Se lo scrive anche lei, Liana Milella, storica giornalista di Repubblica, non ci sono dubbi. La procura di Palermo ha convocato Silvio Berlusconi a testimoniare per il processo Dell’Utri ben due giorni prima che si (ri)candidasse. Non si tratta di una convocazione a orologeria, quindi. Sarà, sta di fatto che l’articolo di Milella è utile a ricordarci qualcos’altro: mercoledì 17 luglio “qualcuno” ha riportato indietro l’orologio di Repubblica. Di una settimana: il tempo che è passato da quando Berlusconi ha annunciato la propria candidatura. Soltanto quando esce la notizia di una “convocazione come teste”, il 17 luglio, Repubblica mette Berlusconi nel titolone di prima pagina, riempiendo gli spazi lasciati vuoti per giorni con editoriali velenosi sul Cavaliere. Forse perché non conviene parlare di Berlusconi se prima non è invischiato in qualche nuovo processo?
Della puntualità del quotidiano di Ezio Mauro non si può dubitare. Sembra proprio un ritorno al passato: appena arriva Berlusconi si rispolvera il collaudato canovaccio. Con una novità. La ricandidatura dell’ex presidente del Consiglio, seguita alla convocazione a Palermo da parte dei magistrati, ha offerto a Repubblica il destro per svicolare dalla pesante questione “intercettazioni al Quirinale”, che grava da qualche settimana su Repubblica. L’antiberlusconismo sembra un ottimo modo per risanare la spaccatura fra Eugenio Scalfari e la linea editoriale del giornale da lui fondato.
I problemi per Repubblica sono due: come continuare a sostenere i pm di Palermo nel processo sulla trattativa Stato-Mafia senza urtare il Quirinale, tirato in ballo dai magistrati ma difeso strenuamente da Scalfari, e come evitare il passo falso sulle intercettazioni. Dopo l’editoriale di Scalfari dell’8 luglio, in cui accusava la Procura di Palermo di «illecito», il quotidiano si è disarmato e ha assunto un atteggiamento più soft, a tratti pilatesco, nei confronti della vicenda che ha coinvolto il capo dello Stato. E mercoledì 17 luglio, dopo che Giorgio Napolitano ha sollevato il conflitto di attribuzione contro i pm di Palermo, Ezio Mauro ha dovuto trovare il modo di uscire dalle secche in cui il suo giornale si è incagliato. Ecco la soluzione: spiegare le vele all’antiberlusconismo, richiamando all’attenti i suoi giornalisti. Ed ecco udirsi «il passo oracolare di una veneranda sibilla», Barbara Spinelli, come descritto oggi in terza pagina sul Foglio dal suo punzecchiante editorialista.
«Nella riflessione di Barbara Spinelli è contenuto lo spettro completo della demonologia cara a Repubblica», afferma Il Foglio. «In superficie affiora – non certo per la prima volta – la convinzione che l’Italia abbia sospeso invano la democrazia, e che ora quella stessa democrazia elettorale attenda ghignante di vendicarsi al prossimo volgere di clessidra. Con il volto del Cav. […] Ma al fondo di questo incubo, mentre Lady Spread danza invasata sulle disillusioni dei repubblicones, traspare anche la presenza limacciosa di una fascinazione. Una fascinazione stanca ma vivida nei confronti dell’incubo berlusconiano. Come fosse la dipendenza da uno stupefacente politico, mai surrogato a sufficienza dacché il Cav ha dovuto lasciare Palazzo Chigi. La fissazione non sempre è peggio della malattia, a volte serve a curare l’astinenza».