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La collaborazione politico-istituzionale tra Donald Trump e Elon Musk aveva sin dall’inizio una data di scadenza: 130 giorni, limite invalicabile onde non incorrere nella legislazione sui conflitti di interesse e costringere così il patron di Tesla a dover dismettere la gestione diretta delle proprie società.
Una prospettiva, quella di dedicarsi unicamente al lavoro di accetta modalità spending review col suo Doge, che non è mai nemmeno lontanamente balenata nella mente del magnate del Tech, il cui rapporto con le sue realtà aziendali è sempre stato intenso e quasi filiale.
L’addio di Musk era quindi atteso, preventivato e noto. Difficile, data esclusivamente questa base di partenza, costruirci sopra scenari di rotture epocali o desolatamente polemiche.
Premesse diverse
Del pari però sarebbe ingenuo fingere che tutto vada ora esattamente come andava prima e che i rapporti tra Donald e Elon, e soprattutto tra quest’ultimo e la classe parlamentare repubblicana, siano rimasti invariati.
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