Gli Stati Uniti sono pronti ad attaccare l’esercito di Bashar al-Assad. Dopo il disarmo chimico della Siria sembrava che il presidente Usa, Barack Obama, avesse abbandonato l’idea di fomentare il caos più assoluto in Medio Oriente detronizzando il presidente, convincendosi che Al-Qaeda, Stato islamico e jihadisti assortiti sono molto più pericolosi del regime laico attualmente al potere.
AIUTARE I RIBELLI “MODERATI”. Invece ieri, come riporta Reuters, l’America ha annunciato che per proteggere le brigate dei ribelli “moderati” che ha finanziato, armato e addestrato, è pronta a bombardare chiunque li ostacoli. A partire dall’Isis, fino all’esercito di Assad. Inoltre, gli Usa offriranno ai ribelli anche un importante aiuto difensivo per respingere ogni tipo di attacco.
«TUTTE LE MISURE NECESSARIE». «Non possiamo entrare nello specifico delle regole di ingaggio», ha affermato il portavoce del Consiglio di sicurezza della Casa Bianca, Alistair Baskey, «ma abbiamo sempre detto che avremmo preso tutte le misure necessarie per far portare a termine a queste forze la loro missione». Cioè sconfiggere l’Isis, certo, ma anche conquistare il potere in Siria.
SCELTA PERICOLOSA. Negli ultimi mesi la posizione americana nei confronti della guerra siriana è cambiata, diventando molto più decisa e problematica. A maggio Washington ha scelto di addestrare 5.400 combattenti “moderati”, stanziando mezzo miliardo di dollari. Peccato che fino ad ora ne abbia trovati «solo 60». La mossa è gravida di implicazioni: fino ad ora, infatti, le milizie ribelli sono sempre state sbaragliate dall’Isis, che in più occasioni si è così impossessato di armi occidentali. Inoltre, troppo spesso i ribelli, per non essere uccisi, si sono alleati con milizie più forti. Tra queste, anche Jabhat al-Nusra, la fazione siriana di Al-Qaeda.
«CHI AIUTA I RIBELLI, AIUTA L’ISIS». Come ricordato inoltre pochi giorni fa dal patriarca greco-ortodosso Gregorios III Laham, «quando l’Occidente aiuta direttamente i [ribelli] moderati in Siria, aiuta indirettamente lo Stato Islamico. Se voi un giorno date dei soldi ai gruppi deboli e moderati, quegli stessi soldi si ritroveranno il giorno dopo nelle mani dei gruppi più forti. Noi vediamo questa cosa accadere ogni giorno».
ACCORDO CON ERDOGAN. Gli Stati Uniti non si sono limitati a questo. A fine luglio è stato annunciato un accordo con la Turchia, che consentirà di fatto all’esercito del presidente Recep Tayyip Erdogan di conquistare un pezzo di Siria settentrionale, al confine con la Turchia. L’obiettivo ufficiale è quello di liberare la zona dai tagliagole islamisti ma è improbabile che Ankara si accontenti di questo.
AUMENTA IL CAOS. Non è possibile prevedere quali saranno i risultati della nuova strategia di Obama, che sembra sempre più intenzionato a rovesciare Assad. Di sicuro, aumenterà il caos in un paese sconvolto da cinque anni di guerra, combattuta da soldati di tutte le nazionalità del mondo e sponsorizzata direttamente da importanti attori del Medio Oriente e non solo.
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