A differenza del cardinal Schönborn che a 62 anni dice di soffrire ancora per il divorzio dei suoi genitori avvenuto quando egli aveva 13 anni, il direttore di questo giornale, che di anni ne ha 58, se n’è fatto una ragione fin dalla tenera età, quando anche per lui intervenne la separazione di mamma e papà, e fu un classico divorzio all’italiana, pieno di baruffe e tribunali; e fu tra i primissimi, anno 1973. Insomma, noi il bye bye alla famosa “famiglia tradizionale” lo conosciamo anche senza il referendum del 1974, anche se avessero vinto gli abrogazionisti (di cui il direttore, in obbedienza ai vescovi, si fece birbantemente partito – ovviamente meritandosi le contumelie dei propri cari), anche se non fossero mai esistite le coppie gay. Dopo di che, i divorziati si risposarono e i figli del primo matrimonio ebbero il privilegio di partecipare alle seconde nozze di entrambi i genitori. Ci vogliamo ancora bene? Certo che sì. Non solo. Col tempo che passa e Dio che viene, il bene è diventato anche più largo e asciutto.
Queste notizie di casa per dire cosa? Per dire, primo, che l’intelligenza media di una persona non merita tutta questa melassa sull’amore («e, poi, cos’è tutto questo parlare di amore, amore, amore, senza dire che il fine primario del matrimonio è il bonum prolis?», beato Paolo VI) e sulle piaghe dei separati, divorziati, risposati. Secondo, che avere vent’anni e sentire infiocchettare da gente adulta ditirambi coi cuoricini è come sentir passare le unghie sulla lavagna degli spazi infiniti e del per sempre che gridano (non inteneriscono) nei cuori giovani.
Certo che non siamo intellettuali della Intangibile Dottrina, la dottrina intangibile è la Chiesa che cammina, ci sforziamo di immedesimarci in un Papa chino sull’ospedale da campo di gente che non vede più niente oltre al proprio ombelico e a parole che non significano più niente. Ma proprio per questo capiamo il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede: perché i fedeli non hanno potuto conoscere direttamente il pensiero dei vescovi loro pastori al Sinodo? Perché hanno dovuto apprenderlo in modo smozzicato, manipolato dai media che detestano amabilmente la Chiesa? «Credo che gli interventi cartacei non siano pubblicati per risparmio di energia e carta», dice il porporato “cristiano anonimo”. Patetica ipocrisia.
Ma la vita è terragna, i trucchetti possono sedarla, vincerla mai, perché «tu sol – pensando – o Ideal sei vero». E dateci un po’ di Ideale, invece di dare a noi (a noi!) dei conservatori. Darci dei conservatori fa ridere. Siamo anarchici terragni e i progressisti cosiddetti ci sembrano – loro sì – dei begli angioletti primi della classe con tanta buona coscienza da farci il sugo al buon Gesù quando viene Natale. Il cattolico e poeta Eliot fu un risposato pieno di casini irrisolti. Ciò non toglie che un solo suo verso valga al popolo cento prediche del porporato anonimo. «Cade l’Ombra Perché Tuo è il Regno. E Venne Cristo la tigre». Siamo nati alla Tigre. Non moriremo Bambi.