Ci sono alcuni aspetti della battaglia dei cambiamenti climatici che fanno assomigliare la teoria del global warming a un’ideologia. Anche adesso che 195 nazioni si sono messe d’accordo per ridurre le emissioni di gas serra, chi si ostina a fare proposte diverse da quelle del mainstream green vengono accusati di «negazionismo» e colpiti da fatwe religiose.
ENERGIA NUCLEARE. Molti ambientalisti doc come James Hansen, ex scienziato climatico della Nasa, sostengono che l’energia nucleare sarebbe un toccasana per l’ambiente, garantendo ottime prestazioni e notevoli quantità di energia senza causare emissioni di Co2. Nonostante l’impegno per ridurre il surriscaldamento globale, Hansen e colleghi vengono accusati di propugnare «una nuova, strana forma di negazionismo», scrive il New York Times. Una storica di Harvard come Naomi Oreskes li accusa di essere tanto pericolosi quanto i famigerati negatori del global warming.
GAS NATURALE. Lo stesso vale per chi opta per il ricorso al gas naturale, notoriamente meno inquinante dei combustibili fossili. Il presidente americano Barack Obama, uno che si è appuntato al petto la spilla delle battaglie climatiche, così come l’aspirante successore alla Casa Bianca Hillary Clinton, lo hanno definito un buon «ponte verso le energie rinnovabili». Magari in attesa che siano efficienti e convenienti. Ma anche loro sono stati accusati di proporre un «ponte verso il nulla», sponsorizzando una «terribile chimica del riscaldamento». Un famoso ambientalista come Bill McKibben ha denunciato gli appassionati del gas naturale come persone che si illudono possa esistere un «ambientalismo indolore, l’equivalente di [chi crede che] si possa perdere peso tagliandosi i capelli». Tanto che Clinton ha dovuto correggere il tiro affermando: «Se il gas naturale è un ponte verso le energie alternative, vogliamo percorrere quel ponte il più velocemente possibile». Poteva fare di meglio.
ABBATTERE IL CAPITALISMO. Ci sono poi alcuni ambientalisti “old syle”, che pur stigmatizzando le grandi compagnie energetiche per i danni fatti all’ambiente, sono convinti che sensibilizzandole e combattendo con loro la buona battaglia si possano ottenere grandi risultati. È il caso di gruppi come il Tri-State Coalition for Responsible Investment. Ma anche loro vengono attaccati, come pure l’Environmental Defense Fund, che studia soluzioni basate sul mercato per abbattere le emissioni, come mettere la tassa sul carbone. Per la rispettata autrice Naomi Klein, c’è ancora tanto «negazionismo tra i grandi gruppi green». Soprattutto tra quelli che vogliono collaborare con i «capitalisti» senza capire che la collaborazione «fa più danni del negazionismo della destra».
«NEGAZIONISMO DI DESTRA». Non basta essere ambientalisti, insomma, affermare i cambiamenti climatici, credere che siano causati dall’attività umana, lottare per ridurre le emissioni di Co2, dare battaglia per impedire il surriscaldamento globale e guardare i film di Al Gore. No. Bisogna farlo nel modo giusto, sennò si è solo dei «negazionisti di destra» à la Donald Trump.
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