dimenticate e così, ritrovi la sua vera unione.

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10 commenti

  1. Enrico Z

    Erika T sei un maschio: forse riuscirai con la forza a farci dire che sei una donna( ma ti assicuro che non sarà facile), ma dentro di noi sapremo sempre che sei un maschio e così parleremo e penseremo di te.

  2. Franco C.

    Bisogna far saltare l’Europa, e smetterla di credere sia impossibile vivere senza. Meglio zappare la terra in che vivere sotto la dittatura ideologica non si sa più di chi.
    Basta. Voterò chi sfascia tutto, e lo faccio per il futuro di mia figlia.

  3. ErikaT

    Io sono transgender, che volete fare? Mi volete proibire di essere quello che sono???? Prima si parla di anima e interiorità e poi si riduce l’ essere umano a una sola identità cromosomica-genitale non prendendo in considerazione l’ identità psicologica??? Che cos’è questa? Una nuova ostilità contro la scienza come ai tempi antichi? L’ identità di genere è un fatto psicologico ormai ampiamente riconosciuto dalla psicologia moderna, fatevene una ragione. L’ ho già ampiamente spiegato sul mio blog che non siamo conigli da riproduzione nati solo per figliare, siamo esseri umani con un anima, non siamo solo corpo genitale, No al materialismo genitale!

    1. ErikaT

      un’anima ( è la fretta )

    2. Franz

      Mi sembra di capire che identifichi l’anima con l’identità psicologica, è giusto?

    3. Sergio

      Cara Erika, tu ormai hai fatto un passaggio da cui non si torna. E’ il punto di partenza del tuo ragionamento su cui vorrei soffermarmi: mi volete proibire di essere quello che sono? Non volete prendere in considerazione l’identità psicologica? Questo è il punto. Tu (verosimilmente) sei un maschio a tutti gli effetti, cromosomicamente, quindi somaticamente e genitalmente. Il tuo genoma è maschile. Il tuo corpo è maschio. La tua psicologia, cioè la tua mente, dici bene, non lo ha accettato e ha deciso di intervenire sul corpo. Ora il punto di partenza è questo. Se la tua mente va contro il tuo corpo, perchè trasformare il corpo chrirurgicamente e imporsi cure ormonali? Nessuno ti ha aiutato a comprendere la radice di questa condizione mentale? Perchè accettare come preminente il dato mentale, condizionato però dalle esperienze infantili, influenzato dall’ambiente incontrato, invece di partire dal dato reale genetico e anatomico? Per lo stesso motivo potremmo accettare anche la pedofilia ed è quello che infatti a lenti passi sta succedendo; gli psicologi nelle loro linee guida hanno iniziato a derubricarla dalle perversioni, considerandola solo un disordine. Questo avrà necessariamente un impatto sociale e legislativo. Non accettando altro che la condizione psicologica, la seguiremo senza valutarne i contenuti, senza cercare una soluzione alla radice del problema. E’ questa la scelta sbagliata che la società sta compiendo. Non c’è nessuna avversione da parte dei Cattolici per le persone con orientamento omosessuale o transgenere. Chi crede nell’ amore di Gesù non disprezza nessuno. Tutti siamo figli dell’ Altissimo, anche il più ripugnante, anche il peggiore assassino, come diceva Charles de Foucauld. Considerare il solo dato psicologico e seguire un’ inclinazione che ha messo disarmonia fra mente e corpo è il vero problema su cui si deve discutere per il bene dei fratelli che ne soffrono. Affrontare il problema psicologico richiede molta fatica, molto amore senza pregiudizio, molto desiderio di riportare la persona all’ unità fra mente e corpo. Ma questa è la sola scelta che libera, con l’aiuto di Dio.

      1. Edo

        Bellissimo commento! Grazie!

  4. Enrico

    E’ necessario, c’è bisogno, che tanti Cerrelli ci aiutino a trovare la giusta posizione “pubblica” da assumere per scongiuare questo declino culturale e umano.
    Le persone normali come me non sono in grado di motivare con tanta precisione quello è il comune sentire della nostra cultura cristiana, non tradizionale come viene liquidata, ma naturale, semplicemente naturale.
    Penso che si debba prendere le distanze, senza isolarsi, da questo neopaganesimo, proponendo a tutti i livelli la confermazione della nostra civiltà cristiana e cattolica.
    Diversamente diverrebbe inevitabile distaccarsi dalle istituzioni, senza più riconoscere la loro autorevolezza (come in parte sta già avvenendo ad esempio nell’ambito della giustizia).

  5. Sergio

    Credo bene che Domizi non riesca a seguire il ragionamento dell’ articolo, visto che considera il Magistero della Chiesa “Cattolicesimo conservatore”. Posto questo se la battaglia dei gay per le adozioni non è il fallout sociale dell’ ideologia di genere, a che servirebbe l’ideologia madre (pardon progenitor)? E una volta esploso il confetto all’idrogeno non crede che sia normale studiarne la ricaduta per difendersi?

    1. A.Domizi

      Da che cosa deduce che io identifichi il cattolicesimo conservatore con ^il^ Magistero? Non l’ho detto, e, aggiungo, non lo penso. Anche se ^un certo attuale^ Magistero è su posizioni che sembrano dar ragione al cattolicesimo conservatore. Bisogna però vedere chi sarà ad esempio il prossimo Papa, o ancora se ci sarà un nuovo Concilio ecumenico. Per esempio.
      Resto sempre in attesa di un argomento, chiaro e convicente, che ^dimostri^ un nesso intrinseco tra teoria del gender e matrimonio omosessuale. A me sembra che le due cose siano in alternativa: il matrimonio suppone stabilità, il gender continua instabilità e indeterminatezza.

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