«Se l’ateismo è la religione di Stato, meglio tenersi il cattolicesimo». Questa battuta di Franco Piperno, un comunista, ma non uno stupido, e di sicuro persona di cultura, potrebbe diventare la diga che salva i non cattolici dalla dittatura dell’ignoranza anticattolica violenta, che rischia di inghiottire loro, e con loro tutta l’Italia.
Anche per i cattolici sono tempi di lotta, ma il pericolo è minore. Come ha osservato più volte il Papa, per i cristiani è meglio essere una minoranza vitale che una maggioranza opportunista. Ed è sotto gli occhi di tutti come la sapienza umana e religiosa e l’incisività intellettuale di Benedetto XVI, già maturata e affermata durante il lungo, corroborante regno di Giovanni Paolo II, abbiano restituito ai cattolici una grande presenza e capacità di proposta nella società. Ciò fa di loro, certo, anche dei ben visibili bersagli. In alcune professioni, soprattutto quelle della cura dei corpi e della psiche, e nei relativi campi di ricerca e sperimentazione, già si manifestano reazioni di intolleranza e censura, come questa rubrica ha segnalato anche nell’ultimo numero. Da allora la continuazione del rogo agli psicologi cattolici sembra in difficoltà, per mancanza di combustibile, di ragioni in grado di alimentarlo (cercheranno di fabbricarle). Però c’è stato il tremendo gesto squadristico che nottetempo ha dissigillato, nei laboratori dell’Università della Bicocca, il contenitore di cellule neuronali su cui da anni sta lavorando il gruppo diretto dal professor Angelo Vescovi. Rovesciandone poi a terra l’intero contenuto, come ha raccontato su Avvenire Assuntina Morresi (ma su altri media abbiamo visto poco e nulla di questo sinistro episodio) «distruggendo quattro anni di lavoro, con un danno incalcolabile legato al valore intrinseco della ricerca condotta da 22 giovani “cervelli”». Linciaggi mediatici, libri all’indice (non solo Giampaolo Pansa), distruzioni di ricerche che coniughino lo sviluppo scientifico con il rispetto della vita: questo il clima culturale della nuova religione statale che il regime dei “cattolici adulti” e degli atei ossessivi sta imponendo al paese. Di cui il rifiuto posto al Papa di accedere all’Università della Sapienza, fondata dal papato, è il segno simbolicamente più rilevante. Con lo slogan “riprendiamoci i saperi”, un branco di studenti di sorprendente ignoranza e di docenti arroganti ha impedito la visita di Benedetto XVI, uno dei protagonisti della cultura contemporanea, che aveva osato citare un maestro del relativismo più libertario, Paul Feyerabend. Il filosofo della scienza, che, se autenticamente seguito, oltre a far traballare molti altari dello scientismo laicista, non consentirebbe certo al relativismo di diventare quella “dittatura culturale” sognata dai nostri, tanti, piccoli Zdanov, in ansiosa ricerca di processi e purghe (e poltrone). Questo rischia l’Italia atea per decreto dei ministri e dei professori di scarso costrutto: il bivacco culturale degli ignoranti, che, nulla sapendo, si agitano contro il dogma, protestando contro Feyerabend, l’antidogmatico per eccellenza tra i filosofi contemporanei, e contro il Papa, che naturalmente lo conosce davvero, e lo cita.
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